Il 22 luglio 2015 Emanuele Caramma si laureava in giurisprudenza presso l'università Kore di Enna discutendo una tesi dal titolo "I beni sottoposti ad amministrazione giudiziaria: bilanciamento tra tutela del marcato e garanzia della legalità" con il voto di 94/11O.
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alla vicenda di Silvana Saguto, la giudice del Tribunale di Palermo che gestiva i beni sequestrati alla mafia finita al centro di un’indagine partita nel 2015 dalla procura di Caltanissetta. Nella condanna di primo grado i magistrati hanno accertato scambi di favori e di soldi tra la Saguto, avvocati e amministratori giudiziari.
Sempre nella giornata del primo luglio 2015, intanto, Silvana Saguto comunicava al figlio Elio che Emanuele aveva consegnato la tesi: i due, con fare ironico, parlavano del fatto che sarebbe giunta l'ora che questa tesi venisse letta, facendo riferimento proprio al tesista, tanto che Elio Caramma aggiungeva sardonico ed evidentemente ben consapevole dell'indole noncurante del fratello minore "quello è capace che si riduce agli ultimi giorni''; ma subito Silvana Saguto replicava di piglio "Nooooo, lo faccio correre io, penso che ci terrà a non fare magra figura". È indubbio che lo stesso giorno della consegna della tesi i familiari di Emanuele Caramma convenivano sul fatto che il ragazzo la tesi non l'aveva ancora neppure letta. […] Il 2 luglio 2015 Silvana Saguto, conversando con un caro amico, Buccellato Giuseppe, gli confessava che «praticamente" la tesi del figlio l'aveva fatta il professore Carmelo Provenzano, perché il figlio da solo non ci sarebbe arrivato mai e lei non se la sarebbe sentita di aiutarlo come aveva fatto per l'altro figlio Francesco»[…].
Secondo l'impostazione accusatoria inoltre Carmelo Provenzano avrebbe assicurato a Silvana Saguto - considerato che Roberto Di Maria, relatore della tesi e Presidente della Commissione di laurea, era consapevole del ruolo di Provenzano - che il figlio avrebbe conseguito il titolo, come in effetti avveniva, il 22 luglio 2015. Il 22 luglio 2015 Emanuele Cararnma si laureava in giurisprudenza presso l'università Kore di Enna discutendo, relatore il professore Di Maria, una tesi dal titolo "I beni sottoposti ad amministrazione giudiziaria: bilanciamento tra tutela del marcato e garanzia della legalità" con il voto di 94/11O. La commissione di laurea quel giorno era costituita dal Presidente Roberto Di Maria e dai membri Alice Anselmo, Giuseppina Barcellona, Fausto Caggia, Agata Ciavola, Salvatore Cristaldi, Andrea Di Landro, Alessia Gabriele, Giacomo Gargano, Filippo Romeo, Vera Sciarrino ed Andrea Vincenti.
I professori della Commissione
Agata Maria Ciavola, professore di procedura penale dell'università Kore di Enna, escussa quale teste all'udienza del 11 luglio 2018, ha dichiarato di conoscere Emanuele Caramma per quello che è successo dopo la laurea e che ha portato all'instaurazione del presente procedimento; di non ricordare nulla del percorso di studi dello stesso, di aver partecipato alla seduta di laurea in questione in cui aveva svolto le funzioni di relatore il professore Roberto Di Maria; che il ragazzo aveva avuto qualche tentennamento nell'esposizione e che vi era stato qualcuno dei membri della commissione che aveva proposto un punteggio più alto di quello che era stato poi assegnato, ma che il relatore - che normalmente nella camera di consiglio ha un ruolo preponderante, affidandosi spesso gli altri componenti alla correttezza della sua valutazione - aveva declinato tale proposta; di non aver udito l'espressione "relatore ombra" nel corso della camera di consiglio, considerato peraltro che era intenta a verbalizzare e qualcosa poteva esserle sfuggito e che la figura del correlatore esiste e di solito è un altro docente che segue il tesista insieme al relatore principale, senza alcuna necessità che l'istituto della "correlazione" venga formalizzato e ben potendo rimanere un fatto interno con il relatore.
