Per una decina di giorni pubblicheremo ampi stralci di un saggio-racconto, firmato dal magistrato palermitano Calogero "Gery" Ferrara e dallo studioso Francesco Petruzzella e scritto per la Zolfo editore
- Li chiamano neomelodici ma molti di loro vengono ingaggiati dal capomafia della zona per la festa del patrono o della santa protettrice.
- Sono pagati con il denaro estorto ai commercianti e agli imprenditori, come è accaduto l'ultima volta al Borgo Vecchio, cuore di Palermo, appena qualche mese fa.
- Questa serie del Blog Mafie la dedichiamo a loro: ai cantanti di malavita. Quelli che diffondono, fra luminarie e inchini, il mito dei boss.
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. In questa serie, tocca al racconto del mondo dei cantanti neomelodici legati a boss e malavita.
Li chiamano neomelodici ma molti di loro sono cantanti “di malavita”. In senso letterale: mala vita. Che altro si potrebbe dire di qualcuno che inneggia allo “zio Totò”, al secolo Salvatore Riina da Corleone, dipingendolo come una sorta di benefattore sempre pronto a offrire soccorso ai bisognosi che glielo chiedono? Li chiamano neomelodici ma molti di loro infiammano le piazze dei quartieri di Palermo o di Napoli, delle borgate più miserabili delle nostre città meridionali prendendo sempre le parti di quei “poveri carcerattieddi” rinchiusi nei bracci del 41 bis per colpa di infami e “confidenti di Questura”. Li chiamano neomelodici ma molti di loro vengono ingaggiati dal capomafia della zona per la festa del patrono o della santa protettrice, pagati con il denaro estorto ai commercianti e agli imprenditori. È accaduto l'ultima volta al Borgo Vecchio, cuore di Palermo, appena qualche mese fa.
Questa serie del Blog Mafie la dedichiamo a loro: ai cantanti di malavita. Quelli che diffondono, fra luminarie e inchini, il mito dei boss. Quelli che inneggiano alle gesta degli assassini “che stanno con la gente” e mai “contro la gente”, quelli che si commuovono per “Nu' Latitante” che - poveretto - non può abbracciare moglie e figli, quelli che danno addosso sempre agli“sbirri”.
Per una decina di giorni pubblicheremo alcuni stralci di un saggio-racconto che ha per titolo "La mafia che canta. I neomelodici, il loro popolo, le loro piazze", firmato dal magistrato palermitano Calogero "Gery" Ferrara e dallo studioso Francesco Petruzzella e scritto per la Zolfo editore. È un'anticipazione, "La Mafia che canta” sarà in libreria fra qualche settimana.
Un viaggio nella cultura mafiosa, uno spaccato d'Italia.
«Ovviamente non tutti i neomelodici si esibiscono nelle piazze esaltando camorristi e malacarne, non tutti se la prendono coi pentiti e non tutti salutano con deferenza gli “ospiti dello Stato” e “gli amici al 41 bis”. Sarebbe ingeneroso generalizzare, stroncando nella sua interezza un fenomeno musicale estremamente complesso e articolato, che al suo interno annovera produzioni di singolare valore e interesse», commentano gli autori. Ma con questa musica cattiva bisogna fare i conti. E magari cambiare il nostro modo di fare antimafia. Non lasciandola, come abbiamo fatto per troppo tempo, nelle mani di predicatori vanitosi e spacciatori di pozioni magiche.
Testi tratti dal libro “La mafia che canta. I neomelodici, il loro popolo, le loro piazze”, di Calogero "Gery" Ferrara e Francesco Petruzzella.
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