Le persone recluse in uno dei due Cpr siciliani da giorni sono costrette a dormire all’aperto, con poche coperte, senza materassi né prospettive concrete di trasferimento. Le proteste contro questo trattamento hanno suscitato la dura reazione delle forze dell’ordine
Le condizioni del Centro per i rimpatri di Milo, poco fuori dalla città di Trapani, sono da giorni disumane. Dalle informazioni che arrivano dall’interno, le forze dell’ordine ieri sera avrebbero usato idranti e, secondo alcuni, anche lacrimogeni contro le persone rinchiuse in una struttura i cui spazi sono inutilizzabili al 90 per cento.
Un incendio ha infatti danneggiato il centro nella notte tra lunedì e martedì e da allora circa un centinaio di persone – in maggioranza cittadini tunisini – sono costrette a dormire in una zona nei pressi dei moduli abitativi, all’aperto, con poche coperte, senza materassi né prospettive di trasferimento, fino a ieri. La capienza del centro è di circa 150 persone e sono solo 13 i trattenuti a cui è garantita la permanenza in un’area agibile.
Per questo, ieri nel tardo pomeriggio c’è stato un momento di forte agitazione e smarrimento tra le persone trattenute, che hanno protestato per le condizioni in cui sono costrette a vivere. Le rivolte sono state sedate con idranti, puntati addosso a persone che hanno poi dovuto dormire all’aperto durante la notte.
Le informazioni che arrivano dall’interno sono poche e sporadiche: alle persone trattenute viene, nella maggior parte dei Cpr, sequestrato il cellulare e possono comunicare con l’esterno solo con il telefono fornito dall’ente gestore. Le comunicazioni sono quindi filtrate e nemmeno gli avvocati dei trattenuti hanno la possibilità di mettersi in contatto con i loro assistiti. Possono solo ricevere telefonate.
Non è chiaro come le fiamme si siano sprigionate per poi compromettere la quasi totalità della struttura, dato che i trattenuti non possono possedere accendini e a 100 metri dal Cpr c’è la sede dei vigili del fuoco di Trapani.
Le violazioni
Il Cpr di Trapani è stato riaperto nel 2021 ed è stato al centro, come molti centri per i rimpatri italiani, di diverse segnalazioni per la violazione dei diritti fondamentali dei trattenuti. L’Associazione Studi Giuridici per l’immigrazione (Asgi) a ottobre 2023 ha pubblicato un rapporto in cui evidenzia le difficoltà di accesso alla protezione internazionale, al diritto di difesa, libertà di comunicazione e al diritto alla salute.
In Sicilia
Il governo, che ha deciso di porre al centro della propria politica migratoria i centri per i rimpatri, aveva annunciato la costruzione di un centro per regione, in zone scarsamente abitate. Ma, secondo quanto risulta a Domani, uno dei progetti prevede la realizzazione di una nuova struttura a Marsala, che diventerebbe il terzo Cpr siciliano, con Caltanissetta e appunto Trapani.
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