Entra nel vivo a Glasgow la conferenza Onu chiamata a prendere decisioni sui cambiamenti climatici. Sono intervenuti Mario Draghi, Joe Biden, Angela Merkel, Emmanuel Macron e il premier britannico Borsi Johnson. Fuori dalla Cop centinaia di manifestanti si sono radunati in segno di protesta
È iniziata la Cop26, la 26esima Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si tiene a Glasgow fino al 12 novembre.
Tanti i leader internazionali che sono assenti tra cui Putin, Erdogan e Xi Jinping. Presenti invece Mario Draghi, Angela Merkel, Joe Biden ed Emmanuel Macron. Domani segue la Cop26 con Ferdinando Cotugno, inviato a Glasgow.
Draghi in conferenza stampa
«Ciò che rende complicati i negoziati di questo tipo è che i vari Paesi hanno condizioni di partenza diverse», ha detto Mario Draghi nel corso della conferenza stampa a margine della prima giornata della Cop26 di Glasgow.
Il secondo intervento di Mario Draghi
Di fronte ai delegati il presidente del Consiglio ha integrato il suo discorso intervenendo la tavolo dal titolo “Azione e solidarietà”: «Nel lungo periodo, tuttavia, dobbiamo essere consapevoli che le energie rinnovabili possono avere dei limiti. La Commissione europea ci dice che potrebbero non essere sufficienti per raggiungere gli ambiziosi obiettivi che ci siamo prefissati per il 2030 e il 2050. Quindi, dobbiamo iniziare a sviluppare alternative praticabili adesso, perché sarà possibile fruirne in pieno soltanto nel giro di alcuni anni.
Nel frattempo, dobbiamo investire in tecnologie innovative per la cattura del carbonio», ha detto il premier italiano rimarcando i limiti delle energie rinnovabili.
Il presidente cinese
Il presidente cinese Xi Jinping ha deciso di non andare a Glasgow. Non interverrà neanche tramite video, ma si è limitato a rilasciare uno statement che verrà pubblicato in maniera integrale sul sito delle Nazioni unite. Xi Jinping ha chiesto azioni più forti contro la sfida climatica e ha invitato i paesi sviluppati a «fornire supporto per aiutare i paesi in via di sviluppo a fare meglio» per affrontare la crisi climatica.
Il presidente cinese ha detto che il suo paese «accelererà la transizione energetica verde e a basse emissioni di carbonio, svilupperà vigorosamente le energie rinnovabili e pianificherà e costruirà grandi centrali eoliche e fotovoltaiche».
L’intervento di Macron
«I paesi responsabili della maggior parte delle emissioni devono aumentare le loro ambizioni nelle prossime due settimane. Questo ridarebbe credibilità alla nostra strategia, e per noi avere una strategia da qui al 2030, che renderà possibile che questo obiettivo di 1,5 gradi sia credibile», ha detto il presidente francese Emmanuel Macron a Glasgow. «Non possiamo affrontare queste sfide internazionali se non siamo coordinati e se non agiamo insieme».
«No more bla bla bla»
Nel frattempo, fuori dai muri che ospitano la Cop26 di Glasgow continuano le proteste degli attivisti. «Dentro la Cop ci sono persone che fanno finta di prendere in considerazione le nostre richieste» ha detto la leader dei Fridays for future Greta Thunberg. «Noi chiediamo niente più bla bla bla, niente più sfruttamento. Siamo stanchi di tutto questo e faremo noi il cambiamento che gli piaccia o meno» ha concluso la giovane attivista.
Il discorso del presidente Biden
«Glasgow deve essere il calcio d’inizio di un decennio di ambizione, per salvaguardare il nostro futuro condiviso», ha detto il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Il leader democratico ribadisce l’impegno degli stati a limitare il surriscaldamento globale a 1,5 gradi. «Il cambiamento climatico sta distruggendo la vita delle persone e lo fa giorno dopo giorno. Costa alle nostre nazioni trilioni di dollari», ha detto Biden che nell’economia green vede anche un lato positivo. «In questa catastrofe penso che ci sia un’incredibile opportunità e non soltanto per gli Stati Uniti» ha detto il presidente Usa. Bisogna investire in un’economia green che è anche in grado di dare posti di lavoro a milioni di persone.
