Aveva vinto in pista a Dundalk, Irlanda, neanche otto mesi prima. Invece, il 12 agosto 2020, Muzbid, purosangue irlandese, con 17 gare alle spalle, tre vinte e cinque posti in classifica, è arrivato quindicesimo su 15. Sul finale della competizione, che si disputava nell’ippodromo di Gowran Park, 190 chilometri a sud di Dundalk, sembrava vacillare. Pochi mesi più tardi, il 15 ottobre, il calendario ufficiale delle corse di cavalli in Irlanda ne riportava la morte.

Il suo microchip però racconta una storia diversa: a novembre 2020 il cavallo associato al dispositivo 985101045232757 viene importato in Italia e, a dicembre dello stesso anno, macellato in Emilia-Romagna.

Quello di Muzbid non è un caso isolato. Secondo una recente inchiesta condotta dall’unità investigativa della televisione irlandese RTÉ almeno 50 cavalli importati e macellati in Italia tra il 2019 e il 2023 erano già stati dichiarati morti da tempo nel proprio paese di provenienza o di origine. Inoltre, digitando 985101045232757 nella maschera di ricerca equine chip checker sul sito del dipartimento dell’Agricoltura, dell’alimentazione e del mare irlandese, risulta che Muzbid non è idoneo al consumo umano.

Gli approfondimenti

Come lui, secondo i dati raccolti dalla squadra di giornalisti della televisione irlandese attraverso richieste di accesso alle informazioni e la consultazione di database pubblici simili all’equine chip checker, in anni recenti, 332 cavalli sono stati macellati in un paese dell’Unione europea seppur dichiarati non idonei al consumo in un altro. Quanto emerso nell’inchiesta firmata da Conor Ryan e John Cunningham ha fatto scattare una segnalazione di possibile non conformità per 332 cavalli di origine irlandese, italiana e spagnola e 51 di origine italiana e olandese da parte della Commissione europea alla propria rete agri-food.

Questo gesto dovrebbe spingere gli stati coinvolti ad accertarsi se questi casi sospetti di macellazione illegale e difetti di tracciabilità abbiano riscontri effettivi o meno.

In aggiunta a quello di Muzbid, i giornalisti dell’unità investigativa di RTÉ hanno identificato altri 148 microchip tra gli oltre 75mila contenuti nell’elenco dei cavalli importati da altri paesi e macellati in Italia tra il 2019 e il 15 novembre 2023 fornito dall’Istituto zooprofilattico sperimentale dell’Abruzzo e del Molise con il nulla osta del ministero della Salute che, se incrociati con i database di Irlanda, Spagna, Francia, Belgio e Paesi Bassi, risultano non idonei al consumo umano.

«Non si tratta solo di uno o due o cinque o dieci cavalli» ha detto il professore Christopher Elliott, fondatore dell’Istituto per la sicurezza alimentare globale della Queen’s University di Belfast, nel filmato andato in onda il 13 giugno su RTÉ One. «Si tratta di centinaia di animali che entrano nella catena alimentare, quando non dovrebbero».

Oltre a concentrarsi sui microchip, il documentario di RTÉ Investigates ripercorre anche quanto emerso in importanti indagini che negli ultimi anni hanno riguardato le frodi nell’industria della carne di cavallo in Europa. Tra queste, un paio hanno visto il coinvolgimento di Europol e interessato il nostro paese. Se infatti l’Italia è tra i principali importatori di carne di cavallo nell’Ue; la Spagna fornisce equidi a numerosi macelli in Europa.

E proprio in Spagna, nel 2020 e 2022, la Guardia Civil ha individuato, con il supporto di Europol, reti criminali che reclutavano cavalli non destinati alla produzione alimentare, procuravano loro un’identità falsa e li esportavano per essere macellati. «Sostituendo microchip e passaporti commettevano crimini con possibili ripercussioni sulla salute pubblica» afferma Sergio Tirrò dell’unità anti-contraffazione di Europol intervistato da RTÉ.

Chi compra è infatti convinto di acquistare un prodotto salubre, dice parlando di questo tipo di frodi il luogotenente del comando carabinieri per la tutela della salute Domenico Caruso, che nel 2020 ha seguito una di queste operazioni partite dalla Spagna. «Invece abbiamo un prodotto che non è controllato per quanto riguarda eventuali trattamenti, eventuali residui di farmaci».

Anche perché agli animali da competizione vengono spesso somministrati antibiotici o antinfiammatori, come il fenilbutazone o bute, che non sono ammessi nella catena alimentare e che possono lasciare residui nelle carni. Le informazioni sui farmaci che il cavallo ha assunto nel corso della sua esistenza, oltre a quelle sull’identità dell’animale, sono riportate nel passaporto del cavallo, associato al microchip impiantato sotto cute. Se falsificato, la tracciabilità della filiera viene compromessa.

