Enrico Pazzali conosce tutti, ha frequentato generali, alti magistrati e banchieri, e in politica si è mosso a destra coperto anche a sinistra. In più di vent’anni di carriera, il presidente della Fondazione Fiera di Milano, al momento autosospeso, ha tessuto una trama di rapporti che nel tempo gli ha permesso di consolidare il suo potere.

Adesso, da quel che emerge dall’inchiesta della procura di Milano, si scopre che Pazzali si è servito di Equalize, da lui fondata, controllata e gestita, per difendersi dai nemici (veri e presunti) e allargare la sua sfera d’influenza.

La rete del presidente

La rete di conoscenze del manager milanese era anche molto utile per accreditare Equalize nel mondo degli affari. Da una parte c’erano l’ex poliziotto Carmine Gallo e l’hacker Samuele Calamucci, che si muovevano negli ambienti a loro più familiari, quelli delle forze dell’ordine e degli ex agenti che smessa la divisa avevano trovato posto nelle security delle aziende o si erano messi in proprio per offrire servizi di protezione.

Pazzali invece era in grado di puntare in alto, nei circoli più esclusivi della finanza e della grande industria. La prova? Basta dare un’occhiata all’elenco dei clienti di Equalize che è agli atti dell’inchiesta sulla stessa.

Nei giorni scorsi sono già comparsi nelle cronache dei giornali i nomi di alcuni grandi gruppi che si sono affidati alla società con base a due passi dal Duomo di Milano.

Tra questi, il gruppo di spedizioni e logistica Brt Bartolini, finito al centro di un’inchiesta della procura di Milano per caporalato e frode fiscale, che ha pagato 12 fatture per 683mila euro. Secondo quanto emerge dai libri contabili, i servizi forniti al colosso petrolifero Eni hanno invece fruttato 377mila euro a Equalize e sempre nel settore dell’energia anche Erg ha scelto la società di Pazzali al prezzo di 117mila euro.

Circa 44mila euro è invece il conto pagato da Banca Profilo, un istituto di credito quotato in Borsa, mentre Barilla ha versato 17mila euro.

Nella City milanese

Ovviamente, fino a prova contraria, i clienti di Equalize non sono coinvolti in attività illegali. Di certo, però, i rapporti d’affari con marchi famosi confermano che la società di Pazzali era riuscita ad accreditarsi ad alto livello.

Nella lista agli atti dell’inchiesta compaiono i nomi di alcuni tra i più grandi studi legali d’Italia, emanazione di strutture multinazionali con centinaia di professionisti a libro paga, come Dentons (244mila euro di fatture a Equalize) e Dla Piper (57.500 euro). Tra le insegne italiane spiccano Chiomenti (che ha versato 45mila euro), Fontana Galli e associati (40mila euro) e Pavia Ansaldo (10mila euro).

L’elenco comprende anche un fondo di private equity molto attivo in Italia come Clessidra, che, secondo quanto viene segnalato in contabilità, ha pagato 172mila euro in nove fatture a Equalize.

La Porsche Panamera

La crescita continua del numero dei clienti ha moltiplicato ricavi e profitti. Dal 2021 al 2023 il fatturato è passato da un milione a 1 milione e 800mila euro, e nello stesso periodo la società presieduta da Pazzali ha messo a bilancio profitti complessivi per circa 1,7 milioni.

Quanto basta per permettersi un bolide di gran lusso come una Porsche Panamera, valore 120mila euro, intestata a Equalize e a disposizione del presidente Pazzali.

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