Con la vittoria su Novak Djokovic nel terzo turno del torneo di tennis a Indian Wells, il ventenne pesarese Luca Nardi aggiunge il suo nome alla lista dei giovani d’Italia sulla rampa di lancio verso l’élite. Nelle scorse settimane si sono fatti strada Mattia Furlani nel salto in lungo e Sara Curtis in piscina nelle gare che furono di Federica Pellegrini
A diciotto anni guida una Ferrari in un Gran Premio. Ma non scherziamo, dai. Tirerà dritto alla prima curva oppure si farà uccellare da qualche vecchio volpone, tipo l’Alonso di turno. Se arriva al traguardo mi faccio monaco. Alzi la mano chi, la settimana scorsa non ha preso parte o almeno ascoltato una conversazione del genere. E invece le cose, durante il Gp dell’Arabia Saudita, sono andate diversamente. Il diciottenne Oliver Bearman, occhi “rossi” di determinazione e giacca uguale si potrebbe dire parafrasando il Custer di De Andrè, è uscito indenne dalla prima terribile curva di Jeddah, ha pazientato quando doveva pazientare, non ha sbagliato nulla entrando e uscendo dai box e alla fine è arrivato settimo al traguardo. Settimo.
Prodotto della Ferrari Drivers Academy il prode Oliver ben rappresenta una generazione di aspiranti campioni dello sport che da ieri ha in Luca Nardi un altro rappresentante d’eccezione. A ben vedere siamo di fronte, tanto per cambiare, a una polarizzazione: in questo caso generazionale. Se da un lato quelli più agèe sono restii assai nel farsi da parte e anzi tendono a rilanciare le proprie carriere (Hamilton alla Ferrari è l’esempio più nitido), dall’altro i ragazzi premono, colgono i frutti di un lavoro iniziato quando erano in fasce o quasi e distruggono con i loro risultati il luogo comune dei giovani, italiani particolarmente, che faticano ad accettare di doversi sottoporre a grandi fatiche e grandi rinunce per costruirsi un futuro. Una considerazione talmente fondata da far ritenere che lo sguardo di molti sia già rivolto ai Giochi di Los Angeles del 2028 più che a quelli di Parigi che andranno in scena fra quattro mesi. La programmazione va a braccetto con la coltivazione del talento e di talento pare che ne stia affiorando parecchio nello sport nostrano.
Sci, nuoto, atletica: cosa succede
Lo sapevano e lo sanno bene Daniela Ceccarelli e Alessandro Colturi, genitori di Lara la promettentissima sciatrice italiana che si candida a ricevere l’eredità di Sofia Goggia e Federica Brignone. Che è stata oggetto di una grande querelle (che è sintetizzabile in una domanda: ha ancora senso che siano le federazioni nazionali a gestire a far crescere i ragazzi piuttosto che i team privati, come nel tennis?) fra la famiglia e la Federazione Italiana. Una querelle che alla fine ha portato Lara a gareggiare con i colori dell’Albania, nazione della quale mamma Daniela è diventata direttrice del settore tecnico. Lara, a 17 anni, sta preparando il futuro dato che questa stagione è praticamente passata in cavalleria dovendo la novella Schiffrin (Lara tende alla polivalenza) riprendersi dai postumi di un grave infortunio al legamento crociato anteriore della gamba che le è occorso nel 2023. L’appuntamento è per la Coppa ’24-‘25 e soprattutto per i Mondiali di Saalbach quando potrebbe avvenire il cambio generazionale.
Dalla Valsusa, dove Lara vive con i genitori quando non è in giro per il mondo, a Savigliano, in Piemonte, non c’è una grande distanza. Ed è lì che vive Sara Curtis, 16 anni, la ragazza azzurra che già porta sulle spalle un’attesa popolare mica da ridere: quella di essere, tanto per non girarci intorno, la nuova Federica Pellegrini. Sara, papà cuneese e mamma originaria della Nigeria, è primatista italiana dei 50 stile libero, distanza per la quale ha già staccato il pass per Parigi. E i più ritengono che al Sette Colli del prossimo giugno farà segnare il tempo necessario per concorrere anche sui 100. I tecnici sostengono pure che i suoi margini di miglioramento sono notevolissimi e che, proprio per questo, il futuro di Sara sarà anche e soprattutto sulla distanza doppia, quella, per l’appunto, che fu il regno di Pellegrini.
E poi c’è Mattia Furlani, 19 anni, il ragazzo che ha commosso tutte le mamme d’Italia dedicando alla sua la medaglia d’argento conquistata pochi giorni fa nel salto in lungo ai Mondiali indoor di atletica a Glasgow. E che si è commosso lui stesso ringraziando la genitrice per quelli che ha definito “i suoi superpoteri” che lo hanno portato ad avvicinarsi a Miles Morales, una delle incarnazioni di Spiderman che si sono susseguite dopo il passaggio a miglior vita, nell’universo Marvel, del capostipite Peter Parker. Mattia ha conquistato l’oro in Scozia con la stessa misura, 8.22, del campione olimpico e mondiale Tentoglou: non si va lontano dal vero se si immagina che così come Spiderman balza da un tetto all’altro dei grattacieli di Manhattan, Mattia balzerà da un record all’altro. Con tanti saluti al luogo comune dei ragazzi choosy.
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