Gli agenti coinvolti, le accuse di molestie e lo stato di salute di Hasib. Tutto quello che sappiamo sul caso del giovane disabile precipitato dalla sua casa a Roma durante un controllo della polizia
Sono otto gli agenti che dovranno rispondere alle domande degli inquirenti sul caso Hasib, il 36enne disabile sordomuto precipitato dalla finestra di casa nel quartiere romano di Primavalle dopo un controllo della polizia. Ma cosa è accaduto negli ultimi quaranta giorni? Cosa sappiamo finora?
La vicenda
Lo scorso 25 luglio quattro poliziotti in borghese – tre uomini e una donna – sono entrati nella casa di Hasib dopo diverse segnalazioni degli abitanti del quartiere che lo accusavano di importunare donne e ragazze. Gli agenti hanno chiesto i documenti di identità di Hasib ma poi ci sono dei “buchi neri” nella storia che si conclude con i soccorsi che trasportano l’uomo in codice rosso al Policlinico Gemelli di Roma. Per la sorella di Hasib, anch’essa disabile, non ci sono dubbi, la colpa sarebbe dei poliziotti. La sua versione, che i pm stanno cercando di verificare, rivela presunti pestaggi e umiliazioni: «Lo hanno picchiato con il bastone, hanno iniziato a dargli i calci quando è caduto, Hasib si è chiuso in camera, ma i poliziotti hanno rotto la porta, gli hanno dato pugni e calci per poi buttarlo giù».
Quando gli agenti sono andati via, nell’abitazione c’erano tracce di una colluttazione. «Il fatto, che richiama alla memoria il “caso Cucchi”, preoccupa particolarmente anche a causa dell’inasprimento dell’attuale clima politico. Gli agenti erano sprovvisti di regolare mandato e non avrebbero potuto entrare in casa», denunciano i familiari e gli avvocati della famiglia che hanno presentato la denuncia in procura lo scorso 10 agosto. Tuttavia, la storia è stata resa nota durante una conferenza stampa organizzata alla Camera dei deputati la scorsa settimana dal presidente di +Europa Riccardo Magi con l’associazione 21 luglio.
Le indagini
L’attenzione mediatica posta sul caso ha accelerato le indagini. I procuratori Stefano Luciani e Michele Prestipino del Tribunale di Roma hanno intenzione di ascoltare non soltanto i quattro agenti che hanno eseguito i controlli in casa senza un mandato, ma anche i loro superiori. Le accuse sono di concorso in tentato omicidio e falso ideologico per aver omesso nelle relazioni alcune informazioni importanti della vicenda. Nel frattempo sono stati posti sotto sequestro un bastone e un lenzuolo sporco di sangue che farebbero presagire una colluttazione avvenuta in casa.
Le condizioni di salute di Hasib
A oltre un mese dall’accaduto, Hasib non è più in terapia intensiva ma ha subìto dei danni gravi agli organi interni. In circa quaranta giorni i chirurghi hanno eseguito tre interventi molto delicati per ridurre le fratture degli arti e al viso. Secondo quanto ha detto la madre Fatima a Repubblica suo figlio ha delle lesioni anche a un polmone, alla milza e a un rene. «Non sappiamo ancora l’entità dei danni cerebrali che ha riportato dopo la caduta. Potrebbero essere permanenti», ha detto.
Le accuse di molestie
Secondo l’ipotesi più diffusa in queste ore, i poliziotti si sono recati nella casa di Hasib per verificare la fondatezza delle accuse di molestie commesse da parte del giovane contro le residenti del quartiere.
Accuse sempre più insistenti che avrebbero spinto il 53enne Paolo Soldani, titolare de Er Barone, uno dei bar più conosciuti di Primavalle, a chiedere un incontro con Hasib proprio il 25 luglio. «Sarei dovuto andare giusto quella sera, proprio per parlare con Hasib e dirgli di farla finita una volta per tutte, di smetterla con i suoi atteggiamenti molesti verso le donne del quartiere», dice Soldani, che conosce molto bene la famiglia di Hasib e dice di essere in buoni rapporti con loro, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera.
«Prima che a un branco di 15enni potesse venire l’idea di accoltellare Hasib per strada, rovinando così la vita a lui e a loro, il 24 luglio, la sera stessa del post, quando ho visto Erika al bar (sorella di Hasib ndr.) le ho detto: meglio se domani vengo a parlarci io. Così chiudiamo questa storia per sempre», ha aggiunto Soldani.
Il post a cui fa riferimento è quello pubblicato sul gruppo Facebook Primavalle che contiene oltre cento iscritti e sono abitanti del quartiere periferico di Roma. Nel post una signora chiedeva di prendere provvedimenti contro Hasib dopo averlo accusato di aver importunato la figlia scattandole delle foto.
Il caso è molto delicato, forse si saprà di più dopo che gli inquirenti ascolteranno la versione degli agenti, per ora i famigliari di Hasib sperano in un netto miglioramento delle sue condizioni di salute.
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