Dopo la pubblicazione del report, i senatori hanno presentato due esposti penali, uno per il reato di tortura relativo a un pestaggio avvenuto il 25 maggio e l'altro che chiede il sequestro preventivo del centro
Il 5 e 6 giugno i senatori Gregorio De Falco e Simona Nocerino hanno visitato il Cpr di Milano e hanno visto come vivono i «trattenuti» in attesa di rimpatrio. Successivamente è stato pubblicato il rapporto Delle pene senza delitti, un’«istantanea» del Centro, dal quale emergevano le pessime condizioni cui erano costretti i migranti.
Dopo la pubblicazione del report, i senatori hanno presentato due esposti penali, uno per il reato di tortura relativo a un pestaggio avvenuto il 25 maggio e l'altro che chiede il sequestro preventivo del centro.
La smazzoliata
Il primo esposto presentato in sede giudiziaria da parte di De Falco e Nocerino fa riferimento alle testimonianze dei «trattenuti» che hanno raccontato di pestaggi da parte di agenti delle forze dell'ordine il 25 maggio 2021. L’ipotesi del reato è di lesioni e tortura aggravata in concorso.
Tutte le testimonianze hanno in comune la descrizione della «smazzoliata», come la definisce il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, che ammette di essere a conoscenza di quanto avvenuto quel giorno, ma di averlo appreso tramite il racconto di terzi: il 25 maggio non era presente.
Il pestaggio viene descritto più volte, versioni tutte coerenti tra loro, dalle vittime, con le quali i senatori hanno avuto modo di interloquire.
La mattina del 25 maggio 2021, non per la prima volta, sarebbero mancati i biscotti per la colazione, il che avrebbe generato grandi malumori nel settore D.
Entrati alcuni agenti con un commissario nella sala mensa per controllare cosa stesse succedendo, sarebbe iniziato un diverbio poi degenerato. È a questo punto che entra in scena una ventina di agenti in tenuta antisommossa.
Questi, secondo i racconti, avrebbero iniziato a colpire i «trattenuti» spingendoli dalla sala mensa verso il corridoio interno sul quale si aprono le stanze, ma indirizzandoli verso l'estremità del corridoio stesso, dove vi sarebbe un cono d'ombra delle videocamere in prossimità dei bagni, nei quali appunto queste non sono presenti.
Qualcuno ha riferito di essere stato spinto nel box doccia per essere schiaffeggiato, perché chi non era armato colpiva a mani nude.
Uno dei «trattenuti», a detta di più persone, sarebbe svenuto nel corridoio per le percosse e avrebbe ripreso i sensi dopo mezz'ora. Ci sarebbero stati contrasti tra il personale dell'infermeria e i responsabili del Centro sull'opportunità o meno di portarlo al pronto soccorso, e alla fine ciò sarebbe avvenuto solo alle ore 14 grazie alle insistenze di un'infermiera.
I coinvolti che avrebbero riportato danni dalle percosse sarebbero stati otto, dei quali due già rilasciati al momento del sopralluogo effettuato da De Falco e Nocerino. Nonostante le gravi ferite riportate, non tutti sono stati portati al pronto soccorso e chi vi è stato portato, è stato visitato solo dopo moltissime ore.
Parlano i corpi
Nonostante solo una minoranza di vittime sia stata condotta al pronto soccorso, i corpi martoriati hanno fatto da prova inconfutabile della violazione dei diritti umani e dei reati commessi.
Secondo i referti medici conservati dai «trattenuti» e fatti leggere ai senatori durante i colloqui, una persona, ha riportato, in un primo momento, «un trauma cranico e una contusione a un braccio». Dopo alcuni giorni avrebbe iniziato a essere «dolorante anche l'altro braccio, fino a non poterlo più piegare». In infermeria è riuscito ad avere solo antidolorifici e promesse di una visita specialistica che a distanza di oltre dieci giorni, al 5 giugno, non era stata ancora fissata.
Un altro «trattenuto» sarebbe stato portato al pronto soccorso solo alle 21 di sera, per essere visitato alle 2 di notte. Nel referto viene riportata un’«escoriazione frontoparietale, contusione a una spalla, edema a una mano, contusione al ginocchio con ecchimosi organizzata, trauma cranico da tenere in osservazione». La prognosi è di sette giorni.
La terza vittima ha mostrato ai senatori un referto in cui era riportato dolore alla mano, medio e anulare gonfi, dolore alla spalla, ed esito «policontusioni da riferita aggressione», trauma cranico da tenere in osservazione, con prescrizione di nuova valutazione «a breve». Anche in questo caso, la prognosi è di sette giorni. Tuttavia, all’indomani, il «trattenuto» è stato portato nuovamente a visita a causa della «fuoriuscita di liquido dall'orecchio e cefalea». La radiografia al rachide cervicale evidenziava esiti di trauma cranico.
