«L’Italia è un Paese superficiale perché abbiamo centinaia di morti e non credo che questo venga considerato con il giusto rispetto». Lui è preoccupato per il Natale «e cosa succederà a gennaio febbraio». Per il vaccino il fondatore di Emergency mette in guardia: «Serve il 75 per cento della popolazione vaccinata a livello mondiale» per avere l’immunità di gregge
«Non ne usciremo prima di due, tre anni, le vaccinazioni non limitano la diffusione ma il numero di morti». Lo ha detto Gino Strada, il fondatore di Emergency, in diretta su Rai3 parlando della pandemia da Covid-19. Rispondendo su vaccini e situazione sanitaria, inoltre, in attesa delle prossime feste si è detto preoccupato: «Sono molto preoccupato per gennaio e febbraio, per quello che succederà dopo le festività di Natale» questo perché «l’Italia è un Paese superficiale». Ancora, ha ricordato, ci sono centinaia di morti, ma «non credo che questo venga considerato con il giusto rispetto e la considerazione» nel seguire le procedure di distanziamento, lavaggio mani e utilizzo delle mascherine.
Non è una guerra
Il Covid-19, ha detto il medico, «non è una guerra». E ha spiegato: «Preferisco non fare questa associazione perché sono due fenomeni diversi, il Covid-19 è una pandemia alla quale si sta rispondendo in maniera diseguale».
Questo perché ha colpito di più «i poveri, nei quartieri popolosi, coloro che non possono permettersi la risposta più adeguata».
Il medico ha poi puntato il dito sul fatto che i vaccini sono in corso di acquisto soprattutto dai paesi ricchi: «Tutti i vaccini di Pfizer e Moderna – i primi in fase di commercializzazione - sono stati acquistati dai più ricchi». Attualmente «si stima che nel 75 per cento dei paesi poveri si vaccinerà solo una persona su dieci», un problema, ha detto Strada.
Prima di tutto «c’è una questione etica che dovrebbe non essere mai trascurata – ha esordito -. Due giorni fa c’è stata la giornata che ha ricordato la dichiarazione universale dei diritti umani: alla fine di ogni articolo ci si chiede: è così?». Oltre al problema etico «c’è anche una ragione scientifica: il vaccino contiene il numero dei morti ma non ferma la trasmissione, se non verrà vaccinata la maggior parte della popolazione non si raggiungerà l’immunità di gregge», per questo, ha concluso, «serve il 75 per cento della popolazione vaccinata». In Africa ha riferito, c’è stato un milione di casi «il numero di morti è di 50 mila, ma i dati non sono attendibili ed è collegato al fatto che la maggior parte delle persone ha meno di 20 anni».
Un’impresa
Scherzando ha detto che non solo si vaccinerà, ma in quanto medico, anziano e non in perfetta salute «mi aspetto una scatola di vaccini». Vaccinare una popolazione «è un’impresa ardua a partire dalla conservazione» ha detto riferendosi ai vaccini Pfizer-Biontech e Moderna, quello Astra-Zeneca invece «ha una percentuale di efficacia dal 60 al 90 per cento, è un range enorme». La corsa al vaccino «è pericolosa socialmente. Non di per sè, ma la competizione che può influenzare i comportamenti sul mercato».
Strada ha poi parlato del problema della sanità pubblica. Da qualche settimana collabora alla gestione dell’emergenza in Calabria. Nella regione in passato sono stati chiusi 18 ospedali. «Una volta avevamo un ministro della Sanità pubblica, ora della Salute, non capisco se è un augurio o un brindisi».
Ancora una volta ha detto che la sanità privata non deve essere più foraggiata dalle casse pubbliche. «Capisco che un investitore voglia investire alla sanità, tutti ne avremo bisogno prima o poi, è a rischio zero, ma è utile o dannoso che la medicina privata attinga alla sanità privata?». In Calabria il 70 per cento delle risorse vengono spese per la sanità: «potrebbe sembrare un Paese del bengodi un paradiso, nel resto d’europa è del 9 per cento. Ma va nel privato e la sanità pubblica viene depauperata».
Per quanto riguarda l’operazione di Emergency in regione «io ho accettato perché mi è stato chiesto dal governo e dalla protezione civile, credo che chiunque possa dare una mano in questo contesto lo debba fare». Inoltre adesso ha parlato con il nuovo commissario, Guido Longo «e siamo in attesa di capire se possiamo fare qualcosa di più, lo sapremo la prossima settimana». L’attenzione è per la medicina territoriale. Ha fatto riferimento alle unità speciali di continuità assistenziale «L’emergenza non si supera con le terapie intensive, si supera con la medicina sul territorio, erano previste 50 usca, sono operative solo tre».
Emergency ha ricordato ha già aiutato in passato in tutta Italia «abbiamo trattato centinaia di migliaia di persone» migranti e italiani in difficoltà. Anche in Clabria. Strada ha risposto al presidente facente funzioni della Calabria Nino Spirlì che lo ha attaccato per non essere già intervenuto nei pronto soccorso: «Lui abita a tre chilometri di Polistena e non è mai andato nell’ambulatorio di Emergency, non sa come operiamo, inoltre un medico non può entrare un un pronto soccorso così, non è consentito dalla legge».
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