Con i Salvo debuttava un nuovo impegno imprenditoriale in prima persona, dinamico, dei gruppi mafiosi. In parte è un processo analogo a quello legato all'emergere, in quegli anni, di nuovi gruppi dirigenti mafiosi legati alla speculazione edilizia nei grandi centri urbani dell'Isola
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alla relazione antimafia del 1976 scritta da Pio La Torre e dal giudice Cesare Terranova. Un documento che a circa cinquant’anni di distanza rimane ancora attuale.
Con i Salvo debuttava un nuovo impegno imprenditoriale in prima persona, dinamico, dei gruppi mafiosi. In parte è un processo analogo a quello legato all'emergere, in quegli anni, di nuovi gruppi dirigenti mafiosi legati alla speculazione edilizia nei grandi centri urbani dell'Isola.
Le scelte prioritarie del gruppo trapanese si rivolgono, però, non solo all'edilizia ma anche all'agricoltura e alla speculazione finanziaria.
L'accordo raggiunto per alcuni anni dai Buccellato e dai Navarra di Castellammare, dai Rimi nell'alcamese, dai Minore a Trapani, dai Salvo e Zizzo a Salemi, dai Taormina a Castelvetrano, eccetera si consolida di fronte alle nuove possibilità finanziarie che l'espansione nel campo delle esattorie di Salvo e Corleo ha messo a disposizione di questi gruppi.
Si creano nuove condizioni e si costruisce un nuovo gruppo dirigente che, chiusa la parentesi cristiano-sociale, rientra pienamente nella Democrazia cristiana e ne assume il controllo senza, tuttavia, alcuna guerra a fondo contro il tradizionale gruppo moroteo di Mattarella (l'unico trauma è forse il sequestro Caruso cui da più parti si attribuisce un emblematico valore politico).
In quegli anni si espande la presenza in provincia di Trapani di Lima e di Gioia e Attilio Ruffini diviene il punto di riferimento di vasti gruppi non solo dorotei, ma anche della corrente fanfaniana di Trapani. In sostanza il rapporto privilegiato delle nuove forze dirigenti della Democrazia cristiana trapanese è verso Gioia-Lima-Ruffini.
Accordi e scontri attorno alla Dc
Il gruppo Salvo, contemporaneamente, tende ad assicurarsi una serie di contatti e di rapporti con altri partiti individuando uomini da appoggiare al momento elettorale o da usare come tramiti per costruire accordi politici su determinate operazioni economiche.
Alla fine degli anni '60 si aprono una serie di scontri tra i Salvo ed altri gruppi che pure avevano avuto un ruolo importante nella costruzione del gruppo dirigente postmattarelliano.
Questi scontri attorno al controllo dei consorzi agrari e delle zone di sviluppo turistico sono accompagnati da una vera e propria «presa di potere» all'interno delta Democrazia cristiana del nuovo gruppo di maggioranza, la cui ottica diviene sempre più esclusiva fino al tentativo di un anno fa di modificare in proprio favore il rapporto territoriale tra le sezioni di partito della Democrazia cristiana e le sezioni elettorali al fine di tagliare fuori nelle elezioni amministrative del giugno scorso l'intera componente morotea.
Il tentativo fallì per l'intervento diretto della Direzione democristiana e con la sospensione del già convocato congresso provinciale. Gli altri partiti di centro-sinistra erano oggetto di una penetrazione di questi gruppi impegnati nel quadro politico provinciale anche per la rilevanza economica della ricostruzione del Belice, e della costruzione dell'autostrada.
Negli ultimi anni, si è avuta una prevalenza netta del gruppo Salvo sugli altri e il delinearsi di una loro volontà di controllo della provincia. Questo, indipendentemente dia tutte 'le analisi, evidentemente non comprovate, sul traffico della droga che li avrebbe visti finanziatori di una rete distributiva nella quale sarebbe stato rilevantissimo il ruolo di Zizzo e di gruppi alcamesi (oltre ai Rimi anche Guarrasi e Melodia).
A questo proposito pare rilevante la supposizione che fa la Polizia, dopo l'accertamento patrimoniale su Guarrasi (l'assessore ali Comune di Alcamo, assassinato alla vigilia delle elezioni del 15 giugno il cui patrimonio si è rivelato insospettatamente cospicuo e sicuramente superiore al miliardo), che egli sia stato ucciso in un tentativo di sequestro che rimanda logicamente al caso Corleo.
Il Guarrasi, ex sindaco di Alcamo ed esponente di rilievo provinciale della corrente dorotea, non poteva certamente aver costruito una fortuna di queste proporzioni solo attraverso la speculazione edilizia ad Alcamo.
Alla morte del vecchio Rimi fu reso più evidente l'indebolimento del vecchio gruppo dirigente mafioso; con ciò si spiega il fiorire di una serie incontrollata di attentati ai cantieri edili promossi da una mafia alcamese di secondo grado, come i fratelli Minore, che oggi rivendica spazi propri. Questi fatti hanno preoccupato forze e gruppi mafiosi.
Si è determinata così una situazione di tensione nella provincia che sta, probabilmente, alla base dei numerosi assassini degli ultimi mesi tra i quali alcuni rilevanti (Russo a Castelvetrano, Guarrasi e Piscitelli ad Alcamo, i due scomparsi di Paceco e Trapani legati ai rami minori del gruppo mafioso di Paceco) e del clamoroso sequestro di Corleo.
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