La legale ha sporto denuncia per lesioni personali aggravate dall'abuso della funzione pubblica, dall’aggravante della «discriminazione etnica, razziale e religiosa» oltre che per tortura e minacce. Un secondo video mostra i segni della violenza sul viso della donna transgender
La donna transgender di origini brasiliane che è stata accerchiata da quattro agenti della polizia locale e colpita con calci, manganellate e spray al peperoncino ha sporto denuncia per lesioni personali aggravate dall'abuso della funzione pubblica, dall’aggravante della «discriminazione etnica, razziale e religiosa» oltre che per tortura e minacce. Nelle scorse settimane Fratelli d’Italia ha presentato alla Camera una proposta per abrogare il reato di tortura. Il fatto è accaduto lo scorso 24 maggio in una zona centrale di Milano – dopo una presunta segnalazione di atti osceni che la donna avrebbe commesso davanti a una scuola di cui però non c’è traccia negli atti ufficiali – e gli agenti sono stati ripresi da un video divulgato immediatamente online.
La procura di Milano che indaga sull’accaduto dovrebbe iscrivere i nomi di almeno tre dei quattro agenti della polizia locale che sono intervenuti.
Il secondo video
Nelle ultime ore un ulteriore video girato da un passante mostra chiaramente i segni della violenza con il volto di Bruna sanguinante..
Nel primo video, si vedevano le manganellate ai fianchi e alla testa, oltre che l'uso dello spray al peperoncino sulla donna inerme, seduta a terra e disarmata. In questo secondo video, ripreso da un passante, si vedono i momenti successivi, quando la donna (che perde sangue dalla testa) viene caricata su un'auto dai vigili. L’autore del video ha cercato di chiedere agli agenti di smettere di usare la violenza sulla donna, poi ha acceso la videocamera chiedendo spiegazioni da cittadino su questa «violenza inaudita».
Un testimone che ha assistito alla scena ha raccontato l’accaduto: «Ho visto degli agenti che aggredivano con il manganello e poi a botte una persona. C'era altra gente attorno, ho lasciato il motorino e mi sono avvicinato. Ho visto che la violenza proseguiva e per me era ingiustificata e sproporzionata».
«Ho cercato di chiedere agli agenti di smetterla – aggiunge – ma nessuno mi ha dato retta. Ho reputato allora di accendere la videocamera del cellulare chiedendo spiegazioni da cittadino di questa inaudita violenza di cui sono stato testimone».
Sul caso è intervenuto anche la legale: «Un atto di violenza inaudito e inaccettabile. È stata insultata e malmenata e anche dopo è stata lasciata in auto con i finestrini chiusi per oltre venti minuti senza poter respirare. È facile fare i forti con i più deboli».
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