Quando Roberto Spada picchia a sangue il giornalista e il videomaker, in tv bisogna mandare qualcuno per replicare. Tocca a un altro pugile, famoso e premiato: Domenico Spada. A fine novembre 2017 interviene su La7 e poco dopo la trasmissione, Non è l’Arena, inizia una diretta Facebook. «Questa non è democrazia, un paese di dittatori. Roberto Spada è un incensurato»
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Dopo la serie sull’omicidio di Mario Francese, quella sul patto tra Cosa Nostra e i colletti bianchi e quella sulla seconda guerra di mafia, si passa adesso al racconto dei Casamonica.
Quando Roberto Spada picchia a sangue il giornalista e il videomaker, in tv bisogna mandare qualcuno per replicare. Tocca a un altro pugile, famoso e premiato: Domenico Spada. A fine novembre 2017 interviene su La7 e poco dopo la trasmissione, Non è l’Arena, inizia una diretta Facebook. «Questa non è democrazia, un paese di dittatori. Roberto Spada è un incensurato» ma poi rivela: «Io non dovrei dire che mi pagano, ma a me me pagano, ma non devo dirlo. Mi pagano, ma non devo dirlo. Ho fondato una lista civica, si chiama Meritocratica, per dare futuro ai nostri figli». E chiude con la sua frase tipica: «Domenico Spada non è uomo commerciale».
Spada vanta un compenso per intervenire in diretta durante le trasmissioni a difesa del cugino,
si celebra, si compiace, manda baci, difende la sua etnia. Ma in pochi hanno letto le carte del suo processo che lo vede condannato in primo grado per usura ed estorsione. In tv si presenta come Vulcano, la sua palestra a Marino è un viavai di ragazzini.
Nell’ottobre 2016 viene condannato a sette anni di reclusione, ma lui beato va in giro a pontificare. Perfino le vittime, intercettate, commentano con sdegno e stupore. Quando il potere criminale
si celebra e si bea, diventa complicato credere in qualcosa. Nella sentenza di condanna, in un processo che vede coinvolte altre persone tra le quali Antonietta Casamonica, c’è uno spaccato del
potere della casata. I debiti oggetto del prestito usuraio, infatti, vengono passati da una Casamonica a Spada, è una modalità molto utilizzata nella casata: il trasferimento della vittima e del debito rende l’usurato impossibilitato a uscirne e sempre con uno nuovo carnefice. Anche nel processo a carico di Spada non sono mancati problemi per tradurre alcune intercettazioni in lingua rom. «Ho subito delle minacce da alcuni imputati perché non svolga il mio lavoro.» Questa la denuncia fatta davanti ai giudici della x sezione penale di Roma da un interprete. È stata presentata anche una denuncia al momento al vaglio degli inquirenti.
Il pugilato è una copertura legale di una violenza, in alcuni casi usata come unica arma di interlocuzione. A una delle vittime Spada sferra un pugno che le spacca gli occhiali, a un’altra schiaffi e minacce di morte.
L'amicizia con il senatore Dessì
Da condannato in primo grado Spada non solo andava in tv, ma proseguiva anche la sua attività sportiva. Quando viene arrestato, nel 2014, c’è qualche politico che ha continuato a commentare i suoi post su Facebook, come Emanuele Dessì, oggi senatore del m5s. Durante la campagna elettorale per le politiche del marzo 2018, viene pubblicato un vecchio video nel quale Dessì e Spada ballano insieme. Il futuro senatore si giustifica dicendo che risale a un momento antecedente l’arresto, ma “L’Espresso” pubblica un articolo nel quale lo smaschera. Il 17 agosto 2015 infatti, quando Spada è ai domiciliari, Dessì commenta così un post del pugile: «A proposito di sacchi, ricordati che devo riportarti i tuoi imballati, ce li ho in garage perché ho chiuso il magazzino».
Il senatore risponde al telefono e spiega la sua versione dei fatti: «Ho scritto quel commento perché avevo saputo da alcuni pugili che Spada era raggiungibile sul social. Io avevo i suoi sacconi nel garage perché prima della sua vicenda giudiziaria mi aveva affidato il trasporto degli stessi presso un’altra palestra. Io ho una ditta di traslochi». Insomma, il senatore doveva fare un piccolo trasloco allo Spada non andato a buon fine, perciò i sacconi erano rimasti nel suo garage. E appena raggiungibile ha pensato bene di contattarlo su Facebook per dirgli di venirseli a prendere. «Io non sono mai stato suo amico, frequentavo quella palestra perché sono pugile. Prima dell’inchiesta era percepito come esempio di emancipazione dalla sua realtà familiare, tanto è vero che il Pd, a quanto mi risulta, voleva candidarlo alle comunali a Roma.»
Dopo la diffusione del video del balletto, il senatore Dessì aveva sostenuto di non aver più avuto alcun rapporto con Spada dopo l’inchiesta a suo carico, ma aveva dimenticato il commento sul trasloco dei sacconi. Dessì parla di una campagna di denigrazione, fa sapere di aver querelato “l’Espresso” e precisa, nell’atto di citazione, che quella con Spada era «una mera frequentazione occasionale di un non affiliato al clan». A spezzare i sogni di Spada, borioso, esempio perfetto dell’ostentazione del potere della casata, è la magistratura che lo arresta, nel luglio 2018, per mafia.
Spada deve rimandare la sua lista e anche la crociata contro i giornalisti. Tra i suoi obiettivi preferiti Federica Angeli, giornalista di “Repubblica”, testimone delle attività illecite della casata, finita sotto scorta, e che da sempre denuncia e documenta attività e affari degli Spada a Ostia.
Casamonica ebbe a scrivere: «Federica Angeli sei tu la vergogna di questo paese». Per la casata è colpa grave quando racconti il loro potere, la loro organizzazione e non chini il capo.
Testi tratti dal libro di Nello Trocchia "Casamonica. Viaggio nel mondo parallelo del clan che ha conquistato Roma". Testi, nomi e processi sono riportati nella serie del blog Mafie così come presentati nel libro, aggiornati dunque al 2019.
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