Francesco Di Carlo apparteneva alla famiglia mafiosa di Altofonte ed era un uomo di fiducia di Bernardo Brusca. Aveva raccontato di avere accompagnato il Brusca tra la fine del ‘74 e l'inizio del ‘75 in contrada Favagello, dove la Commissione prendeva atto che era pervenuta la richiesta di uccidere il giudice Terranova, fatta da Luciano Liggio tramite il nipote Marino Francesco
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata a Cesare Terranova, il primo giudice a mandare a processo per associazione a delinquere la cosca di Corleone.
Il Capitano dei C.C. Di Fazio Carmelino dichiarava di aver ricevuto delega dal P.M. di effettuare indagini per rinvenire riscontri alle dichiarazioni rese da Di Carlo Francesco e Mutolo Gaspare. Di Carlo Francesco apparteneva alla famiglia mafiosa di Altofonte ed era un uomo di fiducia di Brusca Bernardo. Riferiva di avere accompagnato il Brusca tra la fine del ‘74 e l'inizio del ‘75 in Contrada Favarella ove la Commissione prendeva atto che era pervenuta la richiesta di uccidere il Giudice Terranova, fatta da Luciano Liggio tramite il nipote Marino Francesco. Apprendeva dal Brusca Bernardo e da Salvatore Riina che Gaetano Badalamenti si era opposto all'esecuzione dell'omicidio in Sicilia ma aveva dato il proprio assenso affinché avvenisse a Roma. Alla riunione erano presenti:
1) Michele Greco, per il mandamento di Ciaculli;
2) Gaetano Badalamenti per il mandamento di Cinisi;
3) Farinella per il mandamento di Ganci;
4) Mineo per il mandamento di Bagheria;
5) Chiaracane per il mandamento di Misilmesi;
6) Bernardo Brusca per il mandamento di S.Giuseppe Iato;
7) Salvatore Riina per il mandamento di Corleone;
8) Stefano Bontade pe ri1 mandamento di Santamaria del Gesù;
9) Intile per il mandamento di Caccamo;
10) Geraci per il mandamento di Partinico;
11) Citarda per il mandamento di Cruillos;
12) Pipino Pezzuto per il mandamento di Castronuovo.
Nel corso della riunione si progettava di far evadere Luciano Liggio in occasione di un suo trasferimento presso la Casa Circondariale di Palermo ma il piano non veniva: attuato per la defezione di un sottufficiale degli agenti di custodia.
Successivamente, allorquando all'interno della commissione prendeva il sopravvento la fazione dei Corleonesi, in una riunione avvenuta nel 1979 veniva ripresa in considerazione la possibilità di assassinare Terranova.
A questa riunione partecipavano i capi-mandamento già indicati, fatta eccezione per Badalamenti Gaetano, sostituito da Michele Greco.
Erano altresì presenti i capi-mandamento di nuove nomine e cioè:
1) Madonia per Resuttana;
2) Sara Riccobono per Partanna;
3) Salvatore Inzerillo per Porta Nuova.
Alcuni giorni dopo il delitto, Brusca gli diceva che gli esecutori materiali erano stati Ciccio Gambino, uno dei figli di Madonia, Leoluca Bagarella e Vincenzo Puccio.
Riferiva il teste che tutte le persone indicate erano state identificate.
Le riunioni della Cupola
Tutte le persone che avevano preso parte alla riunione del 74/75 ed a quella del giugno ‘79 erano in stato di libertà, così come lo erano, il giorno dell'omicidio, gli esecutori materiali del delitto.
Marino Francesco era il figlio della sorella Carmela di Luciano Leggio.
Per quel che riguarda Mutolo Gaspare il teste affermava che apparteneva alla famiglia di Partanna Mandello, capeggiata da Saro Ricco bono. Era molto legato a Micalizzi Salvatore, capodecina della famiglia. Nel corso dell'interrogatorio reso nel luglio del 92 riferiva che, in occasione di un arresto patito nel 1976, gli era stato trovato un (biglietto con scritto un) numero che non corrispondeva ad un'utenza telefonica ma che era il numero di targa dell'autovettura del giudice Terranova. Autori dell'omicidio erano stati Gambino Giuseppe, Gambino Giacomo Giuseppe, Madonia Giuseppe e Greco Giuseppe.
