Al secolo Gianluca Gori, l’attrice crossdresser, perché veste i panni di una donna, è stata criticata dai Pro Vita e dal senatore leghista Pillon, ma ha ribadito: «Dove trovo qualcosa che stride nel mio cuore mi espongo, e non parlo solo dei temi lgbt, ma anche della violenza sulle donne, dei diritti sul lavoro»
«Dovevo essere la figura scandalosa di questo Festival, ma insomma non mi sembra che ne manchino», ha ironizzato la terza conduttrice del Festival di Sanremo Drusilla Foer. Dopo Ornella Muti e Lorena Cesarini, arriva nella nuova serata di Sanremo 2022 un’altra attrice, che ha già fatto discutere. Foer è infatti una crossdresser, ovvero un uomo che veste i panni di una donna, il suo vero nome è Gianluca Gori: «Sono forse la donnina più normale, sono solo molto alta», ha risposto ai giornalisti.
La storia
Gori, nato a Firenze nel 1967, è un fotografo, pittore, cantante e attore. Il crossdressing non ha nulla a che vedere con le preferenze sessuali o con l’identificazione in un genere, ma ha dato vita al personaggio en travesti che ormai ha preso il suo posto in pubblico.
Il successo di Foer, ricorda Mondadori che ha edito il suo libro Tu non conosci la vergogna, la mia vita eleganzissima, nasce del web con i video in cui Gori interpreta un’anziana e ricca vedova fiorentina: Drusilla Foer.
Nel 2012 è stata chiamata a recitare per Ferzan Ozpetek nel film Magnifica Presenza, passando poi a diventare giudice a Strafactor e personaggio fisso di CR4 - La Repubblica delle Donne.
Anche nelle vesti di Foer si presenta come un’artista. Per il suo personaggio ha raccontato una dettagliatissima esistenza: in Tu non conosci la vergogna, si legge nella presentazione, «racconta i luoghi, gli incontri, i sentimenti e gli appunti di memorie sparpagliate e disordinate di una vita incredibile».
Amadeus, direttore artistico e conduttore di Sanremo, ha deciso di portarla sul palco con lui: «Ho una grande ammirazione per lei, è speciale, è intelligente, è amata. Sono felice sia la terza signora del Festival», ha dichiarato durante la conferenza stampa.
Pro vita e Pillon
Lo scorso 25 gennaio l’associazione Pro vita e famiglia ha organizzato un sit-it davanti alla Rai: «Il canone Rai si sta trasformando in una tassa occulta a favore delle associazioni Lgbt» ha detto Toni Brandi, presidente, che ha aggiunto: «Chiediamo al Presidente Rai Marinella Soldi e all'ad Carlo Fuortes di rassicurare le famiglie italiane, che pagano il canone obbligatorio, sul fatto che quest'anno al Festival di Sanremo non si farà in alcun modo nessun tipo di propaganda gender o Lgbt, come già accaduto in passato».
Il senatore leghista Simone Pillon, che si è battuto strenuamente per affossare il ddl Zan contro l’omostransfobia, si è lamentato assiduamente della sua presenza: «Come avevo già avuto modo di scrivere, Sanremo è diventata da tempo la vetrina delle ideologie antiumane, dal gender alla droga. Ancora non è iniziato, e già i protagonist* (più o meno gender-fluid) - ben pagati a spese dei contribuenti - recitano senza sosta le litanie del pensiero unico».
L’ennesima polemica leghista di questo Sanremo. Foer durante la conferenza stampa prima della puntata ha ribadito che è pronta a prendersi le sue responsabilità per le cause in cui crede: «Dove trovo qualcosa che stride nel mio cuore mi espongo, e non parlo solo dei temi lgbt, ma anche della violenza sulle donne, dei diritti sul lavoro, sono la bandiera di ciò che penso e penso tante, tante cose».
© Riproduzione riservata