- «Le case, ma quali case. Prima o poi vi sparano in bocca», urlavano in strada i Casamonica mentre provavano a spiegare la titolarità delle ville faraoniche che abitavano. Ville che oggi la divisione anticrimine capitolina ha confiscato su disposizione del tribunale.
- A Roma, a un passo da Morena, Giuseppe Casamonica e la moglie Anna Di Silvio vivevano in via Flavia Demetria in una reggia con piscina, statue e sfarzo.
- Quando chi scrive è andato a chiedere conto di ricchezze e ruolo nel clan, il Casamonica rispondeva con insulti di ogni genere: «Pidocchioso, infame, non ti azzardare più a venire», diceva prima di venire fermato da quattro poliziotti in borghese.
«Le case, ma quali case. Prima o poi vi sparano in bocca», urlavano in strada i Casamonica mentre provavano a spiegare la titolarità delle ville faraoniche che abitavano. Ville che oggi la divisione anticrimine capitolina ha confiscato su disposizione del tribunale.
A Roma, a un passo da Morena, Giuseppe Casamonica e la moglie Anna Di Silvio vivevano in via Flavia Demetria in una reggia con piscina, statue e sfarzo.
Guerino Casamonica, detto Pelè, viveva poco distante dai genitori in una villa in via di Roccabernarda. Quando chi scrive è andato a chiedere conto di ricchezze e ruolo nel clan, il Casamonica rispondeva con insulti di ogni genere: «Pidocchioso, infame, non ti azzardare più a venire», diceva prima di venire fermato da quattro poliziotti in borghese.
Nel giugno 2020, i Casamonica vengono arrestati in un'operazione condotta dalla procura distrettuale antimafia di Roma, Pelè viene condannato a dieci anni nel rito abbreviato e la sentenza riconosce l'associazione mafiosa.
Giuseppe Casamonica è ancora sotto processo mentre Christian Casamonica, altro congiunto, è stato condannato a 8 anni. Oggi è arrivata la confisca di primo grado all'intero patrimonio della famiglia confermando il sequestro già disposto due anni fa.
Il patrimonio d'oro
«Sono nullatenente», urlava Giuseppe Casamonica, classe 1950, precedenti per riciclaggio. Gli inquirenti hanno messo i sigilli a una parte delle sue ricchezze e a quelle della famiglia: conti corrente, beni mobili e immobili, ma anche gioielli e auto.
A Giuseppe Casamonica è stata confiscata la 500 bianca con la quale scorrazzava nelle strade della città, intestata alla figlia Dora, ma anche la villa di Flavia Demetria con 13 stanze, a Roma, un immobile a Monterosi, in provincia di Viterbo, un conto corrente, due anelli con diamante e un crocifisso.
Stessa sorte tocca a Guerino, la sua villa in via di Roccabernarda, con piscina e decorazioni rosse pompeiane, finisce sotto confisca, ma anche un'altra casa a Roma, 15 mila euro sul conto corrente e due girocolli d'oro dal valore di 8 mila euro.
Pelè aveva in frigo bottiglie di champagne quando è stato arrestato, nel giugno 2020, pronte per il suo compleanno, rovinato dall'arrivo della polizia. Tra i beni confiscati anche un orologio Longines dal valore di quasi 2 mila euro.
Lusso e sfarzo per Guerino, detto Pelè, per anni al vertice di uno degli arcipelaghi criminali che compongono la famiglia. A Christian Casamonica, invece, sono state sequestrate quote societarie, diversi rapporti finanziari e polizze di pegni e beni oggetto di pegno (rolex e collane d'oro).
I beni confiscati complessivamente hanno un valore di 20 milioni di euro, ma non rappresentano l'intero patrimonio. Nel novembre 2020 Domani ha dato notizia di una spedizione proprio in una delle ville, oggi confiscate, allora sotto sequestro (la prima fase dell'iter di confisca).
Ignoti erano entrati distruggendo l’intonaco di alcune pareti, ma anche le basi dei camini dell'abitazione, uno al piano inferiore e un altro al piano superiore. Il furto potrebbe essere servito ai Casamonica per recuperare soldi oppure oro, il tesoro del clan, ma potrebbe essere anche un segnale da mandare allo stato. I pentiti hanno raccontato la ricchezza di Pelè, ma anche l'abitudine di nascondere i soldi nelle pareti e nelle basi dei camini.
Due delle tre ville confiscate sono state assegnate per finalità sociali agli enti locali, regione Lazio e comune di Monterosi. Il decreto emesso dalla sezione misure di prevenzione del tribunale di Roma ha disposto la sorveglianza speciale per Giuseppe, Guerrino e Christian.
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