Riferiva che Luciano Leggio covava vecchi rancori verso Terranova di cui si sentiva perseguitato. Tra il 75 e l'inizio del 76 riceveva incarico da Rosario Riccobono di seguire i movimenti del giudice. Poiché Micalizzi Salvatore con cui all'epoca era latitante abitava in un palazzo fronte stante quello del giudice, la mattina si recava in casa dell'amico e dal salone controllava l'ingresso del palazzo del Terranova ed i movimenti del giudice di cui aveva il numero di targa dell'autovettura. Quando veniva consumato l'omicidio si trovava in Carcere ma da colloqui intercorsi con Bagarella Leoluca Madonia Francesco, Puccio Vincenzo aveva saputo che gli esecutori materiali erano stati Gambino Giacomo, Madonia Giuseppe e Greco Giuseppe.
Nel 1982 aveva avuto occasione di parlare del delitto Terranova con Salvatore Micalizzi e Rosario Riccobono ed aveva avuto conferma della partecipazione al delitto di Greco Giuseppe, Pippo Gambino e Madonia Giuseppe.
Nel corso di una comune detenzione nel carcere di Palermo nel 1987 con Luciano Leggio, insieme al quale occupava la stessa cella e che aiutava in una mostra di dipinti, il Leggio manifestava ancora risentimenti nei confronti del giudice Terranova e del col. dei
C.C.Russo.
Dichiarava il teste che era risultato vero che il Leggio ed il Micalizzi erano stati latitanti del 5 /7 /75 sino alla primavera del 76. Il numero che risultava scritto sul biglietto sequestrato al Mutolo era 309409 che corrispondeva alla targa dell'autovettura del Terranova.
La Squadra Mobile segnalava ciò alla Procura della Repubblica di Palermo il 2/8/76. Di tale risultanza investigativa non c'era traccia nel primo processo per l'omicidio di Terranova, celebrato a carico di Leggio Luciano.
E' risultato altresì che Battaglia Francesca, moglie del Micalizzi, aveva abitato sin dal 75 un appartamento sito in via Francesco Rutelli n.9 fronte stante il palazzo ove abitava il Terranova. L'appartamento ha un salone con ampia vetrata, anche dall'interno è possibile controllare il palazzo ove abitava il Terranova.
Assumeva la Battaglia che quando prendeva possesso dell'appartamento, il marito era latitante ma giornalmente la andava a trovare e si fermava in casa anche per la notte. Il marito era legato da rapporti di comparato con il Mutolo che era solito la mattina andarlo a
trovare e trattenersi in casa. Gaspare Mutolo e Luciano Leggio risulta avessero occupato la cella n.5 della sesta sezione del Carcere di Palermo dal 18/6/87 al 12/1/88.
Quando il 4.4.78 Leggio veniva trasferito al carcere di Palermo, l'arma dei Carabinieri era a conoscenza di un programma di evasione che lo riguardava.
[...]
Vasquez Vittorio aveva tratto in arresto Mutolo Gaspare perché latitante e ne aveva dato notizia alla magistratura con rapporto del 2/8/76. Si sapeva che il Mutolo facesse parte della cosca mafiosa di Riccobono Rosario.
Il Mutolo era tratto in arresto il 29/5/76. All'atto dell'arresto al Mutolo veniva sequestrata documentazione, costituita da numeri di telefono. Su un pezzo di carta era scritto il numero 309409, corrispondente al numero di targa dell'autovettura del Terranova.
Avevano escluso che si trattasse di un numero di telefono, in quanto la SIP aveva comunicato che era corrispondente ad utenza di Brescia, Bologna e Chiavari. Il numero era scritto su un'agendina del Mutolo.
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