Solo il 26 maggio 2021, secondo quando riferito dal Garante, sarebbe stato invece portato al pronto soccorso «dopo colluttazione con le forze dell'ordine» un altro «trattenuto» vittima della «smazzoliata», già sofferente da anni a un arto inferiore e con un sospetto di paresi in atto a un braccio dolorante da mesi con sintomi di neuropatia. Nel corso del colloquio ha indicato un segno sul dito e un altro in testa: evidenti segni di quel pestaggio. Ma ha negato di essere mai stato visitato e, quindi, di essere stato inviato al pronto soccorso. Una versione confermata anche da altri testimoni. Nella sua cartella, infatti, in corrispondenza della data citata dal Garante, non risulta alcun referto.
Il Cpr va chiuso
Il secondo esposto ipotizza, invece, il reato di rifiuto di atti d'ufficio e chiede il sequestro preventivo del centro per la «totale indisponibilità» di cure sanitarie specialistiche all'interno del Centro, dovuta al mancato accordo tra prefettura e regione.
De Falco e Nocerino, già nel report Delle pene senza delitti, denunciavano la mancanza di un’assistenza per i tossicodipendenti, la scarsa igiene dei bagni, la qualità dei pasti all’interno del Centro di permanenza per il rimpatrio di via Corelli.
Sono diverse le testimonianze raccolte nel dossier che documentano la mancata assistenza sanitaria specialistica che ha portato De Falco a presentare molteplici diffide.
C.K. vive in Italia dal 1992, da quasi trent’anni. È stato regolare fino al 2010. Parla correntemente italiano, con spiccato accento lombardo. È nel Centro da gennaio 2021, dove viene portato direttamente dal carcere di un’altra città. Soffre di una grave ipertensione, che spesso registra picchi pressori di 220 di massima, come prova dalla sua cartella clinica, che riporta diversi accessi al pronto soccorso e prescrizioni di esami specialistici che non sono mai stati effettuati a causa dell’assenza di un protocollo del Cpr con l’Asl.
K.M, invece, era in Italia da 10 anni. Il 1° luglio viene rimpatriato dopo essere stato trattenuto per due mesi in via Corelli. Viveva in una città del centro Italia, dove frequentava assiduamente il Serd, essendo tossicodipendente da dieci anni. L’ingresso nel Cpr coincide con l’interruzione forzata delle cure, perché il Centro di Milano non ha convenzioni in atto con il Serd del territorio. Per fronteggiare le crisi di astinenza, K. si seda con massicce dosi di diversi farmaci psichiatrici e pesanti tranquillanti e quando non basta, ricorre all'autolesionismo grave, in modo da essere portato al pronto soccorso e da lì accedere alle cure specifiche di cui ha bisogno.
In una situazione analoga, si trova G.M, «trattenuto» del Cpr da marzo. Nel 2015, la morte della sua unica figlia lo fa cadere nel vortice della droga. Avvia un percorso al Serd e una volta arrivato a via Corelli dichiara subito di essere tossicodipendente da sei anni. Lui, come K.M., non ha mai ricevuto, né riceve le terapie specifiche di cui ha bisogno, nonostante le varie crisi di astinenza. A fine maggio, inizia lo sciopero della fame, durato diversi giorni: nessuna assistenza, neppure una bilancia per controllarne il peso. Il 4 luglio 2021 il senatore invia una diffida al Gestore e il giorno seguente G.M. viene rilasciato
M.A. è asmatico, ma non gli è consentito di tenere con sé lo spray salvavita: per poterlo usare, in caso di crisi respiratoria, deve richiederlo, e quando gli serve è costretto a strillare a lungo, a volte anche trenta minuti, prima di ottenerlo. In effetti nel corso dell'accesso, De Falco e Nocerino hanno verificato che il citofono del settore non funziona. Per chiamare e chiedere aiuto l’unico modo è battere con forza coi pugni sulla porta di ferro, e urlare: non proprio un’attività agile per chi ha in corso una crisi d'asma.
Oltre all’assenza delle cure specialistiche, nelle 90 pagine del dossier redatto dai due senatori, la lista di tutto quello che viene riconosciuto come diritto dell’essere umano e che non viene tenuto in considerazione nel Cpr milanese è lunghissima, dalla qualità del cibo fino all’igiene degli spazi.
Le parole messe nero su bianco da De Falco e Nocerino fotografano un luogo di tortura e detenzione, che dovrebbe essere solo di passaggio per chi arriva, ed è per questo che, sostengono, «va sequestrato».
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