La replica della Ong tedesca: «Avremmo dovuto lasciar morire 363 esseri umani nell'indifferenza delle autorità, che continuano a non fornire alternative alla nostra presenza in mare?». Il Corpo anticipa che i controlli proseguiranno: «Rientra in un più ampio quadro di controlli sulle navi straniere che battono bandiera diversa di quella dello stato del porto di approdo»
Ancora un fermo amministrativo per la nave Sea-Watch 3 dell’omonima Ong tedesca, a inizio marzo dopo ripetuti salvataggi in mare ha portato in salvo 363 persone, per la Guardia costiera erano troppe e la nave non era sicura. Il motivo addotto è che la nave è omologata per 22 passeggeri: «Oggi, 21 marzo 2021, nel porto di Augusta, la nave “Sea Warch 3” è stata sottoposta ad ispezione “port State control” da parte di personale specializzato del Corpo». L’unità «è munita della ordinaria certificazione di sicurezza rilasciata dallo stato di bandiera tedesco, quale “nave da carico”, autorizzata come tale a trasportare un numero di persone non superiore a 22».
Al suo arrivo nel porto di Augusta il 3 marzo invece c’erano «a bordo 385 persone» – i naufraghi più l’equipaggio. Per la guardia non è rilevante nè lo stato di emergenza, nè che fossero in mare da più giorni, e infine che tra le persone salvate ci fossero donne incinte e bambini. Il Sistema Thetis che si occupa delle informazioni della mobilità marittima ha lanciato l’allarme per la mancanza delle preventive comunicazioni di ingresso nel porto di Augusta relative alla “sicurezza marittima” e lo sversamento in banchina e nelle acque portuali di olio idraulico. Ma, questo, dice la Guardia Costiera, è stato solo il primo passaggio: «Tali circostanze, già da sole, costituivano presupposti oggettivi per eseguire l'ispezione a bordo della nave».
L’ispezione infatti secondo il Corpo non solo ha confermato le irregolarità ma ne ha fatte emergere altre: «in materia di sicurezza della navigazione e protezione da incendi a bordo, di tutela dell'ambiente e dell'equipaggio, che hanno determinato il fermo amministrativo della nave».
La sicurezza
La Guardia costiera ha riscontrato un battello di emergenza non certificato, perdite di combustibile in sentina, valvole di arresto a distanza di combustibile non funzionanti, «oltre una serie di ulteriori gravi mancanze per la sicurezza in generale della nave e delle persone a bordo» che il corpo non specifica nemmeno. Per la guardia costiera motivi più che sufficienti per bloccare le operazioni di salvataggio: «La nave è stata quindi sottoposta a “fermo amministrativo” fino alla rettifica delle irregolarità rilevate in sede ispettiva».
I controlli non si fermeranno
La nota del Corpo ribadisce che questi controlli proseguiranno. «L'attività ispettiva rientra in un più ampio quadro di controlli sulle navi straniere che battono bandiera diversa di quella dello stato del porto di approdo, con la finalità di verificare che le stesse rispondano pienamente agli standard qualitativi previsti dalle normative internazionali vigenti, a tutela della sicurezza delle persone a bordo e dell'ambiente marino». Sea-Watch ha risposto con un tweet: «Ci contestano ancora di aver soccorso troppe persone. Avremmo dovuto lasciar morire 363 esseri umani nell'indifferenza delle autorità, che continuano a non fornire alternative alla nostra presenza in mare?»
Il giorno prima che Sea-Watch 3 arrivasse in Italia, la Ong aveva comunicato che il Tar aveva liberato un’altra delle loro navi, la Sea Watch 4, che erano state precedente messe in fermo amministrativo. A fine dicembre il Tar di Palermo inoltre aveva messo in discussione la legittimità di applicazione alle navi umanitarie della direttiva europea che regola il controllo dello stato d’approdo.
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