Matteo Salvini, numero due del governo e ministro delle Infrastrutture, non è stato diffamato da Domani e dall’inchiesta firmata da Nello Trocchia sulla tragedia di Cutro, pubblicata in data 28 febbraio 2023 e intitolata "Naufragio in Calabria. Salvini e la guardia costiera hanno lasciato morire i migranti”. Lo ha stabilito la giudice del tribunale di Roma, Francesca Ciranna, accogliendo la richiesta della procura e respingendo l’opposizione presentata dalla difesa del leader leghista.

I legali di Salvini avevano chiesto indagini suppletive come l’audizione dei componenti dello staff della comunicazione del ministro Salvini, «onde aver conto dell'impatto della notizia sull'opinione pubblica e nel dibattito politico».

La procura aveva chiesto di archiviare per l'insufficienza del solo titolo al fine della configurabilità della diffamazione e, dall'altro, per l'operatività della scriminante del diritto di critica. 

«Nonostante l'impiego di un titolo di forte impatto, dalla lettura complessiva dell'articolo, emerge che il giornalista si è limitato a riportare i fatti di cui era a conoscenza (sulla cui veridicità non vi è dubbio) e a interrogarsi sul perché, dopo il comunicato Frontex, nonostante il sollecito da parte della Capitaneria di porto, non vi sia stato un intervento congiunto di Guardia costiera e Guardia di finanza per attivare i soccorsi in mare, vista la presenza di un'imbarcazione con a bordo numerosi migranti», scrive la giudice.

La responsabilità politica

La responsabilità attribuita al ministro è stata squisitamente politica e «discende dalla carica istituzionale rivestita e lo si critica "per non essersi mosso” (come risulta dall'occhiello) e per esser “affidato a un comunicato di solidarietà della Guardia costiera che non chiarisce la questione principale: perché le imbarcazioni non sono uscite per salvare il barchino con a bordo 180 persone”», si legge nell’ordinanza.

Prima di disporre l’archiviazione, la giudice ha anche ricordato come l’inchiesta giornalistica abbia anticipato quella giudiziaria: «Nella fattispecie deve rilevarsi che da un lato è certa l'esistenza di un nucleo di verità (tanto è vero che i fatti poi sono divenuti oggetto di accertamento da parte della procura di Crotone) e il rilievo per l'opinione pubblica, dall'altro manca l'attacco personale e gratuito nei confronti della persona». 

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