Il ministro della cultura durissimo sul suo sottosegretario dopo la pubblicazione delle carte sui supercachet per partecipare a convegni e inaugurazione di mostre. La replica: tutto falso, non mi dimetto
«Sono indignato dal comportamento di Sgarbi, va bene? Lo vedevo andare in giro a fare inaugurazioni, mostre e via dicendo. Ma mai avrei pensato che si facesse pagare per queste cose». Lo dice al Fatto Quotidiano il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, dopo la pubblicazione delle carte che dimostrano come avrebbe incassato 300mila euro dall’inizio dell’anno per presenziare a conferenze, convegni e inaugurazioni. Attività potenzialmente incompatibili con il suo ruolo di sottosegretario, di sicuro dal punto di vista dell’opportunità in attesa delle verifiche da parte delle autorità competenti.
Che il ministro annuncia, nell’intervista, di aver già attivato: «Va verificato una volta per tutte se quell'attività a pagamento è contraria alla legge. A me sembra di sì, e infatti appena venerdì ho appreso della questione, ho preso tutte le carte e le ho subito mandate all'Antitrust».
«Io - precisa Sangiuliano parlando delle attività di Sgarbi, parallele al ruolo da sottosegretario - non sapevo nulla, l'ho appreso leggendo l'articolo del Fatto. Ma se fino a ieri potevo dire di non sapere ora so, e dunque scatta la mia responsabilità. E infatti metterò in essere una serie di atti che potrebbero avere delle conseguenze».
«Ho subito avvertito chi di dovere - afferma - e segnalato di averlo fatto a Giorgia Meloni. Del resto si sa, non l'ho voluto io e anzi: cerco di tenerlo a debita distanza e di rimediare ai guai che fa in giro».
Parlando di Sgarbi precisa: «Va in giro a promettere cose irrealizzabili. E io poi dopo devo andare a spiegare ai giornali che questa cosa non esiste, che non si può fare, che c'è una procedura, che bisogna rispettare le leggi, che tutto va fatto con l'Agenzia del demanio. Se faccio l'elenco delle cose che lui dice che bisogna comprare tocca spendere 1 miliardo che lo Stato non ha. Comunque ho scritto a chi di dovere».
La replica
Su Affari Italiani e Corriere della Sera, il sottosegretario replica alle accuse, escludendo categoricamente la possibilità delle dimissioni. «L'intervista è falsa. Qualunque articolo viene pagato, come qualunque libro genera diritti d'autore. Ogni libera prestazione, conferenza, spettacolo, deve essere pagata», dice Sgarbi, che spiega anche di aver chiesto «un parere all’Anac e non ci sono state obiezioni» sulle sue prestazioni.
Al Corriere spiega inoltre l’esistenza di un “corvo”, un collaboratore che «si è infilato nel mio computer, ha rastrellato informazioni e poi ha inviato tutto via mail ai vertici del ministero, a Palazzo Chigi e alla stampa». Annunciando una denuncia alla polizia postale.
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