I farmacisti potranno aderire su base volontaria, ma le dosi potranno essere somministrate solo da chi è abilitato: sarà necessario prima frequentare un corso ad hoc. E i locali dovranno essere organizzati in aree separate per le varie fasi della vaccinazione
Il governo ha ha allargato il giro degli incaricati a somministrare i vaccini contro il Covid-19 anche ai farmacisti. È stato firmato ufficialmente, infatti, l'accordo tra governo, regioni, Federfarma e Assofarm che consentirà alle farmacie di inoculare i vaccini al costo di 6 euro a dose.
«Siamo sicuri che l'accordo quadro, a carattere nazionale, verrà velocemente recepito dalle regioni», ha detto il presidente di Federfarma nazionale, Marco Cossolo, mentre la Federazione degli Ordini dei Farmacisti sottolinea che questa è «la premessa per una decisiva accelerazione della marcia, che porterà il Paese fuori dall'emergenza sanitaria». La prima regione a partire è la Liguria, nel resto d'Italia il via libera arriverà entro il mese aprile.
Come funzionerà
Spetterà alle Aziende sanitarie locali l’onere della distribuzione delle dosi vaccinali alle farmacie aderenti alla campagna vaccinale. Le attività di prenotazione e di somministrazione dei vaccini verranno eseguite, da parte delle farmacie, secondo i programmi di individuazione della popolazione target previamente definiti dalle autorità sanitarie competenti.
Nell'accordo viene precisato che l'adesione di ciascun farmacista avverrà su base volontaria. Dopo aver presentato l'adesione, in accordo con l'Asl di riferimento, potranno somministrare i vaccini soltanto i farmacisti abilitati all’esecuzione delle somministrazioni vaccinali contro il Covid-19, sulla base degli specifici programmi e moduli formativi, organizzati dall’Istituto superiore di sanità. I farmacisti disponibili, infatti, dovranno frequentare il corso di formazione ad hoc per la campagna vaccinale Covid-19, al termine del quale riceveranno un attestato in cui si attesta il superamento del corso e l'abilitazione alla somministrazione in farmacia.
Ciascuna farmacia dovrà fissare gli appuntamenti in modo da consentire la sanificazione del luogo in cui avviene l'inoculazione tra un paziente e l'altro, garantendo ai cittadini massima sicurezza. Inoltre, dovranno essere previste diverse aree, separate l'una dall'altra: una in cui si procede all'accettazione e alla compilazione della scheda anamnestica (il modulo in cui di dichiara il proprio stato di salute), una in cui vengono preparate le singole dosi, una terza in cui avverrà la somministrazione e, infine, un'ultima area in cui si monitoreranno eventuali reazioni avverse nei 15 minuti successivi alla somministrazione. Tra l'ingresso e l'inoculazione, inoltre, deve essere garantito un tempo massimo di 10 minuti.
Al termine delle somministrazioni, i farmacisti si occuperanno di inserire i dati di tutti i vaccinati nell'arco delle giornate nel sistema informatico nazionale, che consentirà il conteggio delle dosi ricevute quotidianamente su tutto il territorio, unitamente ai vaccini effettuati in altre strutture e hub specifici.
Accoglienza positiva
L'intesa è stata commentata positivamente dal presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, il quale ha dichiarato che «in regione siamo pronti con 1.500 farmacie per le somministrazioni. Attendiamo i vaccini». Precisando che sarà ancora più «semplice» quando arriverà, il 19 aprile, anche Johnson & Johnson, il vaccino americano monodose.
L'ufficialità della notizia ha fatto esultare anche Forza Italia, che sul modello di quello che già avviene in molti paesi europei e negli Stati Uniti, aveva inserito nel suo piano vaccinale la possibilità di permettere ai farmacisti di vaccinare i cittadini. «In Europa e negli Stati Uniti – ha detto il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani – i farmacisti hanno già praticato milioni di vaccinazioni. Il servizio farmaceutico italiano, con 70mila farmacisti di comunità distribuiti in oltre 19mila farmacie, è da sempre una delle eccellenze della sanità italiana e un esempio di capillarità e accessibilità: c'è una farmacia ogni 3.100 abitanti, anche nei comuni più piccoli».
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