Il direttore del quotidiano L’Ora, Nicola Cattedra, nel riportare la conversazione fra ricchi palermitani incontrati in un ristorante alla moda della città, racconta: «Se si mette a fare il superpoliziotto contro i trafficanti di droga, finisce che rovina questa città...».
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è incentrata sul generale Carlo Alberto dalla Chiesa ucciso quarant’anni fa il 3 settembre del 1982.
Il 17 maggio il prefetto dalla Chiesa è a Corleone, luogo simbolo dove ha convocato quindici sindaci della provincia per «dimostrare che lo Stato è al loro fianco».
Il 29 maggio è al «Gonzaga», la scuola dei gesuiti frequentata dai rampolli della borghesia, quella che da sempre forma la classe dirigente della città.
Il 3 giugno, senza farsi annunciare, entra al «Garibaldi», il liceo classico che hanno frequentato anche i suoi figli, Nando e Simona. Ai ragazzi racconta «della mafia intorno a voi».
E poi parla di sé e di Palermo: «Sono ancora in fase di studio e sono al tempo stesso io oggetto di studio».
Gli studenti, gli operai dei Cantieri Navali, le madri dei tossicodipendenti, i sindaci dei paesi più mafiosi. Il generale parla a tutti di diritti. Quelli che la mafia traduce in favori. Cominciano ad arrivargli lettere di incoraggiamento, segnalazioni di piccoli e grandi abusi, l’immondizia che nessuno raccoglie, lamentele per l’acqua che non c’è mai.
Ma l’altra Palermo si fa sempre più tetra. Il sindaco Martellucci ingaggia una singolare guerra con lui. Il generale fa paura.
Il direttore del quotidiano L’Ora, Nicola Cattedra, nel riportare la conversazione fra ricchi palermitani incontrati in un ristorante alla moda della città, racconta:
«Questo dalla Chiesa può diventare una sciagura per Palermo. Se si mette a fare il superpoliziotto contro i trafficanti di droga, finisce che rovina questa città. Si immagini tutti quelli che oggi campano con i proventi della droga, buttati sul mercato dei disoccupati. Metterebbero a sacco le nostre case.
Non potremmo più uscire alla sera, ci scipperebbero, scassinerebbero negozi, ville, uffici. Non ci sarebbe più pace, mi creda. I ristoranti non sarebbero più sicuri, le nostre mogli non potrebbero più uscire in pelliccia. No, deve stare attento a quello che fa, questo generale piemontese…»
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