Gesuita come papa Francesco, di cui è un alleato, è un moderato che per anni ha avuto un ruolo centrale nella Congregazione per la dottrina della fede, l’organo ecclesiastico che si occupa degli abusi su minori.
Luis Francisco Ladaria Ferrer è un cardinale della chiesa cattolica, fedelissimo di papa Francesco e, come ha raccontato Domani, è stato coinvolto in diversi insabbiamenti di violenze e abusi su minori da parte di sacerdoti.
In almeno due occasioni, Ladaria ha inviato lettere a vescovi italiani e cardinali francesi invitando ad «evitare scandalo pubblico» dopo la scoperta delle molestie.
Gesuita e cardinale
Francisco Ladaria nasce nel 1944 a Manacor, sull’isola spagnola di Maiorca. Nel 1966 diventa un gesuita e pochi anni dopo viene ordinato sacerdote. Dopo aver ottenuto un dottorato in teologia, diviene docente universitario, un ruolo che continuerà a ricoprire per circa 30 anni.
La sua carriera ha una svolta nel 2008, quando papa Benedetto XVI lo nomina segretario della Congregrazione per la dottrina della fede, cioè numero due dell’organo un tempo incaricato della lotta alle eresie e che oggi si occupa della promulgazione e della difesa della dottrina cattolica. La Congregazione si occupa anche dei delitti contro la fede, tra cui negli ultimi anni è diventata centrale la violazione del del sesto comandamento (quello contro l’adulterio), trasgredito dai sacerdoti che abusano di minori.
Dopo l’elezione al soglio di papa Francesco, gesuita come lui, la carriera di Ladaria avanza ancora. Nel 2017 viene nominato prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, cioè numero uno dell’organizzazione. L’anno dopo viene creato cardinale.
Un tradizionalista
Ladaria è descritto come un “tradizionalista” dal punto di vista teologico. Non appartiene alla schiera dei conservatori che criticano papa Francesco, anzi: è un suo alleato, ma non è nemmeno un riformatore progressista. «Non mi piacciono gli estremisti – aveva detto in un’intervista di qualche anno fa – sia quelli progressisti che quelli tradizionalisti».
Nel 2016 è stato nominato da papa Francesco a capo di una commissione incaricata di studiare la questione del diaconato femminile, un ordine inferiore a quello di presbitero (cioè i sacerdoti veri e propri) ora è riservato ai maschi, ma che secondo alcuni un tempo era aperto anche alle donne.
La commissione guidata da Ladaria ha espresso parere contrario sul tema, sostenendo che il diaconato femminile agli albori della chiesa non fosse un’effettiva parificazione tra diaconi maschi e femmine, ma una sorta di ordinazione di grado inferiore. In un articolo pubblicato dall’Osservatore romano, Ladaria ha scritto che chi parla di sacerdozio femminile «crea solo confusione nella testa dei fedeli».
Le lettere
I momenti più controversi nella carriera di Ladaria hanno a che fare con il suo ruolo nella Congregazione per la dottrina della fede. Nel marzo 2012, Ladaria firma insieme all’allora prefetto della Congregazione, il cardinal William Levada, un decreto di condanna allo stato laicale per Giovanni Trotta, un sacerdote che risiedeva vicino Foggia e accusato di abuso su minori.
Nel decreto è scritto esplicitamente che la condanna di Trotta non deve «generare scandalo ai fedeli». Il caso rimane sotto silenzio, Trotta diventa allenatore di una squadra di calcio giovanile e abuserà di una dieci bambini tra gli 11 e i 13 anni. Dopo la denuncia dei genitori è stato condannato a vent’anni di carcere in appello.
La seconda lettera, mai interamente pubblicata fino ad oggi, risale al 2015 ed è indirizzata al cardinale Philippe Barbarin, vescovo di Lione. La lettera è una risposta a Barbarin che chiedeva istruzioni alla Congregazione sul modo migliore di comportarsi con Bernard Preynat, un sacerdote denunciato per abusi, ma il cui caso era rimasto nascosto per anni.
Ladaria, a nome della Congregazione, ordina ancora una volta di non pubblicizzare il caso. «Eminenza – scrive Ladaria – questa Congregazione, dopo aver studiato attentamente il caso del sacerdote della vostra diocesi, Bernard Preynat, che voi ci avete evidenziato, ha deciso di affidarle il compito di prescrivere le misure disciplinari adeguate, evitando scandali pubblici. Fermo restando che in queste condizioni non può essere affidato un altro ministero pastorale che includa eventuali contatti con i minori».
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