Mentre la crisi alimentare dovuta al blocco delle esportazioni di cereali ucraini via mare si fa sempre più imminente, la Russia propone di riaprire i porti del paese sotto attacco in cambio di una riduzione delle sanzioni. Nel frattempo, un diplomatico russo in servizio alle Nazioni unite annuncia con una lettera le sue dimissioni in protesta contro la guerra.

L’offerta

L’offerta di sospendere il blocco dei porti ucraini è arrivata ieri tramite il viceministro degli Esteri russo, Andrej Rudenko. Secondo Rudenko, sono le azioni dei paesi occidentali a interferire «con il normale funzionamento del libero mercato, il che include il commercio di cibo e di cereali». Una riduzione delle sanzioni, sostiene, eliminerebbe il problema. Russia e Ucraina sono rispettivamente il primo e il secondo produttore al mondo di cereali e la guerra ha causato un impennata nei prezzi del cibo che minaccia la stabilità di numerosi paesi in nord Africa e Asia.

Si tratta di un problema particolarmente complesso. Da un lato, la produzione di cereali ucraini è inevitabilmente destinata a calare a causa delle difficoltà di semina dovute ai combattimenti e alla riduzione delle forza lavoro disponibile per via del reclutamento dell’esercito ucraino.

Al momento però ci sarebbero 20-25 milioni di tonnellate di grano che l’Ucraina non può esportare a causa dell’occupazione dei suoi principali scali commerciali da parte delle truppe russe e del blocco navale di quelli ancora liberi. Funzionari ucraini hanno detto che senza le infrastrutture marittime, non c’è modo di esportare il grano prodotto. Per ora l’Ucraina esporta una frazione della sua produzione tramite treni oppure attraverso i porti sul fiume Danubio, al confine con la Romania.

La proposta lituana

Al momento i porti ucraini di Odessa e Mikolaiv non possono essere utilizzati a causa della presenza della flotta russa e delle mine disseminate dai russi e dagli stessi ucraini. Al momento, nessuna compagnia marittima è disposta a inviare le sue navi in queste acque particolarmente pericolose. Per aggirare questo problema, il governo lituano ha proposto ieri di creare una forza multinazionale composta da paesi non Nato per scortare navi mercantili fino ai porti ucraini.

Le navi di scorta potrebbero essere fornite da paesi come l’Egitto, che hanno buone relazioni con la Russia e che sono dipendenti dal gran ucraino, ha detto il ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis. «Si tratterebbe di un’operazione umanitaria e non militare», ha aggiunto.

Le dimissioni di Bondarev

«Non mi sono mai vergognato così tanto del mio paese», con queste parole Boris Bondarev, consigliere diplomatico russo alla sede delle Nazioni unite di Ginevra, ha annunciato le sue dimissioni. Nella lettera, pubblicata da diverse testate internazionali, Bondarev definisce l’invasione dell’Ucraina «sanguinosa, stupida e assolutamente non necessaria». Al momento, Bondarev è il diplomatico di più alto rango ad aver abbandonato il regime di Putin. Prima di lui, a marzo, si era dimesso Anatoly Chubais, inviato speciale per lo sviluppo sostenibile. Dopo essersi dimesso, Chubais aveva lasciato la Russia.

 

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