- Due filoni che si incrociano, ma l’indagine è la stessa. Martedì i magistrati fiorentini aspettavano Marcello Dell’Utri e Massimo Giletti, il primo ex senatore azzurro condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, il secondo conduttore di Non è l’arena, la trasmissione di La7, chiusa lo scorso aprile improvvisamente.
- Dell’Utri non si è presentato, come aveva anticipato Domani. L’ex braccio destro di Silvio Berlusconi, da indagato, ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere aspettando i prossimi passi della procura.
- Cosa c’entra Massimo Giletti? Secondo i pm, Salvatore Baiardo, l’“indovino” che aveva predetto l’arresto di Matteo Messina Denaro, avrebbe calunniato il conduttore proprio per favorire Berlusconi e Dell’Utri.
Due filoni che si incrociano, ma l’indagine è la stessa. Martedì i magistrati fiorentini aspettavano Marcello Dell’Utri e Massimo Giletti, il primo ex senatore azzurro condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, il secondo conduttore di Non è l’arena, la trasmissione di La7, chiusa lo scorso aprile improvvisamente.
Dell’Utri non si è presentato, come aveva anticipato Domani. L’ex braccio destro di Silvio Berlusconi, da indagato, ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere aspettando i prossimi passi della procura. I pm lo indagano per concorso in strage. Avrebbe, proprio con l’ex Cavaliere uscito dall’indagine dopo la morte, sollecitato Cosa nostra nella pianificazione delle stragi del 1993.
Una tesi orrenda respinta dagli avvocati, ma messa nero su bianco dai magistrati Luca Tescaroli e Luca Turco che nei giorni scorsi hanno firmato un decreto di perquisizione eseguito dagli uomini della Direzione investigativa antimafia.
Un provvedimento nel quale si dettagliano anche le migliaia di euro bonificate a Dell’Utri da Berlusconi e le mancate comunicazioni all’autorità giudiziaria da parte dell’ex senatore azzurro, destinatario anche di un lascito di 30 milioni di euro nel testamento del quattro volte presidente del Consiglio, non citato nell’atto.
Soldi per il silenzio? Denaro perché Dell’Utri conservi i segreti di cui è custode? Per le difese e per lo stesso pregiudicato si tratta solo di amicizia e riconoscenza, tesi alla quale la procura continua a non credere. L’accelerazione dell’indagine fiorentina ha indotto Marina Berlusconi a intervenire duramente perché preoccupata dai riferimenti costanti alle origini finanziarie dell’impero berlusconiano, in particolare alle ipotesi di patti economici tra il padre e i Graviano, gli stragisti di Brancaccio.
Seconda volta per Giletti
Cosa c’entra Massimo Giletti? Secondo i pm, Salvatore Baiardo, l’“indovino” che aveva predetto l’arresto di Matteo Messina Denaro, avrebbe calunniato il conduttore proprio per favorire Berlusconi e Dell’Utri, negando l’esistenza di una foto compromettente che ritrarrebbe l’ex premier, Giuseppe Graviano e il generale dei carabinieri, Francesco Delfino, risalente agli anni Novanta. Baiardo è indagato per calunnia e attende il tribunale del Riesame che dovrà pronunciarsi sul ricorso della procura che aveva chiesto per lui l’arresto, respinto dal giudice.
Secondo l’ipotesi della procura, Berlusconi e Dell’Utri avrebbero fatto pressioni per chiudere Non è l’arena e Baiardo, per favorirli, avrebbe calunniato Giletti. Il conduttore era già stato sentito dagli inquirenti, ma il suo editore, Urbano Cairo, aveva smentito e negato ogni tipo di pressione e ricondotto la chiusura a una scelta editoriale dovuta ai costi e alle perdite del programma.
Di certo, come ricostruito da questo giornale, Paolo Berlusconi aveva chiamato Cairo dopo una puntata nella quale si parlava di un incontro tra lui, l’anno era il 2010, e Baiardo. Lamentele per alcune puntate erano arrivate anche da Dell’Utri e dal mondo berlusconiano. Negli atti dell’indagine è stato depositato anche un messaggino arrivato a Giletti, a inizio marzo, da parte di un alto manager de La7 che rispondeva a questa domanda: «Hai parlato con Cairo?». «Sì», la risposta parlando di una conferma per due anni. Dopo un mese la trasmissione è stata chiusa.
La verità lontana
Firenze continua a indagare. Sono passati 30 anni e non sappiamo ancora chi e perché ha voluto quelle stragi oltre alla mafia. Lo stesso Dell’Utri, così come Berlusconi, è stato già indagato e archiviato per accuse simili, anche se questa volta la procura potrebbe chiudere le indagini con la richiesta di rinvio a giudizio.
Lui si definisce totalmente estraneo a ogni contestazione e inorridito da questa ipotesi. Mercoledì è il 19 luglio, sono passati 31 anni dall’attentato di via D’Amelio dove sono stati uccisi Paolo Borsellino e la sua scorta. La prossima data simbolo sarà il 27 luglio, in quel giorno di tre decenni fa, a Milano in via Palestro, la mafia uccideva cinque innocenti. Un altro anniversario che si avvicina, la verità, invece, sembra sempre lontana.
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