Nel corso della conversazione telefonica Cappellano Seminara informava Silvana Saguto che era stata approvata la legge sui compensi agli amministratori giudiziari, da lui ritenuta un “fallimento”. Silvana Saguto assecondava e condivideva il disappunto espresso dal suo interlocutore ma lo rassicurava prospettando un escamotage per aggirare la legge
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alla vicenda di Silvana Saguto, la giudice del Tribunale di Palermo che gestiva i beni sequestrati alla mafia finita al centro di un’indagine partita nel 2015 dalla procura di Caltanissetta. Nella condanna di primo grado i magistrati hanno accertato scambi di favori e di soldi tra la Saguto, avvocati e amministratori giudiziari.
È sintomatico come i dubbi fino a quel momento insinuati dalla stampa sull'intreccio dei rapporti e sulle cointeressenze economiche tra la Saguto e Cappellano Seminara, con il coinvolgimento diretto di Lorenzo Caramma, abbiano trovato esatta conferma già sin dalle prime captazioni del mese di maggio 2015.
Ciò fa comprendere come tali rapporti e cointeressenze sicuramente preesistessero all'inizio delle operazioni tecniche di ascolto cd anzi fossero già da tempo consolidati e ben strutturati.
Nel corso della conversazione telefonica del 9 maggio 2015 Cappellano Seminara informava Silvana Saguto che era stata approvata la legge sui compensi agli amministratori giudiziari, da lui ritenuta un "fallimento” («niente, un fallimento, considera come amministratori giudiziari ci danno il 50 per cento in meno della tabella dei curatori fallimentari sostenendo che il nostro lavoro non è complesso»).
Cappellano Seminara si riferiva allo schema di regolamento, approvato in esame preliminare dal Consiglio dei Ministri, recante disposizioni in materia di modalità di calcolo e liquidazione dei compensi degli amministratori giudiziari iscritti all'albo.
Aggirare la nuove legge
Lo schema di decreto assumeva come modello di riferimento la disciplina regolamentare in materia di determinazione del compenso spettante al curatore fallimentare e al commissario giudiziale nella procedura di concordato preventivo, adattando i parametri di liquidazione previsti in sede fallimentare alle specificità proprie della disciplina in materia di misure di prevenzione.
Silvana Saguto assecondava e condivideva il disappunto espresso dal suo interlocutore in relazione alla riduzione dei compensi spettanti in sede di liquidazione agli amministratori giudiziari (“... ma sono pazzi...”) e rassicurava il suo interlocutore prospettando un escamotage per aggirare il nuovo limite (“ .. va beh, noi cercheremo il più possibile di compensare con le società chiaramente ...”), alludendo chiaramente alla possibilità di incrementare i compensi di amministratore giudiziario con quelli previsti per la carica di amministratore delle singole società sottoposte a sequestro.
I due interlocutori chiudevano la conversazione augurandosi che «la cosa di Francesca vada a buon fine».
Come si spiegherà meglio oltre "la cosa di Francesca" non era altro che l'interessamento del Prefetto di Palermo, Francesca Cannizzo, amica della Saguto, per "avvicinare" – mediante l'organizzazione di una cena presso l'Hotel Brunaccini di Cappellano Seminara - Giuseppe Barone, consigliere del Cga e membro del collegio che avrebbe dovuto decidere la controversia in appello riguardante la parcella di più di cinque milioni di curo liquidata dalla stessa Saguto a Cappellano Seminara nell'ambito della procedura di prevenzione "Sansone", parcella che Cappellano Seminara aveva difficoltà a riscuotere.
Si tratta indubbiamente di una conversazione fortemente indicativa dell'esistenza di cointeressenze tra i due imputati.
Non convince, in senso contrario, la spiegazione che Silvana Saguto ha cercato di dare al contenuto di questa conversazione, laddove, nel corso del suo esame, ha spiegato che temeva che la contrazione dei compensi degli amministratori giudiziari avrebbe portato alla difficoltà di reperire professionisti disponibili a svolgere detta funzione.
Anzi, la Saguto e Cappellano Seminara erano ben consapevoli che non mancavano amministratori giudiziari che svolgessero tale funzione per compensi più contenuti, come emerge dalla stessa conversazione, laddove i due interlocutori così si esprimevano:
Cappellano: sì, sì. Poi trovi uno come Piero che ti dà 1,000 euro ...
Saguto: Va beh, Piero è cosi comunque, difatti qua non è questione di masse e non masse.
Cappellano: Sì. Seniti ...
Saguto: Quello è ridicolo!
Cappellano: Si, si, assolutamente ridicolo, assolutamente ridicolo!
Saguto: Va beh, noi cercheremo il più possibile di compensare con le società chiaramente.
Le “scarse” parcelle trapanesi
In questa conversazione, Cappellano Seminara faceva riferimento a Piero Grillo, Presidente della sezione delle misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, che evidentemente era solito liquidare parcelle di molto inferiori a quelle cui lui era abituato.
Il 10 luglio 2015, poi, la Saguto aveva occasione di parlare in ufficio con Cappellano Seminara della questione relativa all'incarico del marito presso la procedura Butitta del Tribunale di Palermo, in relazione alla quale era stata sollecitata da Natoli e da Di Vitale, e gli suggeriva di trovare "un modo elegante" per risolvere il problema, ovvero quello di dire "che l'incarico finisce perché non
serve più questa figura professionale".
Cappellano Seminara conveniva con questa soluzione e rassicurava la Saguto che non avrebbe mai sostituito Lorenzo Caramma nell'incarico presso la procedura Buttitta, in maniera tale da rendere verosimile la soluzione prospettata dalla Saguto.
Questo lo stralcio della conversazione ambientale captata:
SILVANA - e allora ...
GAETANO - io ho mandato la lettera
S!L VANA - Intanto devi ... ieri abbiamo parlato con Natoli.
GAETANO - eh!
SILVANA - Lorenzo deve uscire dall'incarico.
GAETANO - sì?!
SILVANA - si, dobbiamo trovare un modo elegante, nel senso che bisognerà dire che l'incarico finisce perché non serve più questa figura professionale
GAETANO - è un casino
S!L VANA - quindi tu non lo sostituisci subito
GAETANO - non lo sostituisco completamente
SILVANA - lui ha finito, non serve più!
GAETANO - e nelle altre?
SILVANA - le altre non c'entra, p.s. Palermo non ne abbiamo neanche parlato e non si avvalla! Palermo ... , fuori Palermo ... , Pignatone stesso non c'entra niente... lo so pure io!
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