Vera Sciarrino, avvocato e ricercatrice dell'Università Kore di Enna, escussa quale teste all'udienza dell'11 luglio 2018, anch'ella membro della commissione dell'esame di laurea di Emanuele Caramma quel 22 luglio 2015, ha riferito che il proprio padre, avvocato anch'egli, è stato incaricato dall'amministratore giudiziario Santangelo, su segnalazione di Carmelo Provenzano, di una attività di collaborazione nella materia legale nella procedura Vetrano già dal 2013-2014 e che lei stessa aveva ricevuto un incarico di coadiutore giudiziario per la fase di immissione in possesso nella procedura di prevenzione Motoroil, oltre che un incarico professionale di patrocinio dinanzi al Tribunale delle Imprese.
Ha riferito di aver conosciuto Emanuele Caramma, figlio di Silvana Saguto, in occasione di uno degli incontri di studio del Club [...] in materia di criminalità organizzata cui partecipavano vari esperti della materia. Con riferimento alla camera di consiglio che era seguita all'esame di laurea del Cararmma ha riferito che non vi era mai stata una discussione accesa sull'attribuzione del voto; che nessuno dei componenti della commissione di norma conosce le tesi redatte dagli studenti e quindi il relatore si assume la responsabilità principale della sua valutazione; che per Emanuele Caramma il relatore, professore Di Maria, aveva proposto il punteggio di 8 e non ci era stata alcuna discussione.
Ha aggiunto che il candidato era sembrato un po’ esitante durante la discussione orale, ma tali esitazioni erano state ricollegate più all'emozione che ad una impreparazione; Di Maria aveva fatto riferimento ad una figura di "relatore ombra", quasi un correlatore che doveva individuarsi in Carmelo Provenzano e si era preso atto di questa circostanza. Ha poi aggiunto di aver avuto una conversazione telefonica con Carmelo Provenzano dopo la laurea del Caramma di cui lo stesso già conosceva l'esito, ma di non aver mai parlato con lo stesso del suo contributo nella laurea del ragazzo e di essersi recata quel giorno al bar vicino l'Università per pranzare dove aveva incontrato Emanuele Caramma e i suoi parenti e si era fermata con loro per brindare.
Dall'esame congiunto delle deposizioni rese dai testi Ciavola e Sciarrino non e possibile trarre alcun elemento concreto a sostegno della tesi - invero suggestiva - che attraverso l'apodittico riferimento alla figura del "relatore ombra" impersonata da Carmelo Provenzano, Roberto Di Maria avesse in quella sede in qualche modo esercitato una pressione sugli altri commissari per stravolgere gli eventi e attribuire al Caramma un esito immeritato, solo al fine di gratificare il professore Provenzano.
E venne il giorno di discutere la tesi
Invero, non è emerso nel corso dell'istruttoria dibattimentale alcun elemento che faccia ritenere una consapevolezza propria del Di Maria che Carmelo Provenzano avesse redatto la tesi dello studente, né tantomeno è emerso che il Di Maria abbia esercitato pressioni per attribuire al Caramma un voto immeritato. Sono, peraltro, state portate all'attenzione del Tribunale alcune conversazione captate che si vanno ora ad analizzare. La stessa sera della laurea Silvana Saguto contattava Carmelo Provenzano per ringraziarlo.
[…] Dal fatto che Carmelo Provenzano aveva magnificato l'operato del profosso re Di Maria che era stato, a suo dire "il massimo" e che "gli aveva fatto prendere otto punti" non si può univocamente inferire che tale risultato fosse stato raggiunto consapevolmente dal Di Maria, concedendolo a Provenzano, relatore ombra, per attribuire una utilità a Silvana Saguto, Né tantomeno tutte le ulteriori conversazioni captate giovano in alcun modo a tale tesi. Lo stesso giorno della laurea Carmelo Provenzano parlava al telefono con Mercadante Giorgio, un amico di Emanuele Caramma che era presente ali' esame di laurea; il ragazzo gli raccontava l'esame e sosteneva che il suo amico avrebbe dovuto prendere per l'esposizione ("ripetizione") il voto di cinque o sei, mentre il professore Di Maria "era tranquillo, l'ha aiutato, all'inizio gli ha fatto una bella introduzione e ti ha pure menzionato, l'ho registrata, se vuoi te la faccio vedere dopo", "e ha pure menzionato il correlatore ombra "facendo il nome di Carmelo Provenzano”.
