Il prossimo 25 ottobre saranno passati dieci anni da quando Filippo “per errore” è finito nell'elenco delle vittime di mafia e ancora il padre Martino e tutta la famiglia Ceravolo aspettano giustizia
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alle persone meno note uccise dalla mafia e il cui numero cresce di anno in anno. Dal 1961 si contano circa 1031 vittime innocenti.
Fino alla sera del 25 ottobre 2012 quella di Filippo Ceravolo e della sua famiglia era stata una vita tranquilla, fatta di normalità.
Filippo, diciannovenne, aiutava il padre Martino nell’attività di famiglia: insieme si svegliavano all’alba per allestire nei mercati il banco di dolciumi, attività possduta da generazioni; a fine giornata smontavano il banco per tornare a casa. Filippo giocava a calcio nella squadra del paese e tifava Juventus, aveva una ragazza e come tutti i ragazzi di diciannove anni usciva con gli amici a divertirsi.
La sera di quel 25 ottobre la macchina in panne aveva abbandonato Filippo che la mattina seguente avrebbe dovuto essere al lavoro con il padre. Così, per tornare a casa aveva accettato il passaggio di Daniele Tassone, che andava nella stessa direzione.
Non sarebbe giunto a destinazione. A metà del tragitto, sicari ignoti appena videro arrivare la Punto di Tassone iniziarono a scaricare raffiche di proiettili sull'auto finita poi fuoristrada. Tassone, al posto di guida, era uscito quasi illeso mentre Filippo era gravemente ferito. Dopo ore di agonia muore nella notte.
Le prime indagini – e le seguenti cronache giornalistiche – ipotizzarono che quella sera l'obiettivo dell'agguato era Daniele Tassone, coinvolto nella faida delle ‘ndrine delle Serre del vibonese.
Il prossimo ottobre saranno passati dieci anni da quando Filippo “per errore” è finito nell'elenco delle vittime di mafia e ancora il padre Martino e tutta la famiglia Ceravolo aspettano giustizia: nel 2016 un’inchiesta a carico di due possibili basisti coinvolti nell’aggressione finì archiviata per mancanza di prove. Ignoti ancora mandanti ed esecutori materiali.
Nei mesi scorsi Martino Ceravolo ha depositato un’istanza alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro per conoscere lo stato delle indagini, perché le speranze sono riposte in un nuovo collaboratore di giustizia già coinvolto nella faida; si pensa possa rivelare la verità su chi ha tolto la vita a Filippo, almeno così si potrà dare un senso alla perseveranza della famiglia nella ricerca dei responsabili.
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