Quell’edificio vicino alla scuola Grimaldi-Lombardi di Bari per trent’anni è rimasto chiuso. I volti di ragazze e ragazzi degli anni Novanta sorridenti erano solamente dipinti sulla facciata, mentre i giovani del quartiere San Paolo non avevano uno spazio dedicato a loro, che non fosse la scuola o la parrocchia. Il quartiere, nato negli anni Sessanta con il boom demografico, è stato pensato come dormitorio e non prevedeva luoghi di incontro. 

«Quando avevamo dieci anni e passeggiavamo per San Paolo ci chiedevamo se questo edificio fosse una palestra o un auditorium, nessuno di noi aveva pensato che ci potesse essere una biblioteca», racconta Luisa Partipilo, responsabile dello spazio per la cooperativa “I bambini di Truffaut”, un ente del terzo settore radicato nel territorio. Hanno dovuto aspettare di diventare adulti, quei ragazzi di allora, per vedere questo luogo vivere e diventare un presidio sociale e culturale. 

La biblioteca Lombardi ha aperto le sue porte lo scorso gennaio: un edificio di tre piani che può ospitare fino a 20mila volumi, dedicato soprattutto alla letteratura per l’infanzia e per i giovani adulti. Offre poi fumetti, albi illustrati, una selezione di narrativa per adulti e libri in Braille per persone ipovedenti. Organizza laboratori e attività, ed è collegata alla scuola ma ha anche un ingresso indipendente. 

Presidio di cura

Uno spazio luminoso, moderno, accogliente e una frase del regista francese François Truffaut che ricorda qual è il vero orrore, «quello di un mondo in cui è proibito leggere, dunque è proibito conoscere, amare, ricordare». 
«Un presidio culturale di cura, con un’unica valigia degli attrezzi, fatta di cinema, letteratura, scrittura, teatro, che rimetta insieme una comunità disgregata», racconta Giancarlo Visitilli, insegnante della scuola Lombardi e presidente della cooperativa che gestisce la biblioteca. Per Visitilli è il «disinteresse» ad averlo lasciato chiuso per decenni e, precisa, «sono riuscito a compiere 50 anni prima che aprisse». È rimasto l’unico presidio nel quartiere di 30mila abitanti, dopo la chiusura del cinema della zona.

«Ancora oggi i bambini non si aspettano di poter prendere i libri senza pagarli», dice Partipilo, «questo territorio si sta educando da solo alla presenza di questo spazio». Chi abita il quartiere ha subito popolato questo luogo di comunità: «In pochi mesi abbiamo dato circa 1.600 tessere», spiegano Partipilo e Visitilli, e «le stiamo ristampando, perché non sono bastate».

Biblioteche di comunità

Sta cambiando non solo l’utenza, ma in generale il modello di biblioteca. Non è più orientata solo al prestito ma diventa un «soggetto attuatore delle politiche di welfare», spiega Vitandrea Marzano, dirigente del comune di Bari. Presidi di prossimità, di lettura e di promozione culturale. La Lombardi, ad esempio, rimane aperta la sera per accogliere gli studenti universitari. 

Marzano è il responsabile della rete Colibrì, del comune di Bari che conta in tutto undici biblioteche di quartiere, finanziate dall’avviso regionale Community Library, sostenuto dai fondi della politica europea di coesione. «Questi luoghi sono diventati nella maggior parte dei casi una miccia che riesce a innescare processi di rigenerazione sociale, economica e culturale», racconta Anna Maria Candela, dirigente della regione Puglia, dove «in tutto sono stati realizzati 132 presidi di comunità, e saranno tutti operativi entro la fine del 2024».

Per Visitilli però occorre fare qualche passo in più: spera che aumentino le persone e le associazioni che vivono la biblioteca – per questo sta lavorando per fare progettazione insieme ai detenuti in messa alla prova – e, soprattutto, che ci sia lungimiranza da parte delle istituzioni e mantengano questi spazi anche quando i fondi con cui sono stati rigenerati saranno finiti. 


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