Il rappresentante italiano nel Comitato per i medicinali per uso umano ha dichiarato a Buongiorno su SkyTg24 che sono in corso accertamenti sulla possibile necessità di somministrare una seconda dose a distanza di mesi, come nel caso di AstraZeneca, anche del vaccino americano
«Io non metterei troppo accento sul fatto che Johnson & Johnson sia un vaccino monodose. Al momento è stato studiato come vaccino di cui si dà una singola dose e sappiamo che dà una protezione 14 giorni dopo la somministrazione, non sappiamo quanto duri, potrebbe benissimo essere che sia necessario un richiamo in seguito, ci sono degli studi che lo stanno valutando», così Armando Genazzani, rappresentante italiano nel Comitato per i medicinali per uso umano dell’Ema, ha parlato del vaccino americano contro il Covid-19, in arrivo il 19 aprile in Italia.
A Buongiorno su SkyTg24, Genazzani spiega che, nonostante questo dubbio, «intanto possiamo cominciare a vaccinare». Tuttavia, gli Stati Uniti hanno da poco annunciato uno stop immediato sulla somministrazione di Johnson & Johnson per dei casi di trombosi rare, emersi in sei pazienti di sesso femminile, e non è ancora chiaro come reagirà la comunità internazionale rispetto alla decisione americana.
«In Ema e Aifa riteniamo che gli intervalli studiati negli studi clinici, di 21 e 28 giorni, siano quelli ottimali, perché su quelli abbiamo dei dati. Negli studi clinici non sempre è possibile fare il richiamo il giorno esatto e ci sono pazienti che sono stati trattati un po’ più a lungo o meno. Ci sono anche pazienti che sono stati trattati fino a 42 giorni. Dal punto di vista scientifico non penso che arrivare a 42 giorni tra due dosaggi debba diventare la norma, ma credo che sia possibile», spiega. «Al momento oltretutto, da un punto di vista di plausibilità biologica, l’allungamento della dose potrebbe portare addirittura a un aumento della risposta anticorpale», aggiunge, riferendosi all’ipotesi di allungare l’intervallo tra prima e seconda dose per i vaccini a mRna.
La gestione delle varianti
Mentre prosegue la campagna vaccinale, il Covid-19 muta e i vaccini rischiano di non attecchire di fronte alle varianti del virus. «Le varianti sono sicuramente un pericolo, può essere che i vaccini perdano un po’ di efficacia con le varianti e che sia necessario fare richiami con vaccini ad hoc che coprano anche le varianti», ha dichiarato Genazzani.
«Al momento – ha aggiunto poi - abbiamo tre vaccini in rolling review, Sputnik, Curevac e NovaVax, e tutti e tre ci auguriamo arrivino quanto prima. Finché non sono stati sottomessi tutti i dati non possiamo fare previsioni su quando potremo avere un’opinione. C’è da dire che non sarà il numero di vaccini, ma il numero di dosi, che farà la differenza», ha concluso.
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