Oggi il ricarico su una bottiglia di vino è mediamente del 200-400 per cento, fino ad arrivare al 500 per cento e oltre nel caso della vendita al calice. Una possibile risposta è fare la rivoluzione dal basso: portare a cena una bottiglia acquistata altrove, pagando al ristorante solo la “corkage fee”
Questo articolo è tratto dal nostro mensile Cibo, disponibile sulla app di Domani e in edicola
I prezzi del vino nella ristorazione hanno ormai raggiunto vette insostenibili. Oggi il ricarico su una bottiglia di vino è mediamente del 200-400 per cento, fino ad arrivare al 500 per cento e oltre nel caso della vendita al calice. In generale vengono applicati rincari percentualmente più elevati sui vini di fascia prezzo medio-bassa e più contenuti per i vini di alta gamma, che garantiscono comunque incassi importanti.
Ovviamente il prezzo varia in relazione al tipo di ristorante, al luogo in cui si trova e alla clientela di riferimento. Un ristorante di prestigio, situato magari in una località turistica elitaria, o uno stellato sicuramente hanno dei costi di gestione più elevati.
La carta dei vini
Solitamente propongono una carta vini con molte referenze e magari con profondità di annate, che richiede un importante investimento, spazi adeguati di stoccaggio e un’immobilizzazione di capitale. I ristoranti di alto livello hanno spesso un sommelier di sala e il servizio prevede anche bicchieri costosi, adeguati a ogni tipologia di vino.
Tutti elementi che possono certamente incidere sul prezzo di una bottiglia, ma che non giustificano la situazione attuale. Inoltre, la tendenza ad applicare ricarichi molto alti riguarda tutto il comparto della ristorazione e non solo il vertice della piramide, che potrebbe effettivamente dover affrontare maggiori spese. Un ristorante dovrebbe avere il proprio core business nel cibo, nella trasformazione di materie prime in pietanze, e non nell’acquisto e rivendita di un prodotto.
Il vino dovrebbe essere una voce accessoria, quasi un servizio offerto al cliente, invece molto spesso è il costo che incide di più sul conto di una cena. Un prezzo esagerato e assolutamente ingiustificato, che forse in passato poteva sperare nella scarsa conoscenza del settore da parte dei clienti. La diffusione delle nuove tecnologie ha profondamente modificato la situazione.
Oggi, carta dei vini alla mano, è sufficiente una semplice ricerca sullo smartphone per conoscere il reale prezzo di mercato di una bottiglia e scoprire istantaneamente se il ristoratore sta chiedendo di pagarla tre volte tanto.
Ci si lamenta spesso della diminuzione del consumo di vino tra i giovani, ma queste assurde politiche di prezzo non favoriscono certo il desiderio di ordinare una bottiglia al ristorante, anzi rafforzano l’idea che il vino sia sempre più un prodotto di élite, esclusivo – nel senso letterale del termine – e non invece democraticamente inclusivo e quindi capace di avvicinare a una piacevole esperienza gustativa un sempre maggior numero di persone.
La corkage fee
Se non volete pagare cifre esorbitanti per una bottiglia di vino, la soluzione c’è: il cosiddetto “diritto di tappo”, ovvero la possibilità di portare al ristorante una bottiglia di vino acquistata altrove, pagando al ristorante solo la “corkage fee”, che copre il costo del servizio, della stappatura e del lavaggio dei bicchieri.
Per solito il diritto di tappo ha un costo di circa 10 euro o corrisponde al prezzo della bottiglia più economica presente nella carta vini del ristorante, ma ci sono anche ristoratori gentili e illuminati che lo offrono gratuitamente. Poiché si tratta di un semplice accordo privato tra cliente e ristoratore, è buona regola contattare preventivamente il titolare del ristorante e concordare un prezzo.
Ovviamente il ristoratore può anche rifiutarsi di concedere il diritto di tappo: in questo caso non abbiate timore, cambiate ristorante, ce ne sono tanti, oppure ordinate solo acqua facendo presente che rinunciate al vino perché i prezzi sono troppo alti. Il consiglio è di non essere timidi e di utilizzare sempre più spesso questa pratica che offre due grandi vantaggi: non pagare cifre ingiustificate e fuori mercato e degustare il vostro vino preferito.
Con l’esercizio del diritto di tappo il cliente ha la possibilità di inviare un preciso messaggio al comparto della ristorazione e penalizzare chi non si adegua a quest’uso sociale. Chiedere il diritto di tappo come condizione imprescindibile e irrinunciabile per sedersi al tavolo di un ristorante, contribuirà nel tempo ad abbassare i prezzi delle carte vini.
Quando i ristoratori si troveranno con le cantine piene e con una scarsa rotazione delle etichette, forse inizieranno a farsi qualche domanda. Il diritto di tappo è un’arma potente nelle mani del cliente, che deve imparare a utilizzarla per cominciare una piccola rivoluzione dal basso e scardinare finalmente un sistema speculativo che non ha alcuna ragion d’essere.
© Riproduzione riservata