- Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia all'Università di Padova, in un'intervista a Repubblica commenta il documento stilato dai presidenti delle Regioni: «Escludere gli asintomatici dal tracciamento è una catastrofe annunciata»
- «La vera lotta contro il virus è contro chi lo trasmette», precisa Crisanti, «Tutti i programmi che hanno avuto successo nel contrasto del virus erano basati sul tracciamento degli asintomatici»
- E a questo proposito ricorda: «La Cina ha fatto 9 milioni di tamponi per prendere gli asintomatici. E oggi parliamo di modello-Wuhan». Due le sue parole d’ordine: tracciamento e prevenzione
«Le Regioni vogliono scaricare la responsabilità di questo disastro e chiedono al governo di certificare la loro assoluzione. Non ho mai visto un simile concentrato di demagogia e populismo». Così Andrea Crisanti, ordinario di Microbiologia dell'Università di Padova, in un'intervista a Repubblica. «Escludere gli asintomatici dal tracciamento è una catastrofe annunciata. Sono irresponsabili».
Per Crisanti, «il governo è costretto a misure coraggiose e impopolari a causa del caos delle Regioni. Bene ha fatto Conte a chiudere. Ho qualche perplessità sui teatri ma il rischio è troppo alto: tra 10 giorni potremmo avere numeri preoccupanti».
«La vera lotta contro il virus è una lotta contro chi lo trasmette. Dopo decine di pubblicazioni sulle riviste scientifiche internazionali, rimango stupito quando ancora qualcuno ha il coraggio di sostenere che gli asintomatici non siano un problema», prosegue il professore che indica la strada da seguire: «Tracciamento e prevenzione, queste sono le parole d'ordine. Tutti i programmi che hanno avuto successo nel contrasto del virus erano basati sul tracciamento degli asintomatici. La Cina ha fatto 9 milioni di tamponi, per prendere gli asintomatici. E oggi parliamo di modello-Wuhan».
Crisanti torna sul suo ruolo al fianco di Luca Zaia in Veneto all'inizio della prima ondata: «La Regione Veneto ha fatto tutto e il contrario di tutto. Prima disse no, poi mi diede retta, poi si sono spostati su posizioni diverse. Oggi chiede al governo di non testarli. Fatalità, oggi i numeri del Veneto non si discostano più da quelli delle altre regioni».
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