- Nell’estate 2018 il suo arrivo nel mondo bianconero doveva segnare per la Juventus il definitivo salto nell’élite del calcio internazionale. A tre anni di distanza quel percorso di crescita si è interrotto sia in Europa che in Italia.
- L’ipotesi che le due parti conducano a termine l’impegno contrattuale è la meno auspicata, ma la cessione del portoghese a condizioni vantaggiose per tutti rimane complicata.
- Nell’estate del calciomercato dominata dall’ex rivale Lionel Messi e dalle offerte astronomiche del Real Madrid per Mbappé. Cr7 ha patito di ritrovarsi in una sorta di limbo. L’accelerazione di questi giorni è frutto anche di questa condizione.
È ufficiale, Cristiano Ronaldo non è più un giocatore della Juventus. Andrà a giocare con il Manchester United, un ritorno a casa per il fuoriclasse portoghese. Pippo Russo aveva analizzato gli ultimi giorni dell’addio con i bianconeri. Tutti i dettagli.
È il tormentone calcistico di fine estate. Dominato da un dilemma: il rapporto fra Cristiano Ronaldo e la Juventus è entrato nell’ultimo anno di contratto o nell’ultima settimana di convivenza? La risposta potrebbe essere questione di ore ma intanto le premesse per l’addio ci sono tutte. A cominciare dal blitz torinese di Jorge Mendes, atterrato a Torino con volo privato nella tarda serata di mercoledì. Una mossa che sa di somma urgenza, se si considera che avviene nei giorni conclusivi del mercato estivo e mobilita uno dei più potenti super-agenti in circolazione.
Quanto risolutiva possa essere l’entrata in scena del boss di Gestifute, lo sapremo molto presto. Per il momento non si può che prendere atto di un rapporto, quello fra Cr7 e Juventus, molto vicino al capolinea.
Come del resto è dimostrato via social dall’umore prevalente nella vasta comunità dei tifosi bianconeri. Domina un senso di logoramento e di stanchezza che è terreno fertile per l’addio. E tale sottofondo è maturato lentamente, in parallelo con lo spegnersi delle grandi speranze animate nell’estate del 2018, quando l’approdo in bianconero del “più grande calciatore di tutti i tempi” era parso la premessa per il salto definitivo verso la massima competitività internazionale. I tre anni di disillusioni, in qualche passaggio cocenti, hanno modificato il panorama. Fino a porre le condizioni oggettive per un addio meno doloroso di quanto si potesse immaginare all’inizio di questo matrimonio d’interesse.
Il lungo logoramento
Quale potrebbe essere il tenore dei rapporti fra Cr7 e la società bianconera qualora il portoghese rimanesse a Torino? Si tratta di un interrogativo con cui le due parti sono obbligate a confrontarsi in questi giorni convulsi. Non è ancora il momento di fare un bilancio dell’esperienza torinese dell’attaccante di Funchal.
Bisogna aspettare che sia davvero finita e non scartare l’ipotesi che infine le due parti debbano andare avanti fino al 30 giugno 2022, come da contratto. E del resto, visto il peso dell’accordo in essere col club bianconero (circa 55 milioni di euro lo stipendio lordo annuo, più oltre 25 milioni di euro il valore residuo a bilancio dei diritti economici di un calciatore che a febbraio compirà 37 anni), non sono molte le ipotesi percorribili per il trasferimento.
Quanti club possono permettersi lo sfizio di avere Cr7 in squadra? L’ipotesi Manchester City è la più sollecitata. Quella del Paris Saint Germain suggestiva ma legata a troppi se. Quella del Real Madrid sarebbe semplicemente sorprendente, se si pensa a quanta ansia ebbero le merengues, nell’estate del 2018, di liberarsi del giocatore e del suo ingombrante agente. Che Juventus e Cristiano Ronaldo vogliano lasciarsi è una verità che nessuno si sentirebbe più di mettere in dubbio. Che riescano anche a farlo è però cosa molto complessa. E se alla fine si prospettasse la coesistenza forzata?
Ma al di là di tali considerazioni e del carattere prematuro di qualsiasi bilancio sull’esperienza juventina del fuoriclasse portoghese, qualcosa si può già dire. Perché limitandosi a tirare le somme di questo primo triennio si può affermare che, soprattutto da parte juventina, il saldo tendenziale non è benevolo. Giusto un’ultima stagione monstre potrebbe sovvertire il giudizio, ma si tratta della stagione che le due parti vorrebbero risparmiarsi.
Al punto da avere dato vita a un lunghissimo logoramento, durato almeno per tutta la stagione 2020-21.
Un logoramento che si è consumato intorno all’interrogativo accuratamente evitato anche da molta parte della stampa compiacente: c’è intenzione di rinnovare il contratto fra Juventus e Cr7? Che nessuna delle due parti volesse parlarne è stato sempre più evidente col passare dei mesi. Ma, per paradosso, il fatto che nessuna delle due parti facesse una mossa ha finito per accelerare il logoramento del rapporto. Non si volevano, ma l’ignorarsi è stato peggio che dirselo. Un interminabile sfilacciamento che infine porterà a un distacco indolore sui piani sportivo e sentimentale. Quanto al piano economico-finanziario, sarà ben altro discorso.
