Perché i Casamonica ascoltano i neomelodici? «Perché studiano i napoletani, vogliono essere come loro perché i napoletani sono sopra, hanno storia, ne hanno ammirazione, perché li frequentano e ne assorbono a volte lo stile. Ascoltano neomelodici, i cantanti partenopei a palla, a casa, in auto, come succede nei vicoli giù. Stanno sempre in mezzo alla strada fino a notte tarda»
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dopo la serie sull’omicidio di Mario Francese, quella sul patto tra Cosa Nostra e i colletti bianchi e quella sulla seconda guerra di mafia, si passa adesso al racconto dei Casamonica.
Mentre il neomelodico canta Nun è over niente (“Non e vero niente”, n.d.a.), al suo fianco sfilano i Casamonica. Impettiti, fieri, imponenti. È un ricevimento della casata, immortalato su YouTube, che raccoglie migliaia di visualizzazioni. Oro, brillanti, sfarzo e musica, quella non può mancare e rigorosamente neomelodica napoletana. Sul palco, nella grande sala, Mauro Nardi e Manolo Casamonica inscenano uno spettacolo di gesti e sguardi.
Mentre cantano, i visi vengono illuminati da continui flash di chi immortala l’impero. In primo piano loro, in mezzo l’orchestra, sullo sfondo due donne della famiglia impugnano handycam, piccole telecamere.
E’ una processione di Casamonica e Spada. Infatti, mentre i due eseguono il brano, alle spalle fanno capolino gli uomini della famiglia. Allargano le braccia, stringono Manolo e il neomelodico. Guardano, fieri, l’obiettivo. Flash, scatto e avanti il prossimo. «Sto aspettando, sono già due anni che tutte le notti sogno la libertà», Manolo canta e chiude gli occhi, come fosse tarantolato, parte di un disegno più grande, corruccia il volto, si accorcia la camicia, alza una mano portandola al viso,
allarga la bocca per un vocalizzo impetuoso. Interpreta, come fosse un canto liberatorio, uno dei centinaia di brani che raccontano di prigionia, libertà negata e sogni di evasione di criminali incalliti, carburante di notti insonni e deliri di onnipotenza. Manolo ci prova, ma la passione del canto è mutilata da quel cognome che evoca cattivi presagi e per lui si chiudono le porte di talk e programmi di intrattenimento. Non è l’unico con i sogni spezzati in famiglia.
Ma perché i Casamonica ascoltano i neomelodici? «Perché studiano i napoletani, vogliono essere come loro perché i napoletani sono sopra, hanno storia, ne hanno ammirazione, perché li frequentano e ne assorbono a volte lo stile. Ascoltano neomelodici, i cantanti partenopei a palla, a casa, in auto, come succede nei vicoli giù. Stanno sempre in mezzo alla strada fino a notte tarda» racconta Massimiliano Fazzari, il pentito che li accusa.
Spesso vanno a Napoli per i traffici che gestiscono. E copiano anche i festeggiamenti.
«Io stavo li» ricorda Fazzari, «sapevo che avevano arrestato uno di loro, aveva commesso il reato, ma un altro si era accollato ogni colpa. A un certo punto, nel vicolo di Porta Furba, un frastuono di clacson, rumore, applausi. Io dissi “guarda questi”. Loro hanno questo modo eclatante. Dalle mie parti avrebbero organizzato una tavolata con la gente giusta.»
Senese, “'O pazzo”
A pensarci bene, i vicoli in festa ricordano usanze di alcuni clan di camorra. I Casamonica, infatti, hanno un canale aperto con Napoli e la camorra. È napoletana la ditta che ha portato al cimitero il re, zio Vittorio. Si chiama Eredi Cesarano, e nel novembre 2018 riceve una interdittiva antimafia. Un provvedimento prefettizio che vieta contatti con la pubblica amministrazione.
Nel documento vengono ricostruiti i rapporti con i clan di primo ordine nello scacchiere criminale campano e anche in questo si comprendono le entrature e i rapporti della casata. Da una parte si cita Alfonso Cesarano, nato nel 1960, che è coinvolto in un’inchiesta della Procura di Napoli è ritenuto legato al clan Polverino e ancor prima al clan Nuvoletta, organizzazione criminale di stampo mafioso in terra partenopea.
Un altro Alfonso Cesarano, classe 1958, stando a quanto emerge da un’indagine dei magistrati napoletani, avrebbe messo il suo Hotel Europa a Castellammare di Stabia come struttura a disposizione del clan D’Alessandro. E così la ditta il cui carro funebre portò zio Vittorio, per un periodo, non avrà rapporti con la pubblica amministrazione. Ma sono tanti gli amici napoletani della casata.
