Giovanni Falcone lancia l’idea di una Superprocura, un organismo di coordinamento di tutti i pubblici ministeri antimafia. Pensa anche alla Dia, la Direzione Investigativa Antimafia, una polizia sul modello americano del Federal Bureau of Investigation. Paolo Borsellino, per la prima volta dopo tanti anni, non è d’accordo con il suo vecchio amico.
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è incentrata sul giudice Paolo Borsellino e sull’attentato di via d’Amelio a trent’anni di distanza.
È il gennaio del 1991. Sono settimane di grande fermento. Il suo amico Falcone sta per lasciare la Sicilia e trasferirsi a Roma, al ministero di Grazia e Giustizia.
Giovanni Falcone lancia l’idea di una Superprocura, un organismo di coordinamento di tutti i pubblici ministeri antimafia.
Pensa anche alla Dia, la Direzione Investigativa Antimafia, una polizia sul modello americano del Federal Bureau of Investigation.
Paolo Borsellino, per la prima volta dopo tanti anni, non è d’accordo con il suo vecchio amico. La Superprocura gli sembra un organismo «pericoloso», troppo potere concentrato in una sola struttura per indagini da sviluppare non solo in Sicilia ma in tutta Italia e nel mondo. Borsellino ha molti dubbi. Ne parla privatamente con Giovanni Falcone. Discutono per settimane.
Falcone non riesce a convincere nessuno. Neanche Paolo. Quando il dibattito sulla Superprocura diventa pubblico 63 magistrati italiani firmano un documento contro il decreto Martelli che istituisce la Procura nazionale antimafia. Ci sono i nomi degli amici di una vita e di quasi tutti i colleghi che stimano Falcone, che l’hanno sempre sostenuto.
Firmano Armando Spataro e Mario Almerighi, Gian Carlo Caselli e Roberto Scarpinato, Gerardo D’Ambrosio e Giuliano Turone. Firma anche Paolo Borsellino.
La Superprocura passa. E negli uffici giudiziari sedi di Corte di Appello vengono istituite le procure «distrettuali», le sole che d’ora in poi saranno titolate a condurre inchieste antimafia. Procure come quelle di Marsala non potranno più indagare sui boss ma trasferire gli atti a Palermo.
«Che ci faccio io qui?», si sfoga Borsellino con i giudici del pool di Palermo.
Si muove tutto velocemente fra la fine del 1991 e l’inizio del 1992. Nei piani del ministro della Giustizia Claudio Martelli, il giudice Falcone è destinato alla Superprocura. Se Borsellino torna a Palermo potrebbe diventare il suo punto di riferimento per la mafia siciliana.
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