- Chi dice che se negli ospedali i vaccinati sono più dei non vaccinati allora il vaccino non funziona, si sbaglia: basta guardare i dati italiani e fare i conti.
- Chi sostiene che è la pandemia dei non vaccinati ha ragione, perché i non vaccinati si infettano, contagiano gli altri, si ammalano, e purtroppo muoiono più dei vaccinati.
- Quelli che parlano di “vaccini sterilizzanti” non sanno che non esiste un vaccino sterilizzante che uccida il virus prima ancora che esso penetri nel nostro organismo.
Vi racconto una fiaba. C’era una volta un paese, chiamato Vaccinlandia, dove vivevano cento persone, delle quali novantotto erano vaccinate contro il Covid, e due non lo erano.
Passa qualche settimana, e nell’ospedale di Vaccinlandia ricoverano tre persone, due delle quali erano vaccinate e una no. Alcuni abitanti dal paese urlano: «Negli ospedali i vaccinati sono il doppio dei non vaccinati!». Ed era la verità, perché su tre ricoverati due erano vaccinati e uno no.
Però ci sono altri che dicono: «Su novantotto vaccinati solo due sono finiti in ospedale, cioè il 2 per cento, mentre ci è finito un non vaccinato su due, ovvero il 50 per cento. Quindi il vaccino funziona, perché diminuisce di molto la probabilità di finire in ospedale». E anche questa ovviamente era la verità.
Però altri, che pensavano di essere i più sapienti, affermano: «Se negli ospedali i vaccinati sono più dei non vaccinati allora il vaccino non funziona!». Ma si sbagliavano, e non dovrebbe essere difficile capire il perché: non sapevano fare i conti.
L’importanza dei numeri
La realtà dei fatti nell’Italia di oggi non è distante da quello che accadde a Vaccinlandia.
Basta consultare l’ultimo report di sorveglianza dell’Istituto superiore di sanità (Iss), pubblicato il 19 novembre. Nel periodo compreso tra l’8 ottobre ed il 7 novembre 2021, 50.564 persone sono risultate positive al Covid (il 39,9 per cento) fra i non vaccinati, mentre sono stati 60.407 (47,7 per cento) quelle tra i vaccinati con due dosi entro sei mesi, 11.215 (8,9 per cento) quelle tra i vaccinati con ciclo completo da oltre sei mesi e 537 casi (0,4 per cento) quelle tra i vaccinati anche con dose booster, mentre solo 3.980 sono stati quelle (3,1 per cento) tra i vaccinati con ciclo incompleto.
In totale, delle persone infettate dal Covid il 61,1 per cento erano vaccinate e il 39,9 per cento no. «Ah!» dice qualcuno, «Lo vedete che i vaccinati infettati dal coronavirus sono più dei non vaccinati? Allora il vaccino è inutile!». Non è affatto vero, basta riflettere e guardare i numeri. Innanzitutto, positivo non significa malato. Un individuo può essere infettato dal coronavirus e non ammalarsi, oppure ammalarsi solo lievemente. Difatti, se si osservano i ricoveri in ospedale le cose cambiano.
Tra i ricoverati nelle strutture ospedaliere, il 51 per cento cioè 3.220 individui, non erano vaccinati, mentre il restante 49 per cento, cioè 3.096 individui, lo erano. Se si guardano le terapie intensive, le cose diventano ancora più chiare: lì nell’ultimo mese sono stati ricoverati 424 individui non vaccinati, dei circa 8,7 milioni che non hanno ricevuto nessuna dose, e solo 222 con vaccino, rispetto a una platea più ampia di persone che hanno ricevuto le somministrazioni (44 milioni).
Per la precisione, 14 dei ricoverati in terapia intensiva (2,1 per cento) erano vaccinati con ciclo incompleto; 177 (26,7 per cento) erano vaccinati con ciclo completo entro 6 mesi; 45 (6,8 per) avevano ricevuto entrambe le dosi da più di 6 mesi e due (0,3 per cento) avevano fatto anche la terza dose.
Rischiano di più i non vaccinati
Quindi finisce in terapia intensiva un individuo ogni 20mila tra i non vaccinati, e uno ogni 198mila tra i vaccinati: insomma, una bella differenza.
Se si dividono gli individui per classi di età, diventa ancora più chiaro che rischiano di più i non vaccinati: tra i ricoverati in terapia intensiva sono l’86 per cento tra coloro che hanno tra 12 e 39 anni di età; il 78 per cento tra coloro che hanno tra 40 e 59 anni, e il 64 per cento nella fascia d’età tra i 60 e i 79 anni.
