«Abbiamo sempre denunciato i suoi conflitti d’interesse, il blind trust cieco che ha creato e anche quello stile padronale che lo caratterizza. Poi quando Domani ha iniziato a rivelare le criticità del suo modus operandi, abbiamo anche convocato un consiglio comunale straordinario in cui si è strenuamente difeso. Allora gli abbiamo domandato: “Se sei a posto così, perché non quereli chi ti attacca?” Non l’ha mai fatto e un motivo ci sarà». Per Giuseppe Saccà, capogruppo del Partito democratico in consiglio comunale a Venezia, non c’è nulla di nuovo sotto il sole.

La maxi operazione del nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza lagunare che vede il sindaco Luigi Brugnaro indagato proprio per la corretta gestione del blind trust ha confermato quanto si temeva. «Un sistema marcio che, per la prima volta a Venezia, coinvolge l’intera macchina amministrativa», prosegue Saccà. 

La posizione del consigliere dem è quella di tutta l’opposizione, condivisa dal Pd provinciale, regionale e comunale che chiede le dimissioni immediate del primo cittadino di Coraggio Italia accusato, pur senza esser stato raggiunto da alcuna misura cautelare, di corruzione.

Da parte di Brugnaro, tuttavia, non sembra profilarsi neanche lontanamente l’idea di un passo indietro. «Si va avanti», è il messaggio fatto filtrare dal suo avvocato, Alessandro Rampinelli, e che, tra le altre cose, risulta essere diametralmente opposto a quello dell’assessore alla Mobilità, Renato Boraso, che, agli arresti nell’ambito della stessa inchiesta, ha appena ufficializzato il suo “ritiro” dalla giunta. Dimissioni, queste ultime, rese note dal difensore Umberto Pauro, a seguito dell’incontro col politico recluso nel carcere di Padova.

«VIA BRUGNARO DALLA LAGUNA»

Eppure anche i cittadini, che mercoledì 17 luglio hanno manifestato davanti al Comune di Venezia, chiedono che il sindaco cessi dal suo incarico. «Dimissioni, dimissioni, via Brugnaro dalla laguna», è il grido, quasi unanime, della comunità. «Dopo la notizia dell’operazione – dice a Domani Saccà -, abbiamo chiesto anche il blocco immediato delle attività delle commissioni consiliari: avremmo sperato che nel consiglio di mercoledì Brugnaro si palesasse per riferire sulla vicenda, ma così non è stato e di conseguenza abbiamo abbandonato l’aula».

E la stessa atmosfera incandescente c’è stata questa mattina nel secondo consiglio comunale. «Anche stavolta abbiamo reiterato le nostre richieste – continua Saccà -. Pretendiamo che si tenga un consiglio straordinario a cui il sindaco, per il bene della città, non potrà sottrarsi e, ancora, che si vada subito al voto. Siamo stanchi di un primo cittadino che scappa».

Intanto nella nota che Brugnaro ha inviato alla sua maggioranza, a seguito del terremoto giudiziario che ha colpito Venezia, c’è una rassicurazione: «Riferirò sulle questioni di natura politica e amministrativa in un prossimo consiglio comunale». A quale consiglio comunale ci si riferisca, almeno a livello di tempistiche, non è però dato sapere. E la stessa maggioranza, in base a quanto trapela, è “chiusa” nel suo silenzio. Nessun consigliere comunale, in quota Lega, sarebbe d’altronde intervenuto durante i lavori per ufficializzare “fiducia” e sostegno a Luigi Brugnaro. «Unico intervento? Quello di un consigliere di Fratelli d’Italia», chiosa Saccà.

LE OPPOSIZIONI

A chiedere, inoltre, le dimissioni del sindaco Brugnaro anche gli altri gruppi politici d’opposizione. Non solo Pd, con la richiesta congiunta da parte dei segretari rispettivamente comunale, provinciale e regionale Monica Sambo, Matteo Bellomo e Andrea Martella. Ma anche il Movimento Cinque Stelle con la capogruppo in consiglio regionale Erika Baldin che non usa mezzi termini.

«Se Brugnaro volesse davvero bene a Venezia e ai veneziani, avrebbe già rassegnato le sue dimissioni. Ma non penso lo farà», dice la pentastellata. E a farle eco anche Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera: «Aspettiamo gli esiti delle inchieste. Tuttavia l’ipotesi dell’accusa è corruzione: la peggiore per chi amministra la res pubblica. Venezia va tutelata nelle sue meraviglie e fragilità, ed ha bisogno di una nuova guida politica».

L’EX SINDACO CACCIARI

A commentare la vicenda Brugnaro è anche l’ex sindaco di Venezia dal 1993 al 2000 e dal 2005 al 2010, Massimo Cacciari. Voce fuori dal coro anche in questo caso. «Perché Brugnaro dovrebbe dimettersi? Non è lui l’arrestato», dice il filosofo. Che, pur sottolineando di non aver «seguito quanto accaduto negli ultimi giorni», dichiara a Domani di aver «conosciuto Brugnaro quando ero primo cittadino e di non aver riscontrato alcun profilo di illegalità». «Vale lo stesso – continua Cacciari – per l’assessore Boraso, presidente del consiglio ai tempi del mio mandato». «Una cosa è il piano politico e molte azioni di Brugnaro, vedasi il ticket per Venezia, sono discutibili; un altro quello giudiziario. Ripeto – conclude Cacciari – nei suoi confronti non ho mai nutrito alcun sospetto».

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