È quasi agosto. E prima che a Palermo cominci il mese più drammatico, il generale si sposa in seconde nozze. Lei si chiama Emmanuela Setti Carraro, è una ragazza della buona borghesia milanese, crocerossina, ha quasi trent’anni meno di Carlo Alberto dalla Chiesa.
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è incentrata sul generale Carlo Alberto dalla Chiesa ucciso quarant’anni fa il 3 settembre del 1982.
La mafia palermitana è in disordine, spara, si divide, combatte una guerra interna della quale pochi conoscono l’origine e le finalità. Sulla scrivania di dalla Chiesa arriva un rapporto giudiziario, «Michele Greco + 161», firmato dal commissario capo Ninni Cassarà e dal capitano dei carabinieri dell’Anticrimine Angiolo Pellegrini. È una mappa aggiornata delle «famiglie».
Si comincia a scoprire qualcosa anche lì dentro.
Michele Greco è quel signorotto di campagna con la faccia da prete che vive come un pascià alla Favarella, la tenuta dove c’è sempre la fila di onorevoli e magistrati per rendergli omaggio.
È quasi agosto. E prima che a Palermo cominci il mese più drammatico, il generale si sposa in seconde nozze.
Lei si chiama Emmanuela Setti Carraro, è una ragazza della buona borghesia milanese, crocerossina, ha quasi trent’anni meno di Carlo Alberto dalla Chiesa.
S’incontrano a Genova nel maggio del 1980, alla parata nazionale degli alpini. Iniziano a frequentarsi. Un anno dopo, lei è invitata nella casa di campagna dei dalla Chiesa, a Prata, in Irpinia. Conosce i tre figli del generale, il rapporto fra i due è sempre più intimo, nella primavera del 1982 decidono le nozze.
È tutta la sua vita che cambia in pochi mesi. Una nuova compagna. E poi la Sicilia. È un momento delicato della sua esistenza, Carlo Alberto dalla Chiesa si tormenta per aver trascinato a Palermo il suo nuovo giovane amore. Diventano marito e moglie sabato 10 luglio, nel castello di Levico, in Trentino.
Il lunedì, il generale è già tornato a Palermo.
Le strade non hanno più un nome.
Ci siamo abituati alla violenza.
«Vediamoci alle 18 dove hanno ucciso il procuratore Costa».
«Il film lo danno nel cinema accanto a dove è morto Boris Giuliano».
«Andiamo nel ristorante davanti al bar dove l’altro giorno sono scomparsi quei due».
Così prendiamo gli appuntamenti a Palermo in quei mesi d’estate del 1982.
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