Salvatore Pollara è un coraggioso imprenditore ucciso perché aveva deciso di non piegarsi al volere di Cosa Nostra. Nasce nel 1933, a Prizzi, un paese in provincia di Palermo, in una famiglia di imprenditori da più generazioni. Nei primi anni Settanta, con la morte del padre, aveva deciso di trasferirsi con la sua famiglia a Palermo avviando una sua impresa edile.
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alle persone meno note uccise dalla mafia e il cui numero cresce di anno in anno. Dal 1961 si contano circa 1031 vittime innocenti.
C’è un volto della Sicilia che è necessario non dimenticare, il volto delle persone che hanno avuto il coraggio di opporsi alla mafia e, addirittura di combattere contro essa. Uomini che hanno perso la vita perché incapaci ad adattarsi al sistema del potere mafioso.
Tra questi, c’è un nome poco conosciuto, così come la sua storia: Salvatore Pollara, un coraggioso imprenditore ucciso perché aveva deciso di non piegarsi al volere di Cosa Nostra.
Salvatore nasce nel 1933, a Prizzi, un paese in provincia di Palermo, in una famiglia di imprenditori da più generazioni. Nei primi anni Settanta, con la morte del padre, aveva deciso di trasferirsi con la sua famiglia a Palermo avviando una sua impresa edile.
Aveva portato con sé il fratello minore Giovanni, facendolo lavorare nella sua azienda. La sua impresa operava sia nel campo dei lavori privati che in quello dei lavori pubblici e, in particolar modo, nei lavori di restauro monumentale come la Cattedrale di Palermo e altri edifici culturali di grande prestigio.
Nel 1979 il fratello Giovanni era stato fatto sparire con il metodo della lupara bianca per un regolamento di conti. Salvatore aveva deciso di denunciare l’accaduto, collaborando con le indagini sull’omicidio del fratello e andando a testimoniare contro i mafiosi coinvolti, processo che si concluse con la loro assoluzione per insufficienza di prove.
Nessun familiare era a conoscenza della sua collaborazione con la giustizia: tenendoli all’oscuro di tutto, Salvatore avrebbe voluto tutelarli e proteggerli. Solo dopo molto tempo la sua famiglia scoprì tutti i retroscena della vicenda.
La sua testimonianza portò delle pesanti conseguenze nella vita di Salvatore ed essere imprenditore nella Sicilia di quel particolare periodo storico contribuì all’inizio ad una serie di atti intimidatori nei suoi confronti. Iniziarono le richieste di pizzo contro l’imprenditore fino ad arrivare ad attentati esplosivi contro i macchinari e i cantieri dell’impresa. Nonostante gli attacchi, Salvatore continuò imperterrito nella sua battaglia ma un uomo solo non può vincere una guerra.
Salvatore fu assassinato la sera dell’11 marzo del 1983 sotto casa in via Montuoro a Palermo, mentre rientrava dopo una lunga giornata di lavoro. Era in auto quando, lui e il suo autista Francesco Pecoraro, furono bloccati da due killer che fecero fuoco ripetutamente su Salvatore, colpendolo al capo e agli arti inferiori, uccidendolo sul colpo mentre l’autista rimase ferito.
Nel 1996, con le informazioni date del collaboratore di giustizia Francesco Paolo Anzelmo sono state riaperte le indagini e nel 2001, la sentenza della Corte di Assise di Palermo ha accertato la responsabilità del mafioso Anzelmo per l’omicidio di Salvatore.
Salvatore Pollara è stato riconosciuto come vittima del terrorismo mafioso. La sua morte segnò profondamente le vite dei suoi cari, della moglie e dei figli, che troppo presto hanno dovuto affrontare la perdita del loro punto di riferimento. Salvatore non era solo un imprenditore: era un marito amorevole, un padre premuroso, un uomo gentile, solare e pieno di vita.
L’eredità che lascia soprattutto ai figli ma anche alla società civile è il suo coraggio e il suo impegno, scalfiti in una targa in un giardino a Bonagia, accanto ad una chiesa costruita dall’impresa della famiglia di Salvatore, un simbolo che custodisce la sua memoria.
[Per la realizzazione di questo articolo si ringrazia la famiglia Pollara, in particolare i figli Dario e la sorella Giusy]
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