Solo tra chi ha più di 80 anni i non vaccinati rappresentano il 28 per cento del totale, e i vaccinati da più di sei mesi il 31 per cento, il che è dovuto al fatto che soprattutto in questa classe anagrafica l’efficacia del vaccino diminuisce col tempo. Nell’ultimo mese, poi, sono morti 384 individui non vaccinati, pari al 45,3 per cento, e 444 individui tra i vaccinati con due dosi, pari al 52,4 per cento; un dato che ancora una volta inganna.
Se si dividono gli individui in classi di età, diventa evidente che i vaccini abbattono il pericolo di morte specie tra chi ha meno di ottant’anni: erano non vaccinati l’86 per cento dei deceduti tra 12 e 39 anni; il 78 per cento di quelli tra 40 e 59 anni, e il 63 per cento di quelli tra 60 e 79 anni; e solo tra chi aveva più di 80 anni i non vaccinati erano il 28 per cento del totale e i vaccinati da più di sei mesi il 31 per cento, perché, come si è detto, soprattutto in questa classe di età l’efficacia del vaccino diminuisce col tempo.
I vaccini funzionano
Quindi le due verità: «I vaccinati infettati dal coronavirus sono più dei non vaccinati», e «i vaccini funzionano» non sono antitetiche ma due facce della stessa realtà, basta saperle leggere e interpretare correttamente.
Chi sostiene che al momento quella del Covid è soprattutto una pandemia dei non vaccinati sostanzialmente ha ragione. Perché i non vaccinati si infettano, contagiano gli altri, si ammalano, e purtroppo muoiono più di coloro che sono protetti dal vaccino, e i numeri lo dimostrano.
E quindi certe misure come il green pass, che limitano la libertà dei non vaccinati, sono sostanzialmente giuste. Invece, la scorsa settimana in televisione ho sentito qualcuno affermare: «Il green pass è una misura ingiusta e senza fondamento scientifico perché i vaccinati contagiano gli altri come i non vaccinati». Bene: anche questa è una favola. Spero che nessuno di voi metta più in dubbio che il vaccino perviene la malattia e la morte da Covid. Qualcuno potrebbe però dire: «Ma il vaccino non previene il contagio e non impedisce la trasmissione del virus».
Ed è vero, perché ci sono persone che seppur vaccinate si sono ammalate, anche se in forma molto lieve, e quindi potrebbero contagiare gli altri.
Senza dosi più contagiosità
Però, svariati articoli scientifici mostrano che un vaccinato, se infettato dal virus, resta contagioso per poche ore, mentre un non vaccinato, se infettato, lo resta per giorni o addirittura settimane.
Per esempio, alcuni scienziati inglesi hanno pubblicato su Lancet un articolo dal titolo “Effetto della vaccinazione sulla trasmissione domestica del Sars-Cov-2”, in cui dimostrano che, se infettato dal coronavirus, un vaccinato ha una probabilità di infettare altri del 50 per cento inferiore a quella di un non vaccinato.
Uno studio di esperti di Singapore dal titolo “Cinetica virologica e sierologica della variante delta del Sars-CoV-2 in vaccinati” dimostra che un vaccinato al primo giorno d’infezione ha una carica virale uguale e una stessa probabilità di infettare gli altri di un non vaccinato; però, quel vaccinato ha un sistema immunitario che inizia subito a combattere e uccidere il virus, perché addestrato dalla protezione vaccinale, e così, già dopo 3-5 giorni la sua carica virale e la sua probabilità di infettare altri è 100 volte inferiore a quella di un non vaccinato, e dopo 28 giorni è di addirittura 400 volte inferiore.
Al ventottesimo giorno una persona senza dosi ha una carica virale e una contagiosità superiore a quella di un vaccinato al quinto giorno. In pratica, un vaccinato può contagiare gli altri per 24-72 ore, chi non è vaccinato per settimane. Quelli che parlano di «vaccini sterilizzanti» non sanno che cosa dicono.
Non esiste un vaccino sterilizzante che, come se fosse un cannone della contraerea, spara al virus uccidendolo prima ancora che esso penetri nell’organismo.
Il coronavirus entra nelle nostre vie aeree, nel nostro naso, e qui comincia a replicarsi: se siamo vaccinati arrivano subito cellule specializzate che lo uccidono nel giro di poche ore; se sfortunatamente non lo siamo prolifera, spesso invade i nostri polmoni, e resta nell’organismo per giorni o settimane.
C’è poco da fare: l’epidemia da coronavirus è l’epidemia dei non vaccinati, e se anche non vi piace la realtà è questa.
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