Il leader di Azione è in corsa per il Campidoglio dal 12 ottobre. I suoi piano però sono messi a rischio dalla notizia della candidatura dell'ex ministro dell'Economia
Il leader di Azione e candidato al Campidoglio dallo scorso ottobre, Carlo Calenda, non ha preso bene la decisione del Partito democratico di candidare alle prossime comunali a Roma Roberto Gualtieri, l'ex ministro dell'Economia e delle Finanze del governo Conte 2. La reazione su Twitter è stata immediata: «Ci confronteremo alle urne», ha cinguettato, tuttavia la rottura con il Pd è evidente.
Cos'è successo in questi mesi
Calenda aveva annunciato la sua corsa al Campidoglio lo scorso 12 ottobre. Da allora, come ricorda lui stesso, si è attivato per incontrare «oltre 500 associazioni di cittadini e valutare lo stato della città quartiere dopo quartiere».
Ma andiamo per gradi. Subito dopo il suo annuncio, il leader di Azione aveva chiesto al Pd di sostenerlo, nonostante avesse rinunciato a presentarsi alle primarie che il partito dell'ormai ex segretario Nicola Zingaretti aveva «giurato» di voler fare. Calenda non ne era convinto. Come avrebbero fatto i cittadini ad andare alle urne in piena pandemia? Probabilmente, però, nemmeno i parlamentari del Pd erano convinti su di lui, visto che strizzava l'occhio anche alla destra.
Per mesi infatti l'ex ministro ha corteggiato Mara Carfagna di Forza Italia, affinché prendesse le redini di un ipotetico gruppo parlamentare di Azione. Un'idea morta ancor prima di nascere, o più semplicemente dimenticata in fretta da Calenda.
Ma il problema per la sua candidatura, già da ottobre, era un altro ed è probabile che derivi proprio da questo la delusione di oggi: l'appoggio del Movimento 5 Stelle, che non c'era e che ora, invece, potrebbe esserci per appoggiare Roberto Gualtieri.
Il nome dell'ex ministro dell'Economia circola da febbraio nei corridoi del Nazareno, ma Calenda – in modo un po' contraddittorio – aveva inizialmente dichiarato di essere disposto a fare un passo indietro nel caso dell'ascesa dei «pesi massimi» del centrosinistra. Successivamente, però, ha detto che non avrebbe rinunciato. E continua in solitaria proprio su questa linea.
Gli ultimi sondaggi della società di analisi e valutazioni Izi Metodi risalgono a novembre. Allora, i numeri dicevano che Calenda avrebbe vinto contro Virginia Raggi, pur senza dare un valore aggiunto alla coalizione.
Nel frattempo, è proseguita la corsa sui social, dichiarazione dopo dichiarazione. A dicembre, Calenda ha fatto sapere di aver telefonato al dimissionario Zingaretti ben «170 volte, mi dice che dobbiamo lavorare a una coalizione ma non capisco ancora cosa voglia fare».
Il rapporto con il Pd è complicato, ma lui si dichiara indipendente «dalle scelte altrui». L'indecisione c’era perché, almeno prima, il Pd voleva correre con i 5 Stelle, per ripetere la coalizione di governo anche in Campidoglio. Ma le cose sono cambiate, sia a Palazzo Chigi, sia al Nazareno. Ora la scelta è in mano al neo segretario Enrico Letta.
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