La misura era stata proposta per far fronte ai disagi della pandemia: sono arrivate quasi 400mila domande, ma solo 42mila saranno accolte. Secondo il presidente dell’Ordine degli psicologi e l’ex deputato Filippo Sensi serve una riforma strutturale per la cura della salute mentale. Più del 40 per cento delle domande arriva dai giovani. E la grande maggioranza dalle donne
Una mole di domande inaspettata, a cui solo in piccola parte si potrà dare risposta. È la realtà del bonus psicologo, una misura pensata per far fronte ai disagi e alle incertezze provocati dalla pandemia. Delle quasi 400mila domande arrivate nell’apposito portale dell’Inps si stima che solo 42mila circa saranno accolte. Se, dunque, i fondi stanziati dal governo Draghi, benché rimpinguati dal decreto Aiuti bis, non saranno sufficienti a rispondere ai bisogni dei cittadini, rimane il problema di tutti quelli che, richiedendo il bonus, hanno manifestato il loro disagio.
I numeri
Il termine per la presentazione delle domande è scaduto il 24 ottobre e l’Inps non ha ancora reso noti i dati definitivi sul numero di richieste ricevute. L’ultima rilevazione ufficiale è del 17 ottobre 2022. Allora le domande erano 336.441, ma, come rivelato dalla dirigente Inps Maria Sciarrino a Radio 1, al 21 ottobre erano già aumentate di circa 40mila unità arrivando a quota 375mila.
È dunque probabile che alla fine le domande abbiano sfiorato quota 400mila. In ogni caso, tornando agli ultimi dati ufficiali diffusi, delle 336mila richieste di sussidio 233.235 vengono dalle donne, il doppio rispetto a quelle pervenute da parte degli uomini, ovvero 103.206.
«Questo dato ci dice due cose: la prima è che le donne, cui la società affida il carico maggiore dei compiti di cura, hanno fatto più fatica durante la pandemia. La seconda è che emerge ciò che più studi internazionali hanno dimostrato: per ragioni culturali e sociali le donne sono più propense degli uomini a richiedere supporto», dice il presidente dell’Ordine degli psicologi, David Lazzari.
I giovani
Altro dato che merita attenzione è quello relativo alla fascia anagrafica da cui proviene la maggior parte delle richieste, ovvero quella tra i 19 e i 35 anni. Sono il 43,8 per cento del totale (147.331) i giovani in questa fascia di età che hanno fatto domanda per il sussidio, a cui si aggiunge un 14,86 per cento di richieste provenienti da minorenni.
Se è incontrastabile il fatto che i giovani siano quelli ad aver pagato il prezzo più ampio per la pandemia, lo è anche il fatto che grazie alla loro spinta la società nel suo complesso, come ci dice ancora Lazzari, «ha preso consapevolezza dell’importanza della salute mentale e non associa più i problemi psicologici a vergogna e debolezza. Si è arrivati a capire che se si percorre una strada è più facile cadere. Le fragilità insomma vanno rapportate alle situazioni della vita».
E aggiunge che molto in quest’opera di rivolgimento culturale è stato fatto dalle testimonianze di persone famose. «Se l’atleta che alle olimpiadi vince la medaglia dice che ha chiesto aiuto per disagi psicologici, anche io legittimerò le mie fragilità». Bisogna investire, conclude Lazzari, «sui servizi di prossimità, perché se il disagio è trattato precocemente e si punta sulla resilienza si evita che questo si trasformi in malattia».
Il futuro del bonus
Le risorse non basteranno però a rispondere alle esigenze di tutti. Filippo Sensi, ex parlamentare dem e tra i principali sostenitori del bonus, sottolinea che «i numeri hanno dimostrato che questa è una misura sottofinanziata, ma che intercetta un bisogno reale e può dunque dirsi una misura venuta bene».
«È vero, servono investimenti strutturali sulla salute mentale e non solo misure tampone, ma questo sussidio dimostra che la politica ha un nuovo impegno preso con la salute mentale». L’ex deputato Pd spera che «chi è in parlamento provi a trovare margini nella legge di bilancio per mettere a disposizione del bonus nuovi fondi. Sono certo che i rappresentanti del mio partito lo faranno».
Ciò che andrebbe fatto è «sottrarre il bonus all’emergenzialità e renderlo strutturale» come accaduto per il bonus cultura istituito nel 2014 e ancora assegnato ai diciottenni. Sensi è sicuro che il consenso su questo sia bipartisan visto che tutti i partiti hanno votato a favore del sussidio durante la scorsa legislatura. La deputata di Fratelli d’Italia, Teresa Bellucci, che nella scorsa legislatura ha sostenuto il bonus, ha fatto sapere tramite il suo portavoce che per il momento preferisce non rilasciare dichiarazioni: «Siamo in attesa degli ultimi accorgimenti per l’avvio dei lavori».
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