Fuori dai controlli

«Sono animali che escono dal normale circuito dei controlli, delle verifiche, delle attività di sorveglianza e passano attraverso canali illegali» spiega il dottor Umberto Agrimi responsabile del dipartimento di sicurezza alimentare dell’Istituto superiore della sanità. «Per un animale che deve andare al macello bisogna rispettare i tempi di sospensione per far sì che le carni non abbiano antibiotici, antinfiammatori o altri farmaci oltre i limiti consentiti.

Per gli animali non destinati al consumo umano tutto questo non si applica».

E se l’inchiesta di RTÉ Investigates si concentra per lo più sul destino dei cavalli irlandesi una volta dismessi i redditizi panni dei cavalli da corsa, mostra anche quanto sia facile con un secondo microchip dare una nuova identità a un cavallo. Ne dà esempio, ricostruendo il caso di un cavallo rivenduto in Svezia, con qualche anno di meno per aumentarne il valore, e mostrando alcune scene riprese da telecamere nascoste nell’unico mattatoio equino esistente in Irlanda, Shannonside Foods, in cui si vedono un paio di cavalli ai quali poco prima di essere abbattuti viene inserito qualcosa vicino alla criniera.

Ma è soprattutto nei Paesi Bassi che i giornalisti di RTÉ individuano uno snodo importante per il “riciclaggio” di cavalli non destinati alla produzione alimentare. Qui, dotati di nuovi passaporti e microchip, per lo più tedeschi, vengono avviati al macello.

Dai Paesi Bassi però la carne finisce anche in altri paesi, come dimostra una notifica diramata nel 2022 attraverso il sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi europeo. Durante un controllo, l’autorità olandese competente per la sicurezza alimentare si era accorta che i passaporti di quattro cavalli macellati in Olanda erano stati alterati. La carne era stata venduta a uno stabilimento belga di selezione carni e distribuita in Francia, Paesi Bassi, Belgio e Italia. Circa 7 chili sono stati localizzati presso un grossista in provincia di Brescia. Fortunatamente, secondo quanto comunicato dalla ditta italiana all’Agenzia tutela salute di Brescia, la carne in questione era rimasta invenduta e successivamente smaltita in prossimità della data indicata come termine minimo di conservazione.

Via d’uscita

«C'è un motivo per cui esiste la macellazione dei cavalli» dice nel documentario Sonny Richichi, presidente dell’Italian Horse Protection, che da anni si occupa di denunciare frodi e maltrattamenti nei confronti di cavalli e altri equini, oltre ad accogliere quelli salvati da situazioni di abuso. «È per avere una via d'uscita per quei cavalli che non vengono più utilizzati, che non sono più performanti. Stiamo parlando di un settore molto ricco, con molto denaro investito e molto denaro in circolazione».

In Irlanda, dove il cavallo non si mangia, ma occupa un posto speciale nel cuore degli irlandesi, e muove un’industria – quella delle corse – che quest’anno ha ricevuto 76 milioni di euro di fondi pubblici, il documentario ha fatto scalpore, soprattutto per gli abusi e le atrocità nei confronti degli animali filmati nello stabilimento di Shannonside Foods, le cui attività sono state sospese pochi giorni dopo l’uscita dell’inchiesta, mentre le 65 carcasse di cavalli macellati nella struttura all'inizio del mese andranno distrutte.

A livello europeo la Commissione ha detto a RTÉ, tramite il portavoce per la salute pubblica e la sicurezza alimentare Stefan De Keersmaecker, che le evidenze raccolte verranno prese molto seriamente. Da parte sua il ministero della Salute italiano fa sapere che gli approfondimenti richiesti dalla Commissione Ue sono in corso. In una nota, il ministero ricorda che oltre al passaporto individuale per l’esportazione è necessario anche un certificato sanitario rilasciato tramite il sistema informativo europeo Traces. In entrambi i casi la responsabilità del rilascio ricade soprattutto sull’autorità competente del paese di spedizione.

«Restiamo, ovviamente, in attesa delle risultanze anche delle verifiche che saranno effettuate nei paesi europei che hanno spedito gli equidi in Italia» scrivono. Quello che comunque emerge da più fronti, nel documentario di RTÉ Investigates come nella nota del ministero, è la necessità di una maggiore interoperabilità delle banche dati europee degli equidi. Un passo che andrebbe nella direzione di facilitare la tracciabilità e dunque il contrasto alle contraffazioni delle certificazioni cartacee.

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