L’intervento della cancelliera Merkel
Il breve discorso della cancelliera tedesca, Angela Merkel, si è incentrato su una proposta importante. La leader tedesca, che ha presenziato la sua ultima Cop, si è detta favorevole alla determinazione di un prezzo sulle emissioni di Co2 per ogni paese, affinché si affronti con decisione «il prossimo decennio che sarà decisivo». In questo è importante ribadire l’impegno tedesco di investire sei miliardi di euro entro il 2025 contro il cambiamento climatico.
Il discorso di Mario Draghi
«La crisi climatica ha conseguenze gravi su pace e sicurezze globali» dice il presidente del Consiglio italiano Mario Draghi dal palco di Glasgow.
L’obiettivo è spendere i soldi in maniera intelligente secondo il premier italiano: «Prima di tutto serve che la Banca mondiale condivida con il settore privato i rischi che il settore privato da soli non può gestire» e in questo «serve una piattaforma su cui i paesi possano condividere e rendere utilizzabile il denaro per una buona finalità». Sulla scia del discorso di Boris Johnson, Draghi afferma che il «denaro non è una preoccupazione se viene utilizzato bene». Proprio per questo «La Cop26 deve essere un nuovo slancio per la lotta al cambiamento climatico e i nostri giovani devono essere al centro di questo processo». Il discorso del presidente del Consiglio si conclude con un richiamo ai giovani: «Le generazioni future ci giudicheranno per quello che faremo o mancheremo di fare».
Leggi qui il discorso integrale.
L’intervento di Antonio Guterres
Dopo Boris Johnson il secondo discorso istituzionale è del Segretario delle Nazioni unite Antonio Guterres.
«Il nostro pianeta sta cambiando davanti ai nostri occhi - dalle profondità dell’oceano alle cime delle montagne; dallo scioglimento dei ghiacciai agli incessanti eventi meteorologici estremi. L’innalzamento del livello del mare è il doppio rispetto a 30 anni fa. Gli oceani sono più caldi che mai e si riscaldano più velocemente. Parti della foresta pluviale amazzonica ora emettono più carbonio di quanto ne assorbano», ha detto Guterres.
«Anche nel migliore scenario possibile le temperature aumenteranno di due gradi», un dato che porterà inevitabilmente alla catastrofe climatica dice il Segretario Onu che lancia il suo supporto agli attivisti climatici. «L’esercito dell’azione per il clima guidato dai giovani è inarrestabile» e «io sono con loro».
Antonio Guterres ha rimarcato ai capi di stato e di governo presenti l’importanza di raggiungere l’obiettivo di 100 miliardi di dollari all’anno per finanziare la crisi climatica come promesso a Parigi nel 2015.
Dopo il suo intervento sul palco sale il principe Carlo in rappresentanza della famiglia reale inglese.
Il discorso di Boris Johnson
«Benvenuti alla Cop, benvenuti a Glasgow» dice dal palco il premier britannico Boris Johnson.
«Siamo nella stessa posizione di James Bond però la tragedia è che questo non è un film e il giorno del giudizio è vero. Gli orologi girano con il ritmo dei pistoni, dei motori e delle fornaci con cui noi immettiamo carboni in area», ha detto Johnson.
«Più aspetteremo e più alto sarà il prezzo che alla fine saremo costretti a pagare sulla catastrofe. L’umanità per troppo tempo è stata ad aspettare. Se non facciamo qualcosa di serio per il cambiamento climatico oggi, sarà troppo difficile farlo per i nostri figli domani», continua il premier. «Abbiamo la tecnologia e le finanze, è importante trovare la volontà politica» ha concluso Johnson prima di passare la parola a Brianna Fruean, un’attivista residente in Nuova Zelanda che ha posto l’accento sui risultati catastrofici della crisi climatica per le isole.
La cerimonia di apertura
Con circa venticinque minuti di ritardo è iniziata la cerimonia di apertura a Glasgow di fronte ai leader internazionali. Tra gli ultimi a sedersi c’è il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e la cancelliera Angela Merkel. Sul palco si esibiscono artisti e vengono proiettati dei video sul cambiamento climatico.
