«Faremo di Caivano un modello per la nazione intera ed esporteremo quel modello in molte altre Caivano d’Italia. Faremo vincere lo Stato sulla criminalità organizzata, sul degrado e sulla rassegnazione». Con queste parole, il 28 maggio scorso, Giorgia Meloni inaugurava il centro sportivo “Pino Daniele”.

L’obiettivo era – secondo un mantra ripetuto da diversi esponenti di governo – “bonificare” il Parco Verde di Caivano utilizzando lo sport come antidoto contro la malavita. Il centro “Pino Daniele” sorge infatti dalle ceneri dell’ex “Delphinia”, un complesso di circa cinque ettari devastato da anni di abbandono e diventato simbolo di tutto ciò che non funzionava (e non funziona) nella città a nord di Napoli.

Da discarica a cielo aperto e luogo di ritrovo per spacciatori, l’area è stata completamente trasformata dopo l’allarme lanciato dal parroco del Parco Verde, don Maurizio Patriciello, a fine agosto del 2023, periodo in cui venne alla luce l’orribile violenza perpetrata da un branco di ragazzini su due ragazze, cugine, di 10 e 12 anni. Con una spesa di circa 9 milioni di euro, la piscina dove a lungo si è creduto fossero avvenuti gli stupri (che in realtà si erano verificati in un’altra area degradata della città) è stata riqualificata e sono stati realizzati campi di tennis, padel, bocce, calcio a cinque, atletica leggera e arrampicata sportiva.

Un centro per pochi

Il tutto è stato poi affidato ai tecnici della società Sport e Salute, partecipata dal ministero dell’Economia e delle Finanze e braccio operativo del dipartimento per lo Sport. Il presidente, Marco Mezzaroma, aveva assicurato: «Questo centro non è solo per i caivanesi, è dei caivanesi».

A distanza di tre mesi, quella che sembrava una garanzia di coinvolgimento per le associazioni del territorio si è però trasformata in una promessa vuota. Il centro, gestito dalle Fiamme Oro della Polizia di Stato, è accessibile solo a privati che pagano abbonamenti tra i 60 e gli 80 euro mensili per i corsi d’acqua o il calcio a 5 e tra i 180 e 360 euro per l’iscrizione semestrale alle arti marziali o all’arrampicata sportiva.

Prezzi non propriamente accessibili per famiglie monoreddito o senza reddito come sono la maggior parte degli occupanti dell’area che negli anni è diventata una delle piazze di spaccio più grandi d’Italia. Ma il centro è, al momento, inaccessibile, fatto spesso ignorato dai media, anche a quel ceto medio che, a Caivano, è attivo in associazioni culturali o sportive.

Squadre eccellenti escluse

Ne è un esempio la Caivano Runners che, nota a livello nazionale nell’atletica leggera, non si è mai allenata sulla pista da corsa del centro. O ancora: l’associazione di sport dilettantistico Tennis Campiglione, attiva in città dal 1978, che non può usufruire dei nuovissimi campi da tennis e padel. «Ci siamo illusi. Pensavamo che avrebbero aperto le porte anche a noi, che da anni operiamo sul territorio offrendo ai ragazzi un’alternativa alla strada. Così non è stato», racconta il suo presidente Enrico Ponticelli.

Ogni anno, l’asd affitta due campi da tennis di proprietà dell’Ordine dei Carmelitani. Quei campi spesso, però, non sono sufficienti a coprire le tante richieste degli atleti. «Quando abbiamo chiesto se potevamo usare il centro Pino Daniele, ci è stato detto che non potrà essere aperto a nessuna asd esterna. La beffa», dice Ponticelli con amarezza, «è che spesso mandiamo a casa gli atleti, mentre i campi del centro restano vuoti».

Ancora più critica è la situazione della Jirafa Basket Caivano, con circa 150 atleti locali, e della Phoenix Volley Caivano, che la scorsa stagione ha sfiorato la promozione in B2 femminile e conta più di 400 atleti iscritti. «Fino a giugno scorso entrambe le associazioni si allenavano nelle scuole della città», spiega Luigi Dell’Aversano, presidente della Phoenix Volley, «ma da luglio quelle palestre sono state dichiarate inagibili».

Che le scuole di Caivano non fossero in buono stato è cosa risaputa, ma non si ha ancora una reale contezza di quali e quanti siano gli interventi necessari. In passato, la politica tendeva a “chiudere un occhio”, concedendo certificati di agibilità anche di fronte a irregolarità di natura tecnica o burocratica e – non di rado – sfruttando l’opacità del sistema per interessi personali.

Ora la triade commissariale, insediata a governare la città dopo lo scioglimento della passata amministrazione per infiltrazioni camorristiche, ha giustamente deciso di intervenire. «Quando siamo arrivati, abbiamo trovato mille questioni aperte nel totale caos amministrativo. Per quanto riguarda le scuole, abbiamo quindi avviato le procedure per mettere a norma le palestre, ma sono processi lunghi, complicati e spesso portati avanti senza il personale adeguato», ci racconta il prefetto Filippo Dispenza. Il paradosso è che, nel ripristino della legalità, a farne le spese non sarà chi per anni non ha saputo garantire la sicurezza di quegli spazi: ma gli atleti che non potranno più praticare sport.

Anche il commissario straordinario di governo, Fabio Ciciliano (da qualche mese a capo anche della Protezione civile), è a conoscenza della situazione e conferma che il comune ha avviato i lavori per mettere in sicurezza le scuole di Caivano. Il 21 agosto è stato pubblicato un bando per trovare un tecnico che rilasci i necessari certificati di agibilità per gli edifici scolastici.

Il 5 settembre, in un incontro presieduto dal prefetto di Napoli, Michele Di Bari, si è discusso del programma per le manutenzioni più urgenti sui 12 plessi comunali, con circa 400.000 euro finanziati dal ministero dell’Interno. Martedì 10 settembre, si è infine tenuta una riunione con i rappresentanti delle associazioni per discutere delle possibili soluzioni. Agli atleti è stato garantito che una delle palestre scolastiche utilizzate fino a giugno tornerà agibile entro la metà di ottobre.

«Ma perché così tardi?», si domandano le associazioni, che – nonostante le rassicurazioni – temono di saltare un’intera stagione. «Finché il tempo è buono, ci stiamo allenando all’aperto, in spiaggia o nei parchi, ma a breve non sapremo più come fare», si sfoga ancora il presidente della Phoenix Volley. «Se ce lo avessero detto prima, avremmo cercato delle alternative», spiega Dell’Aversano, «ma ora tutti i campi sono occupati. Ci sono più di quattrocento ragazzi che scalpitano perché vogliono allenarsi: qualcuno avrà pazienza, qualcuno vuole protestare, ma temo che altri li perderemo. E, qui a Caivano, il rischio è di non riprenderli più».

L’antidoto sembrerebbe a portata di mano: concedere anche alle associazioni del territorio l’uso degli spazi del centro Pino Daniele. Il prefetto Dispenza si è detto certo delle capacità di intermediazione del commissario Ciciliano e fiducioso che una soluzione possa essere presto trovata. Del futuro del centro sportivo “Pino Daniele”, però, nel corso delle riunioni non si è parlato. «È tutto un teatrino», dice il presidente dell’ Asd Tennis Campiglione, «la politica continua a disinteressarsi dei problemi della gente».

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