Un viaggio ad Amburgo per tre: il presidente della Liguria, Giovanni Toti, il sindaco di Genova, Marco Bucci, e il capo dell’Autorità portuale genovese, Paolo Emilio Signorini. Con loro anche l’imprenditore Aldo Spinelli, che pagava il conto. La trasferta, che risale a febbraio dell’anno scorso, è stata a suo tempo raccontata dai media come il sigillo definitivo alla grande alleanza di Genova con la città portuale tedesca.

All’epoca, però, nessuno sapeva che a farsi carico delle spese era stato Spinelli. Questo almeno è quanto emerge dalle carte dell’inchiesta giudiziaria.

Contratti e numeri

Ora che Spinelli, insieme a Toti e a Signorini, è finito agli arresti con l’accusa di corruzione, quella missione in riva al mare del Nord può essere letta sotto una luce diversa. Innanzitutto, va detto che Spinelli, proprio un paio di settimane prima del viaggio in Germania, aveva aperto le porte della sua azienda a un nuovo socio del calibro di Hapag-Lloyd, una multinazionale che ad Amburgo ha il proprio quartier generale ed è partecipata dalla municipalità della metropoli tedesca.

Domani ha letto i contratti siglati da Hapag-Lloyd, da una società di famiglia di Spinelli e dal fondo inglese Icon, che ha ceduto al socio entrante la sua quota del 45 per cento. Ebbene, le cifre indicate nei contratti non corrispondono a quelle di cui l’imprenditore ligure parla a cose fatte in alcune intercettazioni agli atti dell’inchiesta.

Per inquadrare al meglio la vicenda conviene però partire dalla fine, da quella trasferta tedesca su cui tanto aveva insistito Spinelli, come risulta dalle carte.

«E adesso questo qui che andiamo ad Amburgo?», chiede il presidente del porto all’amico imprenditore. Che lo rassicura: «Alla fine lo paghiamo noi…eeeh (…) ma lì non abbiam problemi …noi facciamo una cosa ufficiale».

Questo il dialogo agli atti, un dialogo da cui, secondo gli investigatori, emerge il timore, da parte di Signorini, che «dal viaggio potessero generarsi nuove critiche pubbliche».

Già nel 2017, infatti, la stessa comitiva (Toti, Bucci, Signorini, Spinelli), con l’aggiunta del leghista Edoardo Rixi, all’epoca assessore regionale, era volata a Ginevra per far visita a Gianluigi Aponte, il miliardario a capo di Msc, colosso mondiale del trasporto marittimo. Il viaggio, pagato dall’imprenditore ligure Alessandro Garrone (gruppo Erg), aveva suscitato un vespaio di polemiche.

«Roba da Sudamerica», aveva commentato l’allora segretario del Pd genovese, Alessandro Terrile.

Spinelli però si sente sicuro. I tedeschi di Hapag-Lloyd li conosce bene e li frequenta da tempo. A tal punto che arriva a proporre a Signorini, una volta concluso il mandato a capo del porto, di trasferirsi in una società di Hapag-Lloyd. «Ti facciamo un contratto da 300mila euro l’anno», promette l’imprenditore, intercettato dalla Guardia di Finanza.

D’altra parte, secondo i pm, proprio i vantaggi garantiti a Spinelli da Toti e Signorini, avrebbero contribuito ad aumentare di molto il valore dell’azienda dell’imprenditore portuale proprio alla vigilia della vendita di una quota ai tedeschi.

Gli affari in questione sono stati il rinnovo trentennale della concessione per il terminal rinfuse, l’assegnazione di un’altra concessione adiacente al terminal rinfuse (dove un tempo c’era un impianto dell’Enel), la cementificazione di Calata Concenter.

Questi obiettivi, poi raggiunti, avrebbero permesso all’imprenditore di valorizzare al massimo la sua società prima di venderne una quota ad Hapag-Lloyd.

«Il rinnovo della concessione dell’area terminal rinfuse per ulteriori 30 anni avrebbe costituito un significativo incremento di valore del “Gruppo Spinelli”, con conseguente plusvalenza in caso di cessione di quote di proprietà del medesimo», si legge nell’ordinanza di arresto firmata dalla giudice Paola Faggioni.

Amici in Germania

Di sicuro, come risulta dai contratti, il 12 gennaio 2023 Spinelli ha venduto il 4 per cento della Spinelli Srl ad Hapag-Lloyd. Contestualmente, il gruppo tedesco ha rilevato il 45 per cento della società dal fondo inglese Icon.

Le cifre dell’affare e le modalità di pagamento, però, non sono chiare. Gli atti notarili dicono che Hapag-Lloyd ha versato 251 milioni di euro a Icon per il 45 per cento, e 21,3 milioni a Spinelli per il 4 per cento. In un’intercettazione dello stesso 12 gennaio, Aldo e Roberto dicono però di aver ricevuto 30 milioni di euro per quel 4 per cento, si legge nell’ordinanza.

A complicare il quadro c’è un’altra intercettazione in cui Spinelli padre, parlando con un manager Msc, sostiene di essere stato pagato molto bene: la cessione ha «fatto incassare 300 milioni di euro ad Icon e 73 milioni di euro alla propria famiglia», riassumono i magistrati. Nella trascrizione dell’intercettazione c’è anche altro. Dice Spinelli: «A noi c’hanno dato una castagna secca! Settantatré milioni!.. come potevamo dire di no?...ma poi cash eh! Capito?».

Dunque, se è vero quanto detto al telefono, per il suo 4 per cento Spinelli avrebbe incassato 73 milioni. Eppure sono solo 21,3 milioni quelli che, stando agli atti notarili, sono stati pagati da Hapag-Lloyd. C’è poi un’altra versione ancora, che Spinelli fornisce a Signorini in una conversazione intercettata nello stesso periodo. Nell’ordinanza ne viene riportato un riassunto: per la cessione ad Hapag-Lloyd, si legge, Spinelli dice di aver ricevuto «un premio da 20 milioni di euro (a fronte di una richiesta di 50)», e specifica «che gli altri 30 milioni gli sono stati dati con modalità diverse (“...gli altri trenta me l’ha dati.. va beh”)».

C’è da scommettere che anche per i giudici non sarà facile districarsi tra cash, castagne secche e mezze parole.

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