Un’ulteriore prova del fatto che tutto avviene negli attimi immediatamente susseguenti allo scoppio è rappresentata, secondo Scarpinato, dagli strani movimenti che quel giorno fa l’allora capitano Giovanni Arcangioli: prende la borsa, fa qualche metro, e poi ritorna indietro rimettendo il tutto all’interno del mezzo le cui fiamme non sono state ancora del tutto domate. Perché?
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata al depistaggio sulla strage di via D’Amelio, nella quale morirono Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Un’ulteriore prova del fatto che tutto avviene negli attimi immediatamente susseguenti allo scoppio è rappresentata, secondo Scarpinato, dagli strani movimenti che quel giorno fa l’allora capitano Giovanni Arcangioli: prende la borsa, fa qualche metro, e poi ritorna indietro rimettendo il tutto all’interno del mezzo le cui fiamme non sono state ancora del tutto domate. Perché?
SCARPINATO, Procuratore Generale presso la Corte d’Appello Palermo. Il capitano Arcangioli prende la borsa dall’interno della macchina, percorre sessanta metri fino a raggiungere via Autonomia Siciliana e fin qui niente di strano: è un capitano… che prende la borsa che può consegnare ai magistrati, alla polizia… Quello che è inspiegabile è che il capitano Arcangioli ritorna indietro con la borsa… la macchina in quel momento ha un ritorno di fiamma… prende la borsa, la rimette nella macchina e la borsa non prende fuoco solo perché un vigile del fuoco getta l’acqua con la pompa. Il capitano Arcangioli non è riuscito a spiegare questo comportamento. Ha detto che ha aperto la borsa e che dentro non c’era niente: c’era un crest, un costume bagnato, alcuni fogli appuntati con una graffetta. I casi sono due: o mente o qualcuno era arrivato prima di lui. Comunque sia l’agenda viene sottratta nei pochi minuti susseguenti alla esplosione…
Non possiamo dare una risposta al quesito di Scarpinato, anche perché sulla posizione di Arcangioli, come è noto, si è già espressa l’Autorità Giudiziaria con sentenza di non luogo a procedere. Ciò che è certo, e che qui va ribadito, è l’anomalo interesse, in quei primi momenti di assoluta concitazione, che esponenti delle istituzioni mostrano, più che per le sorti delle vittime, per gli appunti raccolti dal giudice Borsellino tra le pagine della sua agenda.
E proprio sul valore investigativo di quest’agenda, e sull’imbarazzante sottovalutazione di taluni inquirenti, è utile riferire lo stralcio di un’intervista rilasciata un anno dopo la strage dal procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra:
TINEBRA, già procuratore della Repubblica di Caltanissetta. Posso dire che non abbiamo elementi per ritenere che sia stata sottratta e soprattutto per stabilire chi l’abbia potuta prendere. Posso affermare solo che non l’abbiamo trovata.
Il passo successivo sarà la costruzione del falso pentito Vincenzo Scarantino.
Il Colonnello Arcangioli è stato prosciolto dall’accusa di furto dell’agenda rossa, aggravato dalla finalità mafiosa (nell’ambito del procedimento penale n° 287/2008 RGNR) con sentenza di non luogo a procedere emessa dal Gup presso il Tribunale di Caltanissetta il 1° aprile 2008, confermata dalla Corte di Cassazione
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