Nel 1987 Giuseppe Rechichi era un semplice ma appassionato insegnante di matematica e fisica, di 48 anni, che ricopriva anche il ruolo di vicepreside nella scuola in cui insegnava. Per questo la comunità di Polistena rimase sconvolta quando, il 4 marzo, si diffuse la notizia del suo omicidio davanti la scuola, proprio mentre si stava dirigendo, come tutte le mattine, a lezione.
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alle persone meno note uccise dalla mafia e il cui numero cresce di anno in anno. Dal 1961 si contano circa 1031 vittime innocenti.
Nel 1987 Giuseppe Rechichi era un semplice ma appassionato insegnante di matematica e fisica, di 48 anni, che ricopriva anche il ruolo di vicepreside nella scuola in cui insegnava, l’istituto magistrale di Polistena, in provincia di Reggio Calabria. Non era un uomo impegnato politicamente, era marito e padre, che dedicava tutto il suo tempo al lavoro, ai suoi studenti e alla sua famiglia. Nessuna posizione dichiarata, nessuna lotta sociale.
Per questo la comunità di Polistena rimase sconvolta quando, il 4 marzo, si diffuse la notizia dell’omicidio del professore davanti la sua scuola, proprio mentre si stava dirigendo, come tutte le mattine, a lezione.
Un proiettile, sparato da un giovane con casco integrale su un motorino rosso, l’ha colpito alla schiena, lasciandolo agonizzante sul selciato.
Ma di certo la pallottola non era diretta a lui, nessuno voleva la morte di Giuseppe.
L’obiettivo dell’attentato, probabilmente, era il direttore della Banca Popolare di Polistena, istituto cooperativo con all’epoca un giro di circa 100 miliardi di lire all’anno, che aveva per clienti piccoli risparmiatori, artigiani, imprenditori, contadini e pensionati. Un obiettivo d’interesse per gli ‘ndranghetisti, che già in altre occasioni avevano messo a repentaglio la vita del direttore di banca, con una carica di tritolo rimasta inesplosa, o con l’auto bruciata.
Quella mattina di marzo a farne le spese è stato Giuseppe Rechichi, un uomo innocente, che ha avuto l’unica colpa di incrociare il suo percorso con un killer in motorino che non è mai stato identificato.
La famiglia, per dare un senso a una morte avvenuta per errore, ha chiesto e ottenuto l’intitolazione a lui della scuola dove insegnava e ha fondato un’Associazione Culturale Antimafia che promuove ancora oggi momenti formativi all’interno delle scuole con gli alunni
Nel 2017 si è tenuta a Polistena una commemorazione per il trentennale dell’omicidio, cui hanno preso parte non solo le autorità del paese e le cariche religiose, ma anche i vecchi alunni del professore, per ricordare la dedizione e l’impegno che il professor Rechichi metteva, tutti i giorni, nel suo lavoro con i giovani.
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