Si tratta di una promessa che emerge da una conversazione captata e che spiega i contorni del rapporto illecito tra Silvana Saguto e Carmelo Provenzano come un rapporto in cui il giudice andava comunque omaggiata e gratificata con qualsiasi mezzo fosse nella disponibilità dei corruttori.
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alla vicenda di Silvana Saguto, la giudice del Tribunale di Palermo che gestiva i beni sequestrati alla mafia finita al centro di un’indagine partita nel 2015 dalla procura di Caltanissetta. Nella condanna di primo grado i magistrati hanno accertato scambi di favori e di soldi tra la Saguto, avvocati e amministratori giudiziari.
Si tratta di una promessa che emerge da una conversazione captata e che si connota non tanto per la sua capacità ad assurgere in via autonoma a prezzo/corrispettivo della corruzione, ma piuttosto che spiega i contorni del rapporto illecito, sin qui delineato, sussistente tra Silvana Saguto e l'asse Provenzano - Santangelo, come un rapporto in cui il giudice andava comunque omaggiata e gratificata con qualsiasi mezzo fosse nella disponibilità dei corruttori.
Poco rileva che la promessa in disamina, come nella maggior parte dei casi, promani da Carmelo Provenzano; è infatti il Provenzano il soggetto delegato a tenere i rapporti con Silvana Saguto cbe, d'altronde, per come già detto, accetta di nominare il Santangelo amministratore giudiziario, proprio perché il suo corruttore ha la necessità di frapporre uno schermo formale nella gestione dei compendi m sequestro.
Santangelo è, comunque, colui che, sin dal primo momento, non solo accetta la cogestione di Carmelo Provenzano nell'amministrazione dei beni in sequestro sintomo inequivocabile della consapevolezza che gli incarichi da lui ricevuti da Silvana Saguto derivavano dal "credito" vantato dal Provenzano nei confronti del giudice - ma è presente sin dal primo riconoscimento di utilità alla corrotta Silvana Saguto, ovvero proprio quel giorno in cui la donna si era recata insieme al figlio a largo Villaura a Palermo per conoscere il Professore Provenzano e concordare con lui i termini del trasferimento all'università Kore di Enna del figlio per farlo laureare nel più breve tempo possibile.
D - Che ci fa se io mi compro una sedia e me la porto qua ? Se la rubano? Sto diventando pazza
UI - Pp.i ..
D - No , è scomoda, non ruotano le ruote!
UI - Che signifìca pp.i.? Vuoi una sedi ancora più comoda?
D - lo voglio una sedia comoda!
UI - Pp.i.
D - Non la sopporto più' Perché mi faccio male il braccio, non lo posso più tirare. Vedi se veniva Santangelo, io me la leggevo, sei venuto tu e non me la leggo!
UI - (Nd.t.: parlando verosimilmente al telefonino) Patrizia! Allora, voglio una sedia di rappresentanza regale per la donna più importante che ho, tipo mia moglie, mezza parola, deve essere la sedia più bella che c'è! Comoda, deve essere proprio di rappresentanza, come se fosse un presidente o una presidentessa ! (N.d.i.: incomprensibile la voce dell'interlocutore) Alta, con le ruote, deve essere regale […].
Nessun dubbio nutre il collegio sul fatto che la promessa di tale sedia al presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, che assisteva in diretta al suo ordinativo per telefono senza nulla obiettare, sia stata accettata dall'imputata e, ben potendosi configurare l'utilità del reato di corruzione anche attraverso la mera promessa accettata dal pubblico ufficiale corrotto di una determinata utilità - come difatti è avvenuto nel caso di specie -, è del tutto irrilevante, ai presenti fini, la circostanza meramente dedotta a fini difensivi, che la sedia ordinata sia stata successivamente destinata alla moglie del Provenzano.
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