Provenzano, nel sentire queste parole, si stupiva. […] Emerge inoltre da questa conversazione che anche nel corso della seduta del!' esame di laurea pubblico nessuna remora aveva avuto Di Maria a menzionare la figura del "correlatore ombra Provenzano", dal che si deve dedurre che tale affiancamento non doveva essere visto dallo stesso come qualcosa da celare, perché implicante connotati illeciti, altrimenti l'accorto professore avrebbe ben evitato di parlarne in pubblico.
[…] Poco dopo Carmelo Provenzano chiamava Vera Sciarrino per dirle di recarsi al bar insieme a Di Maria, perché Silvana Saguto li stava aspettando per brindare; la Sciarrino rispondeva che stavano posando le toghe.
[…] Carmelo Provenzano lo stesso pomeriggio tornava a contattare la Sciarrino, non riuscendo bene a capire cosa fosse successo nel corso della seduta di laurea. La donna però aveva evidentemente fretta e anticipava al Provenzano che c'era stata una componente della commissione, che indicava come "quella", che aveva osservato come otto punti si dessero agli studenti che avevano redatto una bellissima tesi; mentre il Di Landro aveva sottolineato come nelle ultime materie il Caramma non fosse stato brillantissimo.
Dall'esame della superiore conversazione non si può tuttavia desumere che vi fossero state particolari discussioni sull'attribuzione del voto, se non fulminee frecciatine o comunque valutazioni che ben potevano rientrare in quella dialettica tipica delle camere di consiglio, in cui si è, per forza di cose, portati ad effettuare un bilanciamento di tutti i contrapposti elementi che al giudizio devono comunque condurre.
Deve comunque rilevarsi che la stessa Sciarrino in sede di esame testimoniale ha tenuto a precisare che, sebbene non ci fossero state discussioni sull'attribuzione del voto, vi erano comunque stati commenti su di esso, fornendo così una versione perfettamente sovrapponibile al contenuto delle parole dalla stessa pronunciate nel corso della conversazione captata in disamina.
Dal ché non si ritiene, contrariamente a quanto sostenuto dal pubblico ministero, che il teste Vera Sciarrino abbia dichiarato il falso nel presente giudizio e non si ritiene di dover dar corso alla sollecitazione, pure formulata dall'accusa, di trasmettere gli atti al Procuratore della Repubblica per le determinazioni di competenza in merito. La Sciarrino, inoltre, nella telefonata riferiva a Carmelo Provenzano che Di Maria, aveva parlato di lui definendolo “correlatore ombra”.
[…] Carmelo Provenzano, quindi, chiamava al telefono Roberto Di Maria e ironizzava sul fatto che questi aveva comunque fatto un miracolo con Emanuele Caramma, paragonandolo a "Gesù Cristo"; Di Maria, senza alcuna remora, gli raccontava di averlo citato nella presentazione della tesi e Provenzano gli rispondeva di aver già saputo del "correlatore ombra"; quindi Di Maria riferiva al Provenzano delle frecciatine che vi erano state e che, comunque, non vi erano state discussioni nella camera di consiglio, sminuendo così l'idea propugnata dal Provenzano che si fosse verificato "un miracolo" quel giorno.
Occorre sottolineare che Carmelo Provenzano non chiama Di Maria per ringraziarlo dell'eventuale favore che gli avrebbe fatto, ma solo per informarsi di quanto era accaduto e di come si era svolto il rinfresco al bar dopo la laurea.
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