Un’estate ai margini
Le ragioni del logoramento sono evidenti se si torna con la memoria alle grandi speranze alimentate quel giorno di luglio 2018 e le premesse da cui si arrivava.
La Juventus era nel pieno della sua forza sportiva (al settimo scudetto di una serie di nove consecutivi) ed economica, con prospettiva di compiere il salto definitivo verso le posizioni di vertice dell’élite europea. L’arrivo di Cristiano Ronaldo avrebbe dovuto determinare quel salto di qualità. E invece, nei tre anni dacché il portoghese è arrivato a Torino, la traiettoria bianconera verso i vertici del calcio europeo ha subìto una clamorosa battuta d’arresto. Per ripercuotersi infine anche in ambito nazionale, con l’interruzione a quota nove della serie di scudetti consecutivi. Colpa di chi? Ci sarà tempo per parlarne e capire quale fra le due parti non sia stata all’altezza delle aspettative dell’altra.
Piuttosto, per il momento è opportuno guardare a questa anomala estate di Cr7 e al modo in cui l’ha affrontata. Un’estate che per lunghe settimane lo ha visto lontano dalla scena. Uscito molto presto dagli Europei assieme alla nazionale portoghese, come ormai regolarmente gli succede quando nelle competizioni si passa alla fase a eliminazione diretta, Cr7 è stato anche ai margini delle grandi trattative di mercato. Dimenticato in un limbo, con quel residuo e pesante anno di contratto con la Juventus a stoppare qualsiasi rumor, giusto durante le settimane in cui il suo grande rivale del decennio scorso monopolizzava i titoli del sistema mediatico globale: Lionel Messi, il duellante designato nelle decine di scontri fra Real Madrid e Barcellona, ma anche nella corsa al Pallone d’Oro.
Quella del 2021 è stata in tutti i sensi l’estate di Messi. Nelle scorse settimane l’argentino, grazie alla vittoria in Coppa America, ha finalmente rotto il sortilegio che lo voleva perdente con la maglia della nazionale albiceleste. Poi ha occupato le cronache, sportive e non, con la vicenda di un rinnovo contrattuale che un Barcellona in condizioni economico-finanziarie comatose non è stato in grado di offrirgli (o che lui ha rifiutato nei termini proposti). E infine è stato celebrato dopo l’accordo col Paris Saint Germain (pompato con una grandeur franco-qatariota che in questa fase storica non conosce rivali in termini propagandistici) da cui ha ricavato un finale di carriera sontuoso tanto sul piano sportivo quanto sul piano economico.
Ma in fondo è stata anche l’estate di Kylian Mbappè, l’attaccante del Psg in scadenza di contratto a giugno 2022 come Cr7 per il quale il Real Madrid ha fatto (vedendosela rifiutare) l’oscena offerta di 160 milioni di euro nonostante possa prenderlo gratis fra dieci mesi. E in questo turbinio di nomi e ingaggi milionari, Cr7 dove era?
Lo si ritrovava solo nelle indiscrezioni di calciomercato lanciate qua e là dalle fantasiose radio e tv spagnole, cui lo stesso attaccante portoghese ha risposto a muso duro con un post su Instagram. In quel messaggio il portoghese mandava a dire che non accettava illazioni sul suo futuro calcistico.
Ma in controluce si leggeva anche il disappunto per non trovarcisi davvero, al centro del calciomercato che conta. E con la prospettiva di portare avanti l’ultimo anno di un rapporto con la Juventus che non è mai decollato sul serio.
Dirsi addio. In italiano
Il resto è cronaca e nemmeno della migliore. L’assenza nell’amichevole contro la Juventus Under 23. L’inizio in panchina nella prima gara della Serie A 2021-22 a Udine. L’abbandono della seduta di allenamento causa un dolore al braccio. Segnali che da molti vengono colti come messaggi di insofferenza.
Cristiano Ronaldo, nel mondo Juve, ha smesso da tempo di essere a suo agio. Però adesso lo mostra in modo evidente. Non dice esplicitamente che vuole andarsene, invero non ha nemmeno bisogno di farlo.
E nel momento in cui Mendes è arrivato a Torino, si è scoperto definitivamente che anche da parte della società bianconera non vi sia alcuna intenzione di continuare l’avventura a qualunque costo. Basta mettersi d’accordo sul prezzo di cessione, almeno quello. E poi magari sarà il momento di dire addio. A Torino, al calcio italiano, ai tifosi bianconeri. Magari facendo lo sforzo di dirlo in italiano. Quanti ricordano di aver mai sentito Cr7 esprimersi nella lingua del paese che in questi ultimi tre anni lo ha ospitato e profumatamente pagato? Almeno questo sarebbe un atto dovuto.
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