«La Cop dei bambini»
«La Cop26 deve essere la Cop dei bambini», ha detto il direttore generale dell’Unicef Henrietta Fore in vista del primo giorno di incontri a Glasgow. «Il cambiamento climatico è una delle più grandi minacce che questa generazione deve affrontare, con 1 miliardo di bambini a rischio altissimo. Eppure, mentre le prospettive sono terribili, i leader mondiali al Cop26 hanno un’opportunità significativa e tempestiva per riorientare il terribile cammino che stiamo percorrendo. Possono farlo impegnandosi a rafforzare la resilienza dei servizi da cui dipendono i bambini, e tagliando le emissioni più velocemente e più a fondo. Il futuro di miliardi di bambini dipende da questo».
A Glasgow l’Unicef chiede ai governi di: aumentare gli investimenti per l’adattamento climatico e la resilienza nei servizi chiave per i bambini; ridurre le emissioni di gas serra; includere i giovani in tutti i negoziati e le decisioni sul clima.
L’arrivo di Draghi
Il presidente del Consiglio Mario Draghi è arrivato alla conferenza Onu sul clima Cop26 a Glasgow. È stato accolto dal primo ministro britannico, Boris Johnson, e dal segretario generale dell'Onu Antonio Guterres.
Nel frattempo, il primo ministro scozzese Nicola Sturgeon ha incontrato le attiviste di Fridays for future Greta Thunberg e Vanessa Nakate.
Le dichiarazioni di Ursula von Der Leyen
«L’Europa si impegna ad essere il primo continente climaticamente neutrale al mondo e ad unire le forze con i suoi partner per un'azione climatica più ambiziosa. La corsa globale per la rete zero entro la metà del secolo è iniziata», ha scritto su Twitter la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
Il tweet del premier Canadese
«Quando si tratta di crisi climatica, non c’è tempo da perdere - dobbiamo intraprendere azioni coraggiose ora. Ecco perché ci mettiamo subito al lavoro a Cop26 oggi», ha scritto su Twitter il premier canadese Justin Trudeau.
Lunghe attese
Una fila lunga, lenta e senza rispetto del distanziamento sociale. Su Twitter circolano le prime foto di una vasta folla di persone ammassata con l’intento di entrare alla Cop26 di Glasgow.
Giornalisti, delegati ed esperti lamentano la carenza di organizzazione da parte delle autorità scozzesi visto che era prevedibile una vasta partecipazione alle conferenze.
L’intervento del principe Carlo
«Il mondo deve mettersi in una disposizione di spirito bellica, da ultima spiaggia, di fronte alla sfida dei cambiamenti climatici». Così il principe Carlo, erede al trono britannico, nel suo discorso alla Cop26, il cui testo è stato anticipato ai media. «Dobbiamo metterci sul piede di guerra», ha detto il principe, ambientalista storico presente a Glasgow in veste di co-reggente, in assenza della 95enne regina Elisabetta, tenuta a riposo dai medici.
L’eredità del G20
Il G20 di Roma si è chiuso con il riconoscimento che è scientificamente dimostrata la necessità di intervenire sul clima e con l’impegno a mantenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi centigradi. Ma dalla bozza finale del G20 di Roma è scomparsa la deadline del 2050 per un mondo a zero emissioni, sostituita da un più generico «entro o attorno» metà secolo.
Un risultato che il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha rivendicato comunque come «un successo che getta le basi per una ripresa più equa», ricordando che negli accordi di Parigi non c’era alcun tipo di scadenza.
Gli obiettivi
Gli obiettivi concreti della conferenza di Glasgow sono tre. Primo, fare quanto è necessario per mantenere il riscaldamento del pianeta entro 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali, come previsto dall’accordo di Parigi del 2015. «Per mantenere questo obiettivo in vista servono più sforzi già in questo decennio», ha detto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
Secondo, mobilitare la finanza climatica, cioè gli aiuti finanziari dei paesi più sviluppati (in gran parte responsabili del riscaldamento del pianeta) nei confronti di quelli più poveri, per aiutarli a passare a un’economia meno inquinante, riuscendo a consegnare 100 miliardi di dollari l’anno già a partire dal 2022.
Terzo, trovare un accordo sul rulebook, l’insieme delle regole che, su base scientifica, consentiranno di misurare le emissioni climalteranti e lo scambio di quote delle stesse tra i paesi, evitando i doppi conteggi. È la parte più tecnica e complicata del negoziato, ma anche quella su cui a Bruxelles si respira un certo ottimismo.
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