La strage di Cutro poteva essere evitata. E a sei indagati è stato notificato l’avviso di conclusione indagine, che potrebbe essere il preludio di una richiesta di rinvio a giudizio per ritardo nei soccorsi, diciassette mesi dopo il naufragio, nella notte tra il 25 e il 26 febbraio 2023, della Summer Love: almeno 98 persone sono morte, tanti i bambini e le bambine, almeno una decina di dispersi e 81 sopravvissuti.

Mentre sono in corso i processi a carico di coloro che vengono ritenuti gli scafisti del caicco partito dalla Turchia che si è schiantato sulla secca a Steccato di Cutro, la procura di Crotone ha chiuso formalmente le indagini a carico dei «corpi istituzionali preposti» per verificare le responsabilità sulla strage. Le sei persone indagate per il reato di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo dovranno ora presentare le loro memorie e in seguito il pubblico ministero deciderà se chiedere il rinvio a giudizio.

Finanza e guardia costiera

Quattro sono gli uomini della Guardia di Finanza indagati: Giuseppe Grillo, capo turno della sala operativa del Comando provinciale della Gdf e del Roan, Reparto Operativo Aeronavale, di Vibo Valentia, Antonino Lopresti, ufficiale in comando tattico al Roan di Vibo Valentia, Alberto Lippolis, comandante Roan di Vibo Valentia, e il colonnello Nicolino Vardaro, comandante del Gruppo aeronavale di Taranto, ufficiale di comando e controllo tattico. Indagati anche due ufficiali di ispezione della Guardia Costiera: Francesca Perfido, in servizio quella notte all'Imrcc di Roma, il centro nazionale di coordinamento di soccorso marittimo, e Nicola Nania, in servizio a Reggio Calabria.

Nella tarda serata del 25 febbraio arriva da Frontex la segnalazione dell’avvistamento di «un natante verosimilmente adibito al trasporto di migranti clandestini (c.d. "target")» in acque internazionali a 38 miglia da Le Castella, frazione di Isola di Capo Rizzuto in provincia di Crotone: è la Summer Love, partita dalla Turchia e con a bordo, secondo le testimonianze, almeno 180 persone. Il meteo è pessimo: mare forza 4, vento burrasca da sud forza 7, con previsioni in peggioramento.

Decisioni sbagliate

Ricevuto il report, però, secondo il sostituto procuratore Pasquale Festa e il procuratore Giuseppe Capoccia, i quattro indagati della Guardia di finanza avrebbero di fatto sbagliato modalità di azione e comunicazioni con la Guardia costiera. Lopresti, per esempio, ufficiale in comando tattico al Roan di Vibo Valentia, «disponeva l'impiego della V5006 sebbene perfettamente conscio della impossibilità per l'unità di navigare o delle difficoltà incontrate a causa delle condizioni meteo marine particolarmente avverse». Lopresti chiedeva anche al Gruppo Aeronavale di Taranto, comandato dal colonnello Vardaro, «il supporto del pattugliatore PV6 - Barbarisi» dal porto di Crotone, «sebbene perfettamente consapevole che il servizio di pattugliamento previsto per quella sera era stato annullato per avverse condizioni meteo». Le attività dei due mezzi, infatti, vengono interrotte dopo poco tempo e senza esito.

È solo la prima di una serie di decisioni che, secondo la procura, avrebbero portato alla mancanza dell’invio, per tempo, dei soccorsi. Grillo, capo turno della sala operativa del Comando provinciale della Gdf e del Roan, riceve l'ordine di avvisare la sala operativa della Capitaneria di Porto per eventuale supporto. Non comunica le difficoltà del pattugliatore Barbarisi e della vedetta V5006, ma alla direzione marittima della Guardia Costiera di Reggio Calabria dice che c’è un’unità della GdF che avrebbe atteso il target. «Per il momento è un'attività di polizia che stiamo valutando noi, ecco», dice Grillo. «Abbiamo là una nostra vedetta che l'attenderà... mare permettendo». In realtà quel mezzo sta rientrando in porto per rifornirsi di carburante.

Al comando delle capitanerie di porto, di fronte al mare grosso e a un meteo in peggioramento, sarebbe dovuto scattare comunque l’allarme, secondo la procura. È la ragione per cui Perfido e Nania, ufficiali della Guardia costiera, sono sotto indagine: sì, possono essere stati indotti in errori di valutazione dalle comunicazioni della Gdf, ma avrebbero dovuto agire comunque, facendo scattare un eventuale evento Sar, Search and Rescue, ricerca e soccorso in mare, con i mezzi adeguati, ovvero quelli della Guardia Costiera, attrezzati, loro sì, per quelle condizioni meteo. Perché anche di fronte al law enforcement, all’operazione di polizia, il salvataggio della vita umana deve essere prioritario.

Responsabilità politiche

A Steccato di Cutro, quella notte, non ci sono mezzi, quindi. Ci sono i pescatori, che cominciano a fare segnali di luce alla Summer Love in avvicinamento. Chi guida il caicco scambia quelle torce per segnali delle forze dell’ordine e decide di scappare. E quella brusca virata porta la barca e il suo carico umano a schiantarsi contro una secca.

«Quanto accaduto a Cutro è il chiaro risultato delle politiche di esternalizzazione della Ue», dice a Domani Valentina Brinis, Advocacy Officer di Open Arms, che, insieme a una quarantina di altre organizzazioni umanitarie a marzo 2023 ha presentato un esposto alla procura di Crotone proprio per fare chiarezza sulla strage.

Molte di quelle ong stanno ora valutando se costituirsi parte civile all'apertura del processo, conferma l’avvocato Arturo Salerni. «Da anni chiediamo che questo approccio cambi e che sia più rivolto alla tutela dei diritti umani di chi si trova ad attraversare le frontiere irregolarmente», prosegue Brinis. «Intanto, però, per il Mediterraneo, è necessario che si prenda atto dell'assenza di una missione navale e aerea che protegga la vita in quel tratto di mare. La chiusura delle indagini su Cutro dice esattamente questo: serve una maggiore responsabilità statale». La prossima settimana Opena Arms partirà con una nuova missione nel Mediterraneo Centrale: «Ci appelleremo alle istituzioni per chiedere maggiore trasparenza, responsabilità e rispetto dei diritti umani», conclude Brinis.

Salvini difende gli indagati

Tante le reazioni della politica, e di unico tenore quelle governative. «Non solo rischiano ogni giorno la loro vita per salvare il prossimo, ma corrono addirittura il rischio di essere arrestati in caso di disgrazia. Il mio incondizionato sostegno e il mio abbraccio a donne e uomini di Guardia Costiera e Guardia di Finanza», dice il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. «Grande rispetto per la magistratura, ne difendo l'operato e l'indipendenza. Allo stesso modo difendo con convinzione l'operato di Guardia di Finanza e della Capitaneria di Porto, certo che hanno sempre agito esclusivamente per il bene pubblico come fanno ogni giorno insieme alle altre forze di polizia», gli fa eco il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti.

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