Storici i rapporti con il clan Mazzarella, che ha come zona di competenza anche il litorale laziale. E quando si parla di napoletani, a Roma, si parla soprattutto di Michele Senese, detto “'o pazzo”. In buonissimi rapporti con i Casamonica. È uno dei re del narcotraffico nella capitale. Nonostante il peso criminale, è stato rinchiuso nel manicomio giudiziario di Montelupo Fiorentino dove ha conosciuto Edoardo Toscano, uomo della Banda della Magliana, creando un ponte con il potente clan di camorra Moccia, egemone ad Afragola, in provincia di Napoli.
A Roma è arrivato come killer per far fuori i cutoliani, lui legatissimo alla Nuova Famiglia. Nella capitale si lega a personaggi di enorme calibro, alcuni li abbiamo già incontrati, come Enrico Nicoletti, Candeloro Parrello, Fabrizio Piscitelli, Domenico Pagnozzi, Carmine Fasciani e non possono mancare loro: i Casamonica, in particolare Guerino.
La sua vita è stata da uomo libero grazie a perizie medico legali che ne evidenziavano presunti disturbi psichiatrici, una modalità usata dai boss di camorra, dalla Banda della Magliana, per sfuggire al carcere. Una volta Senese, in un colloquio nel carcere di Rebibbia, disse: «Io quando esco me ne vorrei andare in Germania… Cosa farei? Be’, io ho la pensione, potrei vivere tranquillo, fare le passeggiate… No, il tedesco non l’ho studiato, pero una volta mi sono svegliato la mattina e parlavo tedesco». La follia finta per vivere da uomo libero.
Senese in cella da boss di rango ci finisce solo nel 2013 con l’accusa di omicidio. Proprio in carcere Senese conosce Massimiliano Casamonica, precisamente a Livorno, e, racconta Debora Cerreoni, diventa un punto di riferimento, usato soprattutto per acquistare ingenti partite di droga.
Contatti con Casal di Principe e Secondigliano
E perfino il potente clan dei Casalesi ha incrociato, suo malgrado, i “nullatenenti”. Dario De Simone, boss dei Casalesi, oggi pentito, ricorda: «Noi con gli “zingari” non abbiamo mai avuto a che fare, ma loro su Roma sono una presenza decennale e fissa».E ricorda un pranzo alla presenza proprio di Michele Senese, ’o pazzo, re del narcotraffico, famoso, come abbiamo detto, per aver pattinato tra i procedimenti giudiziari fingendosi matto, come tanti a Roma e nel crimine che conta. La sua storia ricorda, appunto, quella di alcuni Casamonica e di molti boss di stanza nella capitale.
«A quel pranzo», racconta Dario De Simone, «eravamo io, un mio compagno, poi c’era Michele Senese e Casamonica. Parlavamo di alcuni piaceri che con Senese ci scambiavamo.»
’O pazzo si fece accompagnare dallo zingaro e De Simone fece spallucce, ma comprese il peso della famiglia, il peso dei “nullafacenti”. Ma i rapporti con la camorra non si fermano qui.
Debora Cerreoni racconta l’amicizia di Bitalo, Giuseppe Casamonica, con Salvatore Esposito, detto Sasà. E Salvatore Esposito racconta un altro rapporto di livello della casata. Esposito, infatti, è figlio di Luigi, detto “Nacchella”, braccio destro del defunto Gennaro Licciardi, detto “’a scimmia”, uno dei re del narcotraffico, esponente di vertice dell’alleanza di Secondigliano, la più potente organizzazione criminale campana. E lo stesso Nacchella è stato fra i latitanti più pericolosi, prima di esserearrestato mentre rientrava da una crociera.
Salvatore Esposito finisce in carcere a inizio 2018: gestiva la piazza di spaccio di San Basilio, i suoi pusher come gesto di fedeltà si tatuavano sul braccio le sue iniziali. La vita, insieme al fratello, non era nelle palazzine delle periferia, ma ai Parioli, nel cuore della Roma bene. A portare a Roma gli Esposito è stato un accordo tra il boss Nacchella e uno dei re di Roma, Michele Senese. I rapporti si consolidano anche con Massimo Carminati, detto “er cecato”. Esposito e Senese si conoscono in una casa di cura, Nacchella vive in zona Ponte Milvio dove usano bande di albanesi come braccio armato. Così Senese, così Esposito sono amici di Giuseppe e degli altri Casamonica.
Perché a Roma ci sono gli altri, ma la casata non manca mai. E proprio a San Basilio i Casamonica hanno rapporti consolidati. E quando la droga manca, i canali sono anche quelli romani.
Testi tratti dal libro di Nello Trocchia "Casamonica. Viaggio nel mondo parallelo del clan che ha conquistato Roma". Testi, nomi e processi sono riportati nella serie del blog Mafie così come presentati nel libro, aggiornati dunque al 2019.
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