L’istituto di credito digitale è accusato di aver concesso «con disinvoltura» prestiti garantiti dallo Stato a imprese controllate dalla criminalità calabrese. È la più grande banca mai commissariata e fino a settembre era controllata da Oaktree (il fondo proprietario dell’Inter)
Finanziamenti a favore di aziende controllate dalla ‘ndrangheta. Con la certezza che, se non restituiti, la concessione di quei crediti sarebbe stata «garantita dallo Stato attraverso il ricorso al fondo MCC», destinato ad hoc alle piccole e medie imprese.
Per questo il 24 ottobre il tribunale di Milano ha disposto «l’amministrazione giudiziaria» per Banca Progetto, istituto d’affari digitale, con un provvedimento eseguito dalla guarda di finanza milanese e coordinato dai pm Silvia Bonardi e Paolo Storari.
«Gestione superficiale e sprovveduta»
Nessuno dei dirigenti è indagato, e neanche la banca. Ma la procura contesta all’istituto «una gestione superficiale e sprovveduta» e di aver «totalmente abdicato le basilari procedure relative all’istruttoria dei finanziamenti».
Sotto la lente degli inquirenti sono finiti dieci milioni di euro erogati dal 2019 al 2023 a nove imprese controllate da due soggetti legati alla criminalità calabrese: Maurizio Ponzoni ed Enrico Barone, arrestati a marzo dello scorso anno e condannati a 11 anni per «diverse condotte di bancarotta fraudolenta con l’aggravante del metodo mafioso». Entrambi – si legge nel decreto – con le loro attività imprenditoriali hanno agevolato la ‘ndrangheta e «in particolare la locale di Legnano/Lonate Pozzolo», uno dei clan più importanti in Lombardia, coinvolto da ultimo nell’inchiesta Hydra della Dda di Milano.
L’ispezione di Banca d’Italia
Quel che la procura contesta a Banca Progetto è di aver svalutato «i rischi di credito, l’adeguata verifica della clientela e delle informazioni ad essa relative». In altre parole, l’istituto ha finito – proprio per «l’inefficacia dei sistemi di controllo interno» – per agevolare indirettamente (e forse involontariamente) la criminalità calabrese. In questo modo, scrivono i pm, ha consentito «a soggetti contigui a contesti ‘ndranghetisti di accedere con facilità al sistema creditizio» contribuendo così «a realizzare quella “agevolazione mafiosa” che i presidi di legalità a disposizione della banca, del tutto bypassati, dovrebbero arginare».
Ad aggravare la situazione dell’istituto anche un’ispezione di Banca d’Italia, tra novembre 2021 e febbraio 2022, che già aveva inflitto una sanzione di 100 mila euro «per le gravi carenze riscontrate nelle fasi di erogazione e monitoraggio dei finanziamenti assistiti da garanzia pubblica». E nel marzo scorso Banca Progetto aveva ricevuto un altro richiamo da via Nazionale proprio per attuare «con urgenza» i correttivi anticiriclaggio.
I crediti garantiti dallo Stato
Banca Progetto, specializzata in servizi e finanziamenti a piccole e medie imprese, come altri istituti simili aveva le spalle coperte dal Fondo di garanzia del ministero delle Imprese e del Made in Italy, gestito dal Microcredito centrale (Mcc): un paracadute creato per garantire i crediti in caso di insolvenza delle aziende. Il tutto con la garanzia di soldi pubblici, trasferendo il rischio sullo Stato.
La garanzia del fondo ha fatto anche in modo che le nove «società indirettamente gestite da soggetti contigui ad esponenti della criminalità organizzata di matrice ‘ndranghetista» potessero accedere «agli aiuti di Stato a sostegno dell’economia nell’emergenza del Covid-19 piuttosto che a seguito dell’aggressione della Russia contro l’Ucraina».
La più grande banca mai commissariata
Né i dirigenti né l’istituto di credito risultano indagati, ma è la prima volta che una banca di queste dimensioni viene commissariata dai magistrati (Donato Maria Pezzuto è stato nominato amministratore giudiziario). La finalità del provvedimento, scrivono i pm, «non è repressiva ma piuttosto preventiva», per sottrarre imprese sane «all’infiltrazione criminale e restituirle al libero mercato». Casi simili negli scorsi mesi si erano verificati per altri reati (caporalato su tutti) e in altri ambiti (logistica, la grande distribuzione, l’alta moda).
Ma i numeri della banca non possono lasciare indifferenti: l’istituto ha chiuso infatti il 2023 con un portafoglio di 7 miliardi di euro e con un utile netto di 72 milioni, in crescita del 38% rispetto al 2022. Banca Progetto è guidata dall’ad Paolo Fiorentino (ex manager Unicredit ed ex ad di Banca Carige) e fino a settembre è stata controllata dal fondo di investimenti americano Oaktree (che da maggio scorso controlla anche l’Inter), poi ceduta, con il suo 99,8 %, ai fondi gestiti da Centerbridge Partners.
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