Dopo l'ultima analisi condotta da Ema su AstraZeneca è stata ammessa l'esistenza della correlazione tra il vaccino e i casi di trombosi, emerse in alcuni pazienti dopo l'inoculazione. Ecco quali sintomi dovranno essere monitorati per prevenire complicazioni in caso di coaguli del sangue
L'Agenzia europea del farmaco (Ema) ha annunciato il 7 aprile un possibile collegamento tra il vaccino AstraZeneca e alcune rare forme di trombosi. Sarebbe causato da una reazione del sistema immunitario al vaccino. Tuttavia, ha anche precisato che i benefici superano i rischi e che, quindi, è meglio vaccinarsi, perché «i rischi di morire di Covid-19 sono molto più alti».
L’agenzia ha anche annunciato che la sorveglianza sui possibile effetti collaterali del vaccino continuerà e che pazienti e operatori sanitari devono essere informati su quali sono i sintomi che bisogna mantenere sotto controllo.
Quali sintomi tenere sotto osservazione
Durante quella che è stata la terza conferenza riguardante gli approfondimenti fatti su AstraZeneca, l’Ema ha spiegato che le persone più inclini ad avere una reazione avversa sono gli under 60, in particolare donne.
È stato raccomandato un monitoraggio degli eventuali sintomi nelle settimane successive all'inoculazione. In particolare, i vaccinati con AstraZeneca devono subito rivolgersi al medico se presentano sintomi come: fiato corto, dolore al petto, gonfiore alle gambe, persistente dolore addominale e sintomi neurologici, compresi mal di testa acuti. Inoltre, dovranno prestare attenzione alla comparsa di macchie di sangue sotto la pelle nella zona in cui hanno ricevuto l’iniezione.
I medici di famiglia dovranno tempestivamente riconoscere i segni di coaguli di sangue e piastrine basse, trattandoli in fase precoce ed evitando così complicazioni.
L’aggiornamento del bugiardino
L’assenza di rare forme di trombosi correlate alla somministrazione del vaccino AstraZeneca nella parte del bugiardino che cita tutti gli effetti collaterali è stata oggetto di discussione nelle ultime settimane. Proprio per questo, l'Agenzia europea ha deciso di aggiornare il foglietto illustrativo.
L’allarme nei confronti del vaccino anglo-svedese era emerso il 16 marzo, quando diversi paesi europei, fra cui l’Italia, hanno deciso di sospenderne la somministrazione, poi ripartita dopo tre giorni. Finora, l’Ema ha ricevuto 169 segnalazioni di casi di trombosi, tra Europa e Regno Unito. Mentre le persone che hanno ricevuto almeno una dose di AstraZeneca sono in tutto 34 milioni.
Differenze fra i vari vaccini
Che differenze ci sono tra i diversi vaccini attualmente somministrabili in Europa? Da mesi, le considerazioni intorno ai vaccini si sono concentrate sul tasso della loro efficacia in termini di «efficacia»: 95 per cento per Pfizer, 94 per cento per Moderna, 90 per cento per AstraZeneca e 72 per cento per Johnson&Johson.
In realtà, il dato che dovrebbe maggiormente interessare è che tutti i vaccini, indipendentemente da questi calcoli, siano «efficaci» al 100 per cento contro decessi e ricoveri. Il dato è stato pubblicato su Twitter in una tabella, creata dalla nota infettivologa americana Monica Gandhi, nella colonna colorata di giallo, che prende in esame sei diversi vaccini. Il tweet risale al 3 febbraio.
Perché nessuno parla dei decessi post-Pfizer
Nel Regno Unito, nel «yellow card» che quotidianamente viene inviato al ministero della Salute, soltanto il primo aprile sono stati registrati 104 casi di «morte » e 17 di «morte improvvisa» nella lista degli effetti registrati tra le persone che hanno ricevuto il vaccino Pfizer-Biontech. Tuttavia, non sono stati condotti studi di approfondimento come invece è stato fatto nel caso di AstraZeneca e non si è sollevato alcun dubbio su una possibile correlazione tra i decessi il vaccino. Diversi casi di morte dopo la somministrazione del vaccino americano anche in Europa, Italia inclusa.
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