Unicef e Save the children cooperano da dicembre per la loro accoglienza. La mancanza di canali legali interni all’Unione Europea contribuisce a peggiorare gli attraversamenti irregolari alle frontiere, ma soprattutto espone le persone che si spostano, adulti e bambini, ai pericoli di chi viaggia senza identità, inclusi gli abusi da parte dei trafficanti
- Fino al 16 aprile sono giunti sulle nostre coste più di 8.520 migranti e rifugiati, di cui 1196, il 14 per cento, erano minori arrivati in Italia da soli.
- Una situazione di fragilità che li espone a problemi ancora più gravi: «Violenza e sfruttamento, in particolare per le ragazze», dice Riatti (Unicef). «Abbiamo il dovere di supportare i minori rifugiati e migranti e di offrire soluzioni sicure, soprattutto in questo periodo di pandemia».
- Da dicembre scorso Unicef e Save The Children cooperano per offrire servizi tangibili, dalla distribuzione di kit per l’igiene personale al soccorso psicologico, ma si occupano anche di valutare le potenziali vulnerabilità e problemi di protezione specifici, tra cui quelli connessi alla violenza di genere.
Vengono definiti “minori non accompagnati”, bambini e ragazzi che arrivano sulle coste italiane da migranti, senza le loro famiglie. Nei primi tre mesi e mezzo del 2021, per l’esattezza fino al 16 aprile, sono giunti sulle nostre coste più di 8.520 migranti e rifugiati, di cui 1196, il 14 per cento, erano minori arrivati in Italia da soli.
Sono i dati del ministero dell’Interno, che comunicano Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, e Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per i bambini. Da dicembre 2020 hanno lavorato insieme per dare risposta immediata ai bisogni essenziali di bambini e adolescenti, delle loro famiglie e delle donne sole in arrivo e in transito.
«Ogni minore dovrebbe avere diritto alla protezione e a vivere le sfide tipiche della sua età – dice Anna Riatti, Coordinatrice della risposta in Italia per l’Ufficio Regionale Unicef per l’Europa e l’Asia centrale – . Ragazze e ragazzi rifugiati e migranti vivono invece soli una triplice transizione: dal paese d’origine al paese d’arrivo, il superamento del trauma, il passaggio dall’adolescenza all’età adulta». Un situazione di fragilità che li espone a problemi ancora più gravi: «Violenza e sfruttamento, in particolare per le ragazze. Abbiamo il dovere di supportare i minori rifugiati e migranti e di offrire soluzioni sicure, soprattutto in questo periodo di pandemia».
Dalla distribuzione di kit per l’igiene personale al soccorso psicologico, alle informazioni sui loro diritti, Unicef e Save The Children partono dai servizi tangibili, ma si occupano anche di valutare le potenziali vulnerabilità e problemi di protezione specifici, tra cui quelli connessi alla violenza di genere.
Nord e Sud
Lampedusa a sud, l’eterno scenario di “Fuocoammare”, il documentario del regista Gianfranco Rosi, e Ventimiglia al confine ligure a nord, rappresentano le due frontiere opposte del sistema di accoglienza e protezione per minorenni.
Lampedusa è al centro delle operazioni di soccorso e salvataggio nel Mediterraneo Centrale. Ciclicamente, spiegano le associazioni, l’hotspot ospita molte più persone di quante la struttura sia capace di accogliere e le procedure di prevenzione del contagio da Covid-19 hanno reso ancora più complessa la capacità di poter identificare i soggetti più vulnerabili e bisognosi di attenzione specifica. Di fatto, non sempre sono garantiti spazi dedicati a minori soli, famiglie con bambini e donne.
Allo stesso modo a Ventimiglia la situazione appare ancora drammatica. Secondo i dati raccolti dal team di Save the Children attivo sul posto, circa 200 minorenni soli hanno oltrepassato la frontiera nel 2020. Tentano di raggiungere i paesi del Nord Europa, spesso per ricongiungersi con i propri familiari, senza la possibilità di un pasto caldo o di un tetto sopra la testa, senza assistenza sanitaria, esposti al rischio di sfruttamento e violenza. Dopo la chiusura del Campo Roja a luglio 2020 a Ventimiglia, si sono ulteriormente ridotti fino a quasi scomparire i servizi di assistenza e accoglienza per bambini, adolescenti e famiglie. Unicef e Save the Children registrano ancora respingimenti di minori non accompagnati alla frontiera tra Italia e Francia.
I numeri
Tra dicembre e marzo a Ventimiglia sono stati assistiti 72 nuclei familiari con 116 bambini a carico e raggiunti oltre 169 minori non accompagnati, tra cui 6 ragazze, a Lampedusa 59 famiglie con 130 bambini, di cui 52 bambine, 181 donne e 404 minori stranieri non accompagnati, di cui almeno 33 ragazze. Le giovani sono esposte a rischi specifici, anche perché, spiegano, non sempre sono identificate come minori da parte delle autorità predisposte. Si aggregano a famiglie o accompagnatori adulti e molte non dichiarano la loro minore età, a volte anche perché obbligate, o vittime di tratta.
Dopo i primi quattro mesi di attività, Unicef e Save the Children hanno rinnovato la collaborazione congiunta fino a dicembre 2021. Tra gli interventi portati avanti nell’ambito del programma uno spazio per ragazze, lo Youth Corner, realizzato nel “Child Friendly Space”, ovvero un’area per bambini nata per offrire ascolto e protezione a minori soli e famiglie. Ai minori si rivolge anche l’Helpline Minori Migranti di Save the Children, un numero verde multilingue di consulenza, e di informativa tramite la piattaforma on-line U-Report on the Move di Unicef.
Raffaela Milano, Direttrice Programmi Italia-UE di Save the Children chiede che ci sia un interesse istituzionale: «Il nostro paese e l’Europa tutta devono garantire ai bambini, alle bambine e agli adolescenti una rete di accoglienza e di protezione adeguata e rispettosa dei loro diritti fondamentali», soprattutto adesso: «In questo difficile tempo di emergenza sanitaria è ancor più indispensabile rafforzare la rete di collaborazione tra istituzioni e organizzazioni della società civile per raggiungere questo obiettivo». La mancanza di canali legali interni all’Unione Europea contribuisce a peggiorare gli attraversamenti irregolari alle frontiere, ma, soprattutto espone le persone che si spostano, adulti e bambini, ai pericoli di chi viaggia senza identità, inclusi gli abusi da parte dei trafficanti.
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