Nel giro di poche ore quattro stretti collaboratori hanno abbandonato il primo ministro inglese a causa del montare delle pressioni su di lui, dopo il rapporto sulle feste tenute da Johnson nella sua residenza durante il lockdown
Quattro stretti collaboratori del primo ministro inglese Boris Johnson si sono dimessi nel giro di poche ore a causa delle crescenti pressioni sul premier. È accaduto dopo la presentazione del rapporto di Sue Gray, la funzionaria indipendente che indaga sulle feste che Johnson ha tenuto al numero 10 di Downing Street, in pieno lockdown. In seguito al rapporto che parla di «comportamenti non giustificabili» e fallimenti di leadership e di giudizio, sono cresciute le pressioni su Johnson, specie da parte degli oppositori laburisti, perché si dimettesse.
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Ha dato le dimissioni Munira Mirza, stratega e collaboratrice di Johnson da oltre 14 anni, dopo che il premier aveva rivolto una battuta, da lei definita «scurrile», al capo dell’opposizione laburista, Keir Starmer che aveva esortato i Tory a smetterla con «questa farsa» . Dopo Munira Mirza si è dimesso anche il capo delle Comunicazioni Jack Doyle, affermando che «le ultime settimane hanno avuto un impatto terribile» sulla sua vita familiare, ma che aveva sempre avuto intenzione di andare via, già dopo i primi due anni di collaborazione.
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Lo stesso hanno fatto il capo dello staff Dan Rosenfield, che ha consegnato le sue dimissioni rimanendo in carica fino a che non si troverà un sostituto, e il segretario privato Martin Reynolds, anche lui coinvolto nei party del lockdown.
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La battuta che Johnson ha rivolto al suo oppositore Keir Stamer, e che ha scatenato le dimissioni della sua stretta collaboratrice Munira Mirza riguardava il lavoro di pubblico ministero svolto dal leader laburista precedentemente. «Ha trascorso la maggior parte del suo tempo – aveva detto Johnson – a perseguitare i giornalisti invece di Jimmy Savile», un conduttore della Bbc, che in 50 anni ha violentato oltre 200 vittime, per la maggior parte minorenni.
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