L’ex boss ha presentato due esposti contro la ex moglie, ancora legata al clan. La sua speranza è che il bambino cresca in un ambiente lontano dalla criminalità
Fazzari ha presentato due denunce contro Noemi Ranieri alla quale è stato affidato dal giudice il minore, la ex ha rifiutato il programma di protezione e ha sempre osteggiato la scelta della collaborazione.
Massimiliano Fazzari è stato un collaboratore di giustizia fondamentale nelle inchieste della procura antimafia di Roma contro il clan Casamonica. Un clan che di recente ha subito un ulteriore colpo con la confisca definitiva di alcuni beni appartenenti a uno dei rami della dinastia. In questi giorni Fazzari è tornato a denunciare, ma questa volta la vicenda lambisce solo marginalmente la famigerata famiglia.
Gli esposti hanno come protagonista il destino del figlio del collaboratore, ancora minorenne, affidato dal giudice all’ex compagna di vita di Fazzari. Noemi Ranieri, questo il suo nome, non ha mai accettato la scelta della collaborazione e non ha mai preso le distanze dal clan. Cosa denuncia il pentito?
Cosa rischia il figlio
Gli esposti presentati ai carabinieri sono due, il primo risale a fine gennaio e il secondo a metà febbraio. Fazzari ha denunciato che la sua ex avrebbe portato in treno il figlio verso Roma senza consenso e in contrasto con le disposizioni impartite dal ministero dell’Interno. Il tutto troverebbe conferma in una interlocuzione che Fazzari ha avuto con la dirigente della scuola frequentata dal figlio. Una telefonata dalla quale sarebbe emersa la richiesta di trasferimento presso un istituto romano presentata dalla ex del collaboratore di giustizia. Proprio nella capitale, città feudo dei Casamonica.
Non è l’unico esposto presentato dal pentito, un altro ha riguardato, invece, le ripetute assenze del figlio a scuola, lo stato di abbandono, la difficoltà di vedere il minore. «La nostra posizione è semplicissima, il nostro unico interesse è l’interesse del minore, che sia in una località sicura e dove non corra rischi. Roma non è un luogo sicuro, lo stesso servizio ha rilevato un potenziale rischio», dice l’avvocata di Fazzari, Eleonora Perale.
Nella sentenza di primo grado contro i Casamonica viene ricordato un episodio che racconta le scelte diverse del collaboratore e della sua ex: «Il Fazzari ha, poi, ricordato l’episodio accaduto dopo la decisione di collaborare, prima di parlare con la Direzione distrettuale antimafia, e precisamente quando sua madre era andata a fare un colloquio con lui e nell’occasione c’era Noemi Ranieri fuori che gridava che era un infame e che avrebbe telefonato ai Casamonica e tutti gli zingari sarebbero andati lì fuori a prendersela con sua madre», si legge nelle motivazioni del verdetto che ha condannato gli esponenti della casata anche per mafia.
Un conflitto che ora rischia di coinvolgere ulteriormente anche il minore. Sulle scelte di Ranieri si è soffermata, qualche mese fa, anche la direzione nazionale antimafia che, esprimendo parere favorevole al benefico della detenzione domiciliare per il collaboratore, l’ha indicata come «legata ai Casamonica» osservando che il collaboratore ha reso dichiarazioni convergenti e di «indubbio rilievo». La Dna ha espresso perplessità sugli atteggiamenti del collaboratore, relativi al pericolo di disvelamento del luogo dove è sotto protezione, ma li motiva con un'unica ragione: «La volontà di riprendere i contatti con il figlio, che non riesce ad incontrare con regolarità».
Chi è Fazzari?
Fazzari è cresciuto in una famiglia di ’ndrangheta prima diventare interno a uno dei cerchi criminali dei Casamonica. La sua collaborazione ha fatto crollare il silenzio che circondava il più potente clan autoctono del Lazio, è stato sentito in diversi processi, quello Gramigna, Gramigna bis e anche nell’indagine Tritone contro la ‘ndrangheta radicata nel Lazio.
«Un gruppo di romani davanti ai Casamonica non sono nessuno, anche se sparano, perché quelli sono tanti, sono tanti. Nessuno va a fare una guerra coi Casamonica, perché lo sanno che vanno in perdita. Questi ti si mangiano come i topi di fogna, proprio la stessa cosa, ecco perché ero terrorizzato da solo perché sono tanti, dove vai vai, a Roma senti nomina’ un Casamonica, so’ pieni di fratelli e cugini che si muovono», aveva raccontato ai pm.
Le sue dichiarazioni hanno contribuito a mandare a processo un ramo della famiglia, quello che gestiva a Porta Furba un fortino inaccessibile, covo del clan e piazza di spaccio attiva a tutte le ore del giorno.
Liliana Casamonica, sorella di Giuseppe e factotum di fatto del clan, era fermamente contraria all’ingresso di Fazzari nel clan. E aveva ragione considerando la scelta assunta poi dal boss, che ora prova a rivedere suo figlio per costruire